UCCI UCCI, C’È IL ‘MEA CULPA’ DI BERTOLUCCI - “MARIA SCHNEIDER MI ACCUSAVA DI AVERLE RUBATO LA GIOVINEZZA, MI CHIEDO SE NON C´ERA QUALCOSA DI VERO. LA SUA MORTE È ARRIVATA TROPPO PRESTO, PRIMA CHE POTESSI, ALMENO PER UNA VOLTA, CHIEDERLE SCUSA” - LEI FACEVA FINTA DI NON CONOSCERLO E LO CONSIDERAVA “SOPRAVVALUTATO”. MA SAPEVA ANCHE ESSERE IRONICA: “MI PIACE CUCINARE. MA NON USO PIÙ IL BURRO, SOLO OLIO D’OLIVA”… 1 - NON HO FATTO IN TEMPO A CHIEDERLE SCUSA... Bernardo Bertolucci per "la Repubblica"
bertolucci bernardo Scegliendo Maria dopo un lungo casting mi chiedevo se sarebbe riuscita a stare vicino a Marlon Brando senza tremare. Non solo Maria superò la prova ma riuscì persino a farsi coccolare da me, e anche da lui. Il rapporto forte e creativo che abbiamo avuto durante le riprese di Ultimo Tango si era avvelenato col passare del tempo. Maria mi accusava di averle rubato la giovinezza e solo oggi mi chiedo se non c´era qualcosa di vero.
maria schneider con Jack Nicholson in Professione In realtà era troppo giovane per poter sostenere l´impatto con l´imprevedibile e brutale successo del film. Marlon si era rifugiato nella sua impenetrabile privacy e tutto il peso della promozione del film era ricaduto su Maria e su di me. Ricordo una pagina intera del New York Times con una sua intervista: raccontava di essere stata con 25 uomini e più di 50 donne.
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi Era una spacconata ma, assieme al film, aveva dato una spallata al puritanesimo americano. In quei tempi la trasgressività era ancora possibile e Maria non sapeva resistere alla tentazione di viverla fino in fondo, con la sua bellezza e la sua allegria. La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa.
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi 2 - ADDIO A MARIA SCHNEIDER DIVA DELL'"ULTIMO TANGO"...Alberto Mattioli per "La Stampa"
Lei, che era scontenta di tutto, lo sarebbe sicuramente stata anche dei suoi necrologi. Perché per tutti Maria Schneider, morta ieri a Parigi dov'era nata 58 anni fa, è stata, è e resterà l'attrice di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. E forse nemmeno di un solo film, ma di una sola scena, quella famigerata del burro, quando Marlon Brando la prende per terra in un modo che un manuale per confessori definirebbe «more ferarum», aiutandosi nell'operazione con un panetto di burro (salato, precisano i cinefili).
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi Da qui sensazione, processi, roghi, successo, parodie e soldi per il film e una fama di attrice scandalosa per lei, che scandalosa si sentiva così poco da fuggire da un set di Tinto Brass (era Caligola ) strillando indignata: «Sono un'attrice, non una prostituta!».
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi Eppure quel film la Schneider lo detestò sempre: «Avevo vent'anni e non capivo un bel niente. Brando e Bertolucci mi manipolarono, usandomi senza alcun riguardo». La famosa scena («Mi hanno quasi violentata, le mie lacrime erano lacrime vere, di umiliazione»), poi, fu un'invenzione di Brando: lei «assolse» l'attore, ma continuò ad accusare il regista («Non conosco quest'uomo», disse incontrandolo anni dopo) e a pensare che Ultimo tango fosse tutt'altro che un capolavoro: anzi, parole sue, «un film sopravvalutato». Ieri Bertolucci ha detto che «la sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa». Dopo quarant'anni...
maria schneider con Cristiano Malgioglio La vita dell'attrice era stata disordinata fin dall'inizio. Nacque nel ‘52 e Schneider era il nome della madre, una modella tedesca, perché il padre, l'attore francese Daniel Gélin, non la riconobbe mai. Per due anni visse ospite di Brigitte Bardot, recitando a teatro e facendo qualche comparsata sul set. Nel ‘72, la grande occasione appunto con Ultimo tango , che peraltro era stato pensato per tutt'altra coppia: Trintignant e la Sanda. I seguiti del Sessantotto imperversavano ancora, ma l'Italia democristiana era ancora viva, vegeta e bigotta.
