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14/02/2022
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09/05/2022
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Sezione G - studenti di scuola superiore - Decretati i vincitori della BORSA DI STUDIO
09/05/2022
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Virginio : " Mi definiscono spesso un “ribelle gentile”, nel senso che nella mia vita ho fatto scelte sempre controcorrente.."
19/04/2021
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"Animus”: viaggio per perdersi nella speranza di trovarci . A Benevento con la Cultural Classic in mostra lo straordinario talento di Vincenzo Gallo
26/05/2022
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La scrittrice Claudi Conte ci parla del suo ultimo lavoro "La legge del cuore"
24/05/2022
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Eduarda Iscaro e Giovanni Block tra gli artisti di Roda Viva Chiesa di Santa Maria Donnalbina
13/05/2022
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#BIODATE/LETTERARIE - Dante Gabriele Rossetti
12/05/2022
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Sezione G - studenti di scuola superiore - Decretati i vincitori della BORSA DI STUDIO
09/05/2022
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Rivoluzione a Venezia....
RIVOLUZIONE A VENEZIA: È ARRIVATO ''BEASTS OF NO NATION'', IL PRIMO FILM NETFLIX, CHE ANDRÀ DIRETTAMENTE IN TV.
DI CARY FUKUNAGA, GRAN TALENTO DI ''TRUE DETECTIVE''
BOICOTTATO DAI DISTRIBUTORI, È STATO ACCOLTO CON POCHI APPLAUSI DAI CRITICI: LA STORIA DI UN BIMBO SOLDATO IN NIGERIA È TROPPO PIENA DI LEZIONI, LUNGA E SOFFERENTE
MA IL REGISTA AMERICANO DI ORIGINI NIPPO-SVEDESI COSTRUISCE UNA STRADA INEDITA, MODERNA E SENZA COMPLESSI AUTORIALI. IL FILM NELLA PRIMA PARTE HA GRAN RITMO, E POGGIA SULLE GRANDI INTERPRETAZIONI DI IDRIS ELBA E DEL PICCOLO ABRAHAM ATTAH
Beasts of No Nation di Cary Fukunaga, Venezia 72: recensione
“Non c’è nessuna certezza, ma tutto cambia continuamente”, in “Beasts of No Nation” di Cary Fukunaga, film in concorso alla 72. Mostra del Cinema di Venezia
beasts of no nation film venezia 72
Beasts of No Nation, film scritto e diretto da Cary Fukunaga (regista anche della serie True Detective), in concorso alla 72. Mostra del Cinema di Venezia, con Idris Elba, Ama Abebrese, Richard Pepple, Abraham Attah ed Opeyemi Fagbohungbe, apre il Concorso, raggela e grida ai sordi con il cammino introspettivo di un bambino africano in crescita esponenziale, perché per vivere, solo così può fare. Non si parla di spirito di adattamento, ma di difesa, l’essenza della pellicola e la chiave di svolta per tornare ad immaginare un futuro senza essere tormentati dai mostri del passato, ancora troppo radicato nel qui ed ora.
La difesa è l’unione della squadra comandata, bambini-uomini che si ritrovano a dover indossare foglie, tenere fucili in mano e prendere la brown-brown (una sostanza per andare avanti senza pensare), perché hanno visto la morte in faccia, quella di padri e fratelli fucilati davanti agli occhi, e quella per il terrore di non poter incrociare più la propria madre. Madre come fonte di vita, come donna che istruisce e sostiene, che avvicina a Dio e porta speranza, una madre che viene salutata a pochi minuti dall’inizio del film da Agu, il protagonista (Abraham Attah), e che resta l’eco di tutti i frammenti. Perché combattere? Per difendere. Perché smettere di combattere? Per morire.
Agu mentre realizza di essere solo nella foresta, prima di essere reclutato nell’esercito del Comandante-Sissignore, e prima ancora di iniziare ad essere stordito dalle sostanze, ammette a sé e a noi che lo ascoltiamo: “Non c’è nessuna certezza, ma tutto cambia continuamente“. Andare avanti per non radicarsi mai e abbracciare gratuitamente il tormento, anche se le radici, quelle vere, quelle della famiglia e delle origini, fanno tornare nella dimensione della vita e provano a dare un senso ad ogni azione: dal tagliare la testa al nemico come un melone per vendicare gli assassini del padre, al portare sulle spalle l’amico morto, per averlo vicino ancora un po’, il senso di appartenenza e l’alleanza sfidano continuamente la frontiera. Dove sono i confini?
Tutto tace nell’Africa e all’improvviso tutto esplode, i guerrieri stanno silenziosi sotto ai ponti, si rifugiano tra gli alberi e scattano quando arrivano i carri nemici: sparano e mozzano teste, incidono i corpi e partecipano a rituali religiosi, vanno oltre per raggiungere quella città che un giorno potrebbe dargli una casa, una compagna e la bellezza. Agu si ritrova? Dentro agli occhi di una donna, forse, c’è un’altra porta pronta per essere varcata.
IL FESTIVAL È DAVVERO INIZIATO: IMBARAZZO E FISCHI PER L'ACCIDENTATA PROIEZIONE DI ''EVEREST'' CON MATTARELLA, E DISASTRO DELL'OPERAZIONE ''ISOLA DEL PIANTO'': LA UNIVERSAL DEPORTA PER 4 ORE I GIORNALISTI PER AVERE UN'INTERVISTINA DAGLI ATTORI
Si apre in tono minore la Mostra di Venezia 2015: nessun applauso per «Everest», film d'apertura del festival diretto da Baltasar Kormákur
Ambientato nel 1996, il film racconta di alcuni gruppi di appassionati scalatori che partono alla volta dell'Everest per raggiungere la vetta più alta del mondo. Nonostante siano accompagnati da diverse guide esperte, la loro arrampicata si concluderà tragicamente: la furia della natura li coglierà impreparati e alcuni di loro non riusciranno a tornare dai propri cari.
Mattarella a Venezia: segnali incoraggianti per la cultura e il cinema italiano
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Cinema, da Amber Heard a Vasco Rossi, il red carpet del Festival di Venezia
L'epico "Everest" apre Venezia con l'alpinista Jake Gyllenhall
Al via festival Venezia con l'Everest in 3d
Blockbuster ad alto budget, «Everest» prende spunto da una storia vera, raccontata da John Krakauer (uno dei membri della spedizione) nel saggio «Aria sottile». Girato tra il Nepal, l'Italia (Cinecittà e la Val Senales in Alto Adige) e la Gran Bretagna (i Pinewood Studios), «Everest» è un convenzionale prodotto hollywoodiano, che parte benino ma finisce presto per crollare sotto le trappole della retorica e del cattivo gusto (si veda la scena in cui il personaggio di Josh Brolin si rimette in sesto miracolosamente).
Se il copione di Simon Beaufoy e William Nicholson è prevedibile e piuttosto piatto, la regia non fa di meglio e, anzi, fatica a restituire allo spettatore quel senso di vertigine che dovrebbe essere fondamentale per un prodotto di questo tipo. Kormákur s'incaponisce su scolastiche panoramiche con protagoniste le cime innevate, faticando a trovare il giusto senso del ritmo e non riuscendo (quasi) mai a trovare un'accelerazione degna di nota. Ricchissimo cast (sono presenti anche Jake Gyllenhaal e Keira Knightley) in cui il migliore, probabilmente, è il protagonista Jason Clarke.
Musiche invasive di Dario Marianelli.
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