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Intervista a Francesca Garofalo 1° Premio per la Narrativa al XVII° Premio letterario internazionale Napoli Cultural Classic
10/06/2022
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I finalisti di CineCi' - CortiCulturalClassic 2022 a Palma Campania vi aspetta la grande festa del cinema giovanea
07/06/2022
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17° Premio letterario internazionale NCC - Bando 2021/2022
23/11/2021
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23/11/2021
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23/11/2021
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Ornella Muti, la vera diva mancata del cinema italiano
08/08/2022
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L'attore Lando Buzzanca alla fine degli sessanta e settanta è stato un uomo molto desiderato nell'immaginario femminile
05/08/2022
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20/07/2022
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19/07/2022
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INTERVISTE ESCLUSIVE NAPOLI CULTURAL CLASSIC: Mihaela Talabà Vincitrice del Primo Premio, sezione poesia in lingua straniera del Concorso Artistico Letterario Internazionale “Napoli Cultural Classic” X edizione.
DI CHI PARLIAMO
Mihaela Talabà
Vincitrice del Primo Premio, sezione poesia in lingua straniera del Concorso Artistico Letterario Internazionale “Napoli Cultural Classic” X edizione.
Vado Ligure…fusesem om!
Suflete răpite de degete de fier
Corpuri ofilite de velin, în delir
Spume la gură în strigătul serii
Mâini legate în carminul pulsant.
Strângeam între dinţi fragmente de ură
În răstimp biciul sângera hain
Zăcea abandonul în nebunie
Ca graiurile în zumzăitul din Babel.
Gemea viaţa!
Visam mângâierile mamei mele
Încleştat de zăbrelele din iad
Simţeam a sa însufleţire pe chipul înrourat
Mă extazia amintirea de crin parfumat.
Strigau, ascunse de lumină, gândurile
Înţelegeam ce dor adânc mi-era de ea,
Ca un fulger care se risipeşte în cer mi-am amintit
Că odinioară fusesem om şi viaţa mă iubea!
P
oesie dedicată bolnavilor psihic din Vado Ligure (Italia), maltrataţi de către cei care trebuiau să aibă grijă de ei.
Vado Ligure… ero un uomo!
Anime rapite dalle dita di ferro
Corpi appassiti dal veleno, deliranti
Bave di bocca nel grido della sera
Mani legate nel vermiglio pulsante.
Stringevo tra i denti l’odio a frammenti
Mentre la frusta sanguinava rea
Giaceva l’abbandono alla pazzia
Come le favelle nel ronzio di Babele.
Gemeva la vita!
Sognavo le carezze di mia madre
Avvinghiato alle sbarre dell’inferno
Sentivo il suo calore sul viso irrorato
M’inebriava il ricordo di giglio profumato.
Gridavano, nascosti alla luce, i pensieri,
Capivo solo quant’ essa mi mancava,
Come un fulmine che sfuma nel cielo ho rammentato
Che una volta ero un uomo e la vita m’amava!
Lirica dedicata a tutti i malati mentali di Vado Ligure, maltrattati da chi dovevano prendersi cura di loro.
Motivazione ( a cura della
prof. Regina Célia Pereira da Silva)
Un fiume di metafore si sussegue in questa poesia e, consapevolmente, la poetessa porta il lettore a entrare nella vita intima di chi, totalmente dimenticato dalla società, vive una vita reale che è apparente. Sono i lager umani contemporanei, autentici mondi infernali. I versi si sviluppano in un graduale crescendo che, mediante la presentazione del più profondo anonimato, permette di scorgere, tra i vuoti creati dalle proprie parole, la dignità di chi vive nella follia. Il desiderio di una carezza diventa sogno e/o ricordo che nel presente risulta irraggiungibile. La struttura della composizione poetica, formata da quattro strofe di quattro versi ciascuna, divise in due blocchi da un singolo verso, s’immedesima con il tema della stessa creando due momenti netti del reale: quello vissuto e quello desiderato. La scelta, ben precisa, di verbi come: rapite; legate; appassiti; sanguinava; ronzio; di connotazione negativa, contrastano fortemente con sognavo; inebriava; capivo; sentivo, amava che la poetessa ha voluto usare per denunciare e, allo stesso tempo, svegliare, l’umanità verso il problema delle perturbazioni mentali.
•
Qual emozione ti hanno procurato l'assegnazione del primo premio e la presenza alla Cerimonia di premiazione tenutasi a Nola (NA) l' 8 maggio 2015?
Ricevere la notizia di aver vinto il primo premio è il desiderio di ogni poeta che partecipa a un concorso letterario. Quando mi è arrivata la notizia ero a casa di mio fratello a cena. Si può immaginare la mia esaltazione: mi sono messa ad abbracciare tutti gli invitati, presa dalla frenesia di quella grande emozione.
La Cerimonia del Premio “Napoli Cultural Classic” è stata una delle più belle a cui ho assistito. Una cerimonia di alto livello condotta e organizzata da persone abili che mi hanno trascinato in un vortice di stati d’animo.
•
Di nazionalità rumena, sei in Italia dall'età di ventitré anni. Cosa ti spinto a lasciare il tuo Paese?
Sono sempre stata attratta dalla lingua italiana. Quando abitavo ancora in România, succedeva che mentre passeggiavo per le vie di Timişoara, mi capitava spesso di incontrare degli italiani, allora mi fermavo come incantata per ascoltare quello che si dicevano, anche se non capivo la lingua. Mi ero innamorata della fonetica italiana. Dopo anni, ero riuscita a ottenere un visto d’affari per l’Italia e in quella occasione avevo deciso di voler vivere in Italia. Per me era iniziata un’altra avventura.