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi Il film fu accusato di «esasperato pansessualismo fine a se stesso», sequestrato, condannato, ricondannato e infine bruciato sul rogo per sentenza della Cassazione (nel 1976!): in Italia, guardarlo è legale solo dall'87. La Schneider era stata trasformata in quel che non voleva essere: un'icona della liberazione sessuale. E non resse. Per togliersi di dosso l'etichetta di «quella di Ultimo tango » non le bastò nemmeno girare, nel ‘74, Professione reporter di Antonioni accanto a Jack Nicholson, per i critici la sua prova migliore.
maria schneider in Ultimo tango a Parigi Frattanto, a forza di passare per scandalosa, la Schneider lo divenne davvero: una lunga e tormentata relazione lesbica, i ricoveri all'ospedale psichiatrico, i tentativi di suicidio, la dipendenza dall'eroina. Scritturata per L'oscuro oggetto del desiderio di Bunuel, sul set resse un giorno solo: «Non volevo più fare la donna oggetto». Col tempo, ritrovò un equilibrio: girò film per la tivù, al cinema fece Jane Eyre con Zeffirelli, incise un disco ed ebbe la soddisfazione di diventare cavaliere des Arts et des Lettres, decorata dal ministro della Cultura francese, Frédéric Mitterand: «Un'attrice che ha saputo incarnare un esempio vivente e tangibile della nostra libertà, e soprattutto di quella delle donne».
maria schneider con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi Placata, pare. E perfino ironica: «Essere una figlia naturale mi ha turbata quand'ero giovane. Oggi c'è la prescrizione». Oppure: «Mi piace cucinare. Ma non uso più il burro, solo olio d'oliva». L'ha uccisa un cancro nella sua Parigi, dove riposerà al Père Lachaise. Finalmente, in eccellente compagnia.
REVOIR, MARIA SCHNEIDER - L’ATTRICE DIVENTATA FAMOSA PER IL CENSURATO “ULTIMO TANGO A PARIGI” (E LA SCENA DEL BUNGA-BUNGA COL BURRO), SI È SPENTA A PARIGI DOPO UNA LUNGA MALATTIA, A 58 ANNI - MA QUEL FILM LEI LO MALEDÌ, E IL PUBBLICO BIGOTTO DI ALLORA NON LE PERDONÒ LA TRAVAGLIATA STORIA D’AMORE CON UNA DONNA, LA MODELLA E FOTOGRAFA PATRICE TAWNSEND, I LORO VIOLENTI LITIGI, LE CRISI DI NERVI, I RICOVERI AL MANICOMIO - FUGGITA DA TINTO BRASS E BUNUEL, SI BUTTÒ SULL’EROINA. L’ULTIMA PARTE DI RILIEVO IN ‘JANE EYRE’ DI ZEFFIRELLI DEL 1996… Marlon Brando e Maria Schneider 1 - CINEMA IN LUTTO, MORTA MARIA SCHNEIDER PROTAGONISTA DI ULTIMO TANGO A PARIGI...Da "CronacaQui" - Si è spenta a Parigi a 58 anni l'attrice Maria Schneider, diventata celebre per aver interpretato il ruolo di Jeanne al fianco di Marlon Brando nel film Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.
Dopo il successo personale e gli applausi della critica per il film, Maria scomparve dal cinema per qualche tempo e si disse fosse dipendente dall'eroina. Nel 1975 abbandonò il set di un film e si fece ricoverare in un ospedale psichiatrico di Roma per diversi giorni assieme ad una donna che descrisse come la sua amante.
Maria Schneider Nel 1996 ha prodotto un disco-tributo a Lucio Battisti dal titolo Señor Battisti, interpretato da Cristiano Malgioglio e da lei stessa.
2 - "IL BURRO? BERTOLUCCI MI HA INGANNATO" - PARLA LA STAR DI ULTIMO TANGO A PARIGI...Da "la Repubblica" del 20 luglio 2007
Maria Schneider in Professione Reporter "La scena del burro? E' stata un'idea di Marlon Brando. E Bertolucci mi disse che cosa dovevo fare solo poco prima di girarla. Mi hanno ingannato". A parlare è Maria Schneider, l'attrice che nel 1972 affiancò Marlon Brando come protagonista di "Ultimo Tango a Parigi". Il successo del film la rese, appena ventenne, il sex symbol di un'intera generazione.
Complice anche la famosa scena di sesso in cui il suo partner Brando usa del burro. Ma lei, quella scena, proprio non la voleva fare. E in un'intervista con il Daily Mail, la Schneider, ormai 55enne, si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Accusando Bernardo Bertolucci e Marlon Brando di averla manipolata.
Maria Schneider con Jck Nicholson "Mi hanno quasi violentata", spiega. "Quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato perché non si può obbligare un attore a fare qualcosa che non è nella sceneggiatura. Ma all'epoca ero troppo giovane, spiega, non lo sapevo. Così fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione."
Maria Schneider Per questo, dopo l'uscita del film, interruppe i suoi rapporti con il regista italiano. "Non ho ancora perdonato Bertolucci per il modo in cui mi ha trattata e anche quando l'ho incontrato a Tokyo 17 anni fa l'ho ignorato. Lo ricordo ancora bene sul set. Era grasso, sudato e ci ha manipolati, sia Marlon che me. Alcune mattine sul set era molto gentile e salutava, altri giorni non diceva niente, solo per vedere le nostre reazioni. Io ero troppo giovane e ingenua. E sfruttata. Per il film mi diedero solo 5mila dollari".
