4 al 6 febbraio Thesaurus presenta FINEcon Luigi IACUZIO scritto e diretto da Rosario Mastrota
“Fine” è un monologo che rappresenta la lettura definitiva di un’arresa. La nostra sensibilità viene sempre più manipolata da una spettacolarizzazione della vita e da simulazioni di vita, che tolgono la possibilità di farci incontrare ciò che è vero e quindi l’imprevedibilità del contingente. (Rosario Mastrota) Un attore/uomo nella sua stanza, nel suo mondo, tra la sua roba, con la sua vita. Si concede ad una confessione: con una telecamera accesa collegata ad un computer, Gino si racconterà, ripercorrendo alcuni passaggi della sua vita. Dall’altra parte c’è internet, o semplicemente qualcuno che osserva, ma che non commenta, non aiuta, non interagisce. C’è un uomo sconfitto, che nella sua ultima ora (vera, sarà la durata effettiva dello spettacolo) spiega cosa ha perso da una esistenza di speranze artistiche e come la speranza, la perseveranza, la lotta e lo studio, non hanno concesso ad un “bravo attore” dipotersi esprimere in un ambiente sempre più compromesso dalla sola mediocrità. Gino entra in scena tra gli applausi (finti) vestito da attore, si inchina e ringrazia. Poi si spoglia e quegli abiti restano accartocciati su una sedia, in disparte. Gino ora è uomo, e racconta la sua vita. Parla del suo essere attore e del suo essere uomo. Ci parla delle attese artistiche, delle volontà, degli aiuti, delle speranze in tanti innumerevoli provini. E del rapporto con suo padre, che voleva che lui studiasse per fare il medico.Della sua donna. Rubata alla sua vita nel momento in cui aveva piegato la sua dignità alla gogna della raccomandazione. Vita vera e vita da attore si mescolano e dalle due sconfitte si determina una sola possibilità: lasciare la vita mostrandosi nella sua ultima interpretazione. Alla fine, scoccata l’ora prestabilita e già annunciata, l’uomo morirà e sulla sedia resteranno i panni dell’attore, illuminati da una flebile luce. La sedia coi vestiti prenderà gli applausi (quelli veri), ma Gino non ci sarà più, non apparirà per gli applausi della platea. Perché quello che ha raccontato è troppo vero per sminuirsi con i battiti delle mani. Gino è un attore, che ha dedicato la sua vita all’arte, nell’attesa “buona” di chi attende la grande occasione, artista che non vede riconosciuta la propria essenza. L’attore non è un lavoro, gli dicono.Frustrato dalla realtà e illuso dalle parti in causa si ritrova, da solo, nella consapevolezza della sua tremenda nullità: e si racconta, ricorda, scava e accusa nella sua confessione disperata. Nessuno apparentemente lo ascolta. Ma lui ha parlato: del marcio che lo ha corroso, della corruzione deleteria, dei giochi di potere ai quali ha dovuto sottostare. Intorno a lui silenzio, nessuno risponde, nessuno osserva, tranne la webcam accesa e i social network on-line (facebook, skype) che, incapaci di agire, assistono alla sua fine. Riferimenti web: www.luigiiacuzio.it