•
Com' è stato l'impatto con la nuova realtà e a quale attività ti sei dedicata?
Non c’è voluto tanto per capire come funzionava l’Italia. Dopo tre settimane già parlavo bene la lingua. Per fare i documenti ho dovuto affrontare una burocrazia fastidiosa che è stato un elemento di stress per me e mia figlia. All’inizio ho abitato al Nord. Lì mi sono lasciata trascinare dall’onda “sto lavorando, non ho tempo di vivere”. Quindi per 10 anni ho fatto due lavori: mi occupavo di commercio e ristorazione. Raramente scrivevo e, all’inizio, soltanto in romeno. Provavo a scrivere in italiano, ma facevo degli errori e mi accorgevo che il mio vocabolario era povero. Ho deciso di andare a scuola, ma per poterlo fare dovevo cambiare vita. Mi sono trasferita nel Sud Italia. Ho cambiato radicalmente la mia vita: dal caos della grande città, al silenzio di un piccolo paesino. Finalmente potevo leggere le montagne di libri che avevo comprato negli anni, soprattutto potevo scrivere e studiare. Finalmente potevo saziarmi della lingua italiana e della sua storia.
Com'è nata la passione per la Scrittura e quando hai capito che coltivare tale passione fosse la strada giusta da percorrere?
All’età di nove anni, mi era stato chiesto a scuola un compito per la lingua francese. Dovevo comporre con la parola “oiseu” qualsiasi cosa volessi io ed è così che ho scritto la mia prima poesia, una poesia che parlava di questo passero meraviglioso chiuso in gabbia. La poesia ha avuto molto successo a scuola.
Pochi giorni dopo, io e la mia famiglia siamo stati interrogati da due uomini che indossavano giubbini di pelle nera. Eravamo ancora sotto la dittatura di Ceauşescu.
Dopo quella esperienza non ho più scritto poesia sul territorio della mia patria natale. Avevo capito che facevo del male alla mia famiglia.
Nonostante provassi a evitare la poesia, essa era sempre presente e io la componevo sempre nella mia mente. Quando ho sentito per la prima volta una poesia in lingua italiana, è stato un colpo di fulmine. Avevo capito che tramite la poesia, la lingua italiana era la lingua più bella del mondo e ciò che desideravo più di ogni altra cosa era scrivere poesia in lingua italiana. Con il ritorno a scuola, era ritornata anche la scrittura per la poesia. I professori a scuola hanno avuto un impatto positivo su di me, mi hanno invogliato sempre a scrivere. Sono stati loro a colmarmi di fiducia e allontanare i miei timori.
•
Traduttrice professionale: quali gratificazioni ricevi da tale attività?
Dopo aver finito la scuola, con il massimo dei voti, mi sono scritta all’Albo dei Periti e degli Esperti – Traduttori lingue straniere (romeno) di Cosenza e al CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) del Tribunale di Castrovillari. Traduco molte poesie perché tanti vogliono pubblicare in bilingue, ma soprattutto faccio molte revisioni delle traduzioni dei romeni/italiani. Nella poesia, oltre la traduzione, serve l’interpretazione. Quando scrivo le mie poesie, mi diverto a scriverle contemporaneamente in ambedue le lingue: mi aiuta molto a capire alcuni significati e mi diverto a fare le mie ricerche filologiche.
•
Qual è il motivo che ti sollecita a organizzare eventi, a partecipare a concorsi e a promuovere la Cultura?
All’inizio partecipavo ai concorsi letterari per un confronto, adesso partecipo con grande piacere ad alcuni concorsi in cui risiedono delle giurie qualificate.
Accetto di essere ospite negli eventi culturali, perché desidero trasmettere delle emozioni attraverso la poesia. Organizzo eventi di dominio pubblico, e non soltanto, esattamente per lo stesso motivo: trasmettere e avvicinare sempre più, alla poesia, alla scrittura, all’arte in generale, le persone e soprattutto i giovani e anche i bambini.
•
"Poetessa dell’amore e dell’arcobaleno": ti ritrovi in tale definizione e perché?
Assolutamente, sì! Nelle mie poesie e nei miei racconti, l’amore è presente in tutte le sue forme: dall’amore per gli animali fino all’amore eterno. I colori dell’arcobaleno sono i vari sentimenti che tormentano la mia anima e che, a volte, persistono e altre volte diventano cenere.
•
“La poesia è l’espressione profonda del silenzio di un sentimento” è il tuo motto: ce ne vuoi chiarire l'intima essenza?
Riesco a esprimere mediante la poesia certi sentimenti che altrimenti non riuscirei a esternare. Parlo di quei colori dell’arcobaleno che per troppo tempo sono rimasti in silenzio e che hanno trovato la luce nella voce dei versi.
•
Oltre che alla Poesia, ti dedichi anche alla Narrativa?
Sì. In questo momento, l’aperiodico di letteratura e arte il pieghevole di Sibari sta stampando, con l’aiuto dello studio di grafica Bianca&Volta e con la casa editrice La Mongolfiera, il mio racconto breve Stagione d’amore, stagione di vendemmia che uscirà a giorni.
•
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi hanno chiesto in molti di scrivere qualcosa di più sostanzioso in prosa. Ci sto seriamente pensando, ma prima voglio pubblicare un mio libro di poesie, bilingue, che è quasi pronto. Inoltre sto lavorando per un premio letterario, sempre bilingue, italiano e romeno. Voglio avvicinare sempre più la letteratura romena a quella italiana e viceversa.
•
Ci vuoi dedicare una tua poesia?
Con immenso piacere vi dedico una mia poesia inedita composta da un unico verso:
Volo
L’amore è l’aria sotto le ali.
Di Mihaela Talabà © luglio 2014
a cura di
Anna Bruno
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