Maria Schneider Ultimo Tango a Parigi, invece, incassò milioni. Anche se non ebbe vita facile con le censure di mezzo mondo, proprio per il suo alto contenuto erotico. Il giorno dopo la sua uscita nelle sale italiane, il 15 dicembre del 1972, la pellicola fu sequestrata dalle autorità per "esasperato pansessualismo fine a sé stesso". E, nel gennaio del '76, condannata al rogo da una sentenza della Cassazione. Bertolucci fu privato di diritti civili per cinque anni, per offesa al comune senso del pudore. Ma riuscì a salvare una copia del suo lavoro.
Maria Schneider La pellicola non portò fortuna neanche alla Schneider, che, travolta dal successo, scivolò in una vita dissoluta, segnata dalla dipendenza dall'eroina. Colpa, sostiene l'attrice, dell'immagine che Bertolucci le aveva fatto assumere in Ultimo Tango. "Ero triste perché mi trattavano come un sex symbol, ma io volevo essere apprezzata e riconosciuta come attrice. Insomma, di quell'esperienza salvo solo il mio incontro con Brando".
Maria Schneider E anche adesso che il mondo si prepara a festeggiare il 35° anniversario del capolavoro di Bertolucci, la Schneider rimane scettica. Sia sulle qualità del film sia sulle capacità di Bertolucci: "Credo che sia sopravvalutato", spiega. "Non ha più fatto nulla dopo Ultimo Tango che abbia avuto lo stesso impatto". Ed esclude categoricamente una sua eventuale partecipazione ai festeggiamenti. "Ho smesso con il cinema, almeno per ora. Adesso faccio una vita normale. Mi piace vedere gli amici, fare la spesa al mercato e cucinare. Ma - aggiunge ridendo - non uso più il burro per cucinare. Solo olio di oliva."
3 - SCHNEIDER, SCANDALI, SOLITUDINE E TOSSICODIPENDENZA...Da "La Stampa" del 9 gennaio 1996
bertolucci bernardo Quasi venticinque anni fa girò il «film del secolo», se ne pentì abbastanza in fretta, e fece tutto quello che era possibile fare per stroncare sul nascere un'eventuale carriera cinematografica. Questa sera su Raidue, ore 22,35, Maria Schneider accetta di tornare davanti alle telecamere per interpretare il ruolo di «perdente», nella trasmissione di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari dedicata alle persone che in un periodo della loro vita si sono perdute, o hanno perduto qualcosa di sé, a causa di un evento esterno o di un disagio interiore. Perdente, la Schneider lo fu fin dall'inizio: «Per interpretare "Ultimo tango a Parigi", un film che incassò denaro a palate, mi diedero 5 milioni», confidò.
Brando Marlon Lei visse le scene di passione al fianco di Marion Brando come una tortura, o più precisamente: «mi sentii violentata». Al pubblico non fu mai simpatica. Nella società bigotta dell'epoca, ciò che non le perdonarono non fu tanto la scena del burro, quanto la travagliata storia d'amore con una donna, la modella e fotografa Patrice Tawnsend. Le cronache romane degli anni Settanta registrano i loro violenti litigi, le crisi di nervi, i ricoveri al manicomio, le esibizioni, le riconciliazioni. C'è persino un senatore, il missino Mario Tedeschi, che fa un'interrogazione parlamentare per deprecare «le effusioni pubbliche delle due amanti».
antonioni michelangelo02 Maria fa scenate a raffica: «Ero perseguitata dalla stampa, dai paparazzi, da tutti. Ero aggredita, diventavo aggressiva per difendermi». Negli anni successivi, invece di prendere in considerazione i copioni che le vengono sottoposti, Schneider si dedica alle droghe («Io non mi drogavo per mondanità, la mia droga portava alla morte. Ne sono uscita grazie all'amore di una persona, da sola non ce l'avrei mai fatta»), sciupando gli ultimi spiccioli della sua fresca bellezza di ragazza. Lascia che la pelle avvizzisca, che lo sguardo si opacizzi, esibisce con sollievo il suo nuovo volto sul quale è ormai impossibile rintracciare i tratti della passata bambolina, diventa femminista Con i registi ha rapporti terribili. Risparmia solo Antonioni, che la dirige in «Professione reporter».
Tinto Brass La Presse Fugge dal set di «Caligola» quando Tinto Brass le chiede di mostrare un seno. Bunuel la contatta per «Quell'oscuro oggetto del desiderio», e lei dice no, grazie: «Avevo dei problemi di comunicazione con Bunuel, e poi non volevo piii saperne di ruoli da donna oggetto». Dice no anche al film su Proust di Schlondorff: «per fedeltà al progetto proustiano di Visconti».
Poco alla volta, il cinema smette di cercarla, e al momento del dissequestro di «Ultimo tango a Parigi» Maria vive quasi in povertà a Parigi: «Bertolucci e Brando continuano a riscuotere le loro brave percentuali sugli incassi, io no. Io sono stata sfruttata», annota. Questa sera gli italiani la rivedranno in faccia, un quarto di secolo dopo, e chissà che finalmente non la trovino simpatica, questa perdente consapevole che ha saputo pronunciare tanti no lungo due decenni funestati da una collettiva, contagiosa smania di esibirsi ed apparire.