Nel leggere la tua biografia, ci si imbatte in numerose tappe importanti degne di nota e che suscitano interesse intorno al tuo percorso umano e professionale che ti vede attore di teatro, cinema e televisione, oltre che pittore. Devi la tua notorietà alla soap opera “Un posto al sole”, dove avevi il ruolo di Pietro; quale ricordo porti di quel periodo e quanto esso ha inciso sul tuo futuro?
Il primo ricordo che porto nel cuore è proprio quello del giorno in cui mi comunicarono che avrei fatto parte del cast di “Un posto al sole”. Dopo quattro anni di provini, pensavo che non avrei mai partecipato alla serie, ma quella mattina ero seduto sul divano a leggere una rivista d’arte contemporanea ed ero giù di morale, quando mi telefonò un’amica per dirmi che la RAI mi stava cercando e, da un piccolo ruolo che mi volevano affidare, ecco la proposta del personaggio di Pietro che è stato protagonista per ben due anni. Adrenalina a mille nel convincimento che i sacrifici e la costanza prima o poi premiano. Un posto al sole mi ha dato l’opportunità di crescere umanamente e professionalmente. Dopo la chiusura della serie estiva, la notorietà è durata per un po’, ma poi ho capito che quando credi di aver raggiunto una meta devi subito ricominciare il percorso. Ora sono al lavoro per rafforzarmi e migliorare tenendo sempre conto dei consigli di chi mi vuole bene come la mia famiglia d’origine e quella della Napoli Cultural Classic .
Hai lavorato in diversi film di nicchia, ma nel 2005 sei stato candidato al David di Donatello per la partecipazione al cortometraggio Lo guarracino . Cosa ha rappresentato per te quel primo passo verso il successo ?Devo precisare che è stato il cortometraggio “Lo guarracino”, con la regia di Michelangelo Fornaro, a essere candidato. Io ero il protagonista, il guarracino per l’appunto, un pesce! Per me tanta soddisfazione e un grande desiderio di conquistare il premio più ambito in Italia, il David di Donatello. Credo che oggi si viva in un periodo poco meritocratico, dove vincono solo i raccomandati, ma d’altro canto ho raggiunto degli obiettivi molto ambiti solo con le mie forze e considero che se sono salito al primo piano da solo, posso arrivare fino al tetto. Ci vorrà tempo, ma la soddisfazione sarà grande quando da quel tetto potrò guardare le stelle!
Numerose le interpretazioni, ma quale protagonista senti più tuo, ti ha permesso di estrinsecare la tua personalità e a cui sei rimasto più affezionato?Sono tutti figli di un unico padre le interpretazioni fatte da me e come buon padre non posso amare un figlio più di un altro, ma certamente il personaggio più distante dalla mia personalità, e quello che più ricordo, è il barbone de “Il passaggio”, un cortometraggio di Roberto Bontà Polito.
Hai ricevuto riconoscimenti anche come pittore. Quando hai scoperto la passione per la pittura e ti sei reso conto di avere talento? Cosa intendi trasmettere con le tue opere?
Sono nato in un piccolo centro alla periferia di Napoli, il quinto di sette fratelli. Ad undici anni, aspettavo che tutti andassero a letto, poi m’alzavo, prendevo foglio e matita, e disegnavo. E’ così che la pittura è diventata la mia prima passione e un’ESIGENZA .A 11 anni ho vinto la prima estemporanea di pittura sulla tematica dell’ecologia, tematica che porto nel cuore e che tra poco riprenderò con un progetto d’arte indirizzato anche all’infanzia.In seguito, m’iscrissi all’Istituto superiore d’Arte e, studiando storia della pittura, iniziai a imitare lo stile di pittori famosi, così come insegnavano a scuola. Immaginavo il mio quadro come una scena contigua, precedente o successiva, a quella del quadro d’artista che avevo scelto e creavo una serie d’immagini legate alla scena originaria: messi in fila, i miei lavori su tela sembravano sequenze d’animazione cinematografica. Non mi sono mai prefissato degli obiettivi di comunicazione, ma ho sempre semplicemente dipinto ciò che il cuore mi suggeriva.
Nel 2007 hai partecipato alla Commedia dell’Arte di Sergio De Paolo e nel 2010 sei stato l'unico attore in scena, narrando favole tratte da "lo cunto dei li cunti" di Gian Battista Basile con l'orchestra Napoli Sinphony diretta da Paolo Acunzo e l'orchestra Nuova Scarlatti nel progetto “ Barocco in provincia”. Un’esperienza unica, suppongo. Il teatro è ancora importante per te? E in che misura?Certamente il teatro fa parte della mia vita, anche se non mi ci sono mai tuffato in pieno e a volte mi chiedo il perché. Forse non ho mai trovato la mia seconda famiglia a teatro o semplicemente mi si sono sempre presentate delle occasioni diverse. In che misura? Ora non so dirlo, anche perché , in un periodo cosi cupo, che il mondo sta attraversando, quantificare mi risulta difficile.
Il 13 dicembre prossimo sarai insignito in Campidoglio di un’onorificenza prestigiosa quale l’Oscar dei Giovani 2011 in occasione della 41^ edizione della Giornata d’Europa, un attestato di stima per la tua attività. Puoi parlarci del progetto Ecomyart , nel quale sei attualmente impegnato e che già sembra avere tutti i presupposti per riscuotere un grande successo?Ecomyart è un progetto nato in un momento di staticità lavorativa quando credevo di non essere più in grado di creare nuove idee. Un giorno mi svegliai con un’energia diversa, che mi inebriava il corpo , una sorta di abbondanza d’adrenalina ed è allora che, chiudendo gli occhi, ho avuto un flash back della mia vita e ho capito che dipingere poteva essere anche un mezzo di comunicazione sociale molto forte. In pratica ecomyart è un’ esposizione di opere fotografiche itineranti, portatrice di un messaggio sociale. Una serie di opere che faccia riflettere e allo stesso tempo ponga le basi a nuove idee.Il progetto prevede 13 opere fotografiche, rielaborate graficamente e ritoccate a mano, delle quali 12 sono finalizzate alla realizzazione del calendario e 1 alla copertina del book che farà seguito al progetto. Inoltre sono previste 3 opere aventi a tema l'Unita' d'Italia
“ECO” sta per “ecologia” , “my” per “mia” e “art” per“arte”: una presa di coscienza personale della scienza che studia le relazioni tra gli organismi e l’ambiente, ma nell’accezione di disciplina in grado di fornire una guida a tali relazioni. Acquisire consapevolezza del proprio diritto a un ambiente sano e del dovere di rispettarlo perché sia tale, equivale a un passo in avanti sulla strada di un sistema unitario, soprattutto di intenti, a tutela delle future generazioni e a favore del benessere comune.
Sei un “affiliato” dell’Associazione Napoli Cultural Classic e ne condividi il percorso di crescita ormai da anni. Cosa rappresenta per te questa realtà culturale ?Già prima ho accennato alla Napoli Cultural Classic. Mia madre dice che sono ruffiano ed è vero in parte, ma sono estremamente sincero: la Napoli Cultural Classic è la mia seconda famiglia, un’ associazione meritocratica composta da persone per le quali l’arte e la cultura vengono prima del proprio lavoro. L’impegno che mettono per esaltare, sponsorizzare e in qualche caso formare i giovani talenti è notevole ed è sorprendente in una realtà come quella di Napoli dove la speranza di vedere giovani che abbiano successo nella legalità e nella cultura appare remota. Anna Bruno