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LUCIAN FREUD e la sua arte e la sua vita folle
VITA, PASSIONI E LIBERTA' SESSUALI DI LUCIAN FREUD, GENIO DALLA VITA DISSOLUTA - NELLA SUA AUTOBIOGRAFIA, IL RACCONTO DELLA FUGA DALLA BERLINO NAZISTA FINO AL SUCCESSO TRA SCHIERE DI AMANTI AMBOSESSI, AMICI MALAVITOSI E FEBBRE DEL GIOCO
Bello, magnetico, geniale, Freud attirava a sé femmine d' ogni genere (lo si vide giovincello anche al fianco di Greta Garbo), che possedeva ovunque. Nel retro d' un pub o nello studio picchiettato di colori. Ballerine, modelle, mogli annoiate. Ognuna doveva accettare di essere una delle tante (almeno 500 nell' arco della vita)…
Bruno Ventavoli per “la Stampa”
Alfie McLean era un omone imponente, di quelli che mettono paura. ePerché faceva il bookmaker e non poteva lasciarsi buggerare dagli scommettitori. Ma a Lucian Freud, che puntava un sacco e non vinceva granché, concesse d' accumulare debiti (quasi 3milioni di sterline), accettando in pagamento anche sue tele.
Si fece persino riprodurre ( Big Man , per esempio). Poi quando il pittore divenne una star nel mercato dell' arte, capì di aver accettato e vinto la sua più grande scommessa. Perché con i 25 dipinti dell' artista era diventato il maggior collezionista al mondo di Freud.
Questo è uno dei tanti episodi di Colazione con Lucian Freud , la biografia intima e dotta, bellissima, che Geordie Greig ha scritto sul pittore che frequentò per dieci anni - ogni sabato andava a colazione (come da titolo) con lui da Clarke' s, piccolo ristorante di Nottig Hill dove i cellulari sono proibiti e si mangia quel che la padrona propone - raccogliendo ricordi, debolezze, manie, porcherie, pentimenti, guizzi estetici, sfoghi. E componendo il ritratto di un genio, tormentato e sregolato che sfidò i colori del mondo, le forme dell' aristocrazia britannica, ma anche il pericolo, il destino, persino la morte. Fin da quando sfuggì all' Olocausto.
Cresciuto nella Berlino nazista (a nove anni, vide Hitler, e fu affascinato dal contrasto di quell' uomo minuscolo circondato da guardie del corpo immense, arianissime) fuggì con la famiglia in Inghilterra, dove già c' era il nonno Sigmund, inventore della psicoanalisi, che si levava la dentiera e la faceva scattare tra le mani per divertire il nipotino. E pur scampato ai gas, trovò a Londra un antisemitismo sottile, pervasivo, penoso, che continuò a tormentarlo da studente e giovane pittore emergente.
Molto dolore gli piovve addosso dalla madre che riteneva soffocante e inquisitrice. E forse per rovesciare quel rapporto così invasivo e devastante (nonno docet in materia edipica) fu sempre dominatore e incurante con le donne. La prima fu Lorna, nella gioventù, amore e rabbia dell' Inghilterra sotto le bombe.
Poi arrivò una moglie, Kathleen. Senza che il matrimonio implicasse fedeltà. Bello, magnetico, geniale, Freud attirava a sé femmine d' ogni genere (lo si vide giovincello anche al fianco di Greta Garbo), che possedeva ovunque. Nel retro d' un pub o nello studio picchiettato di colori. Ballerine, modelle, mogli annoiate. Ognuna doveva accettare di essere una delle tante (almeno 500 nell' arco della vita).
Accogliere la sua sfrenatezza sessuale e le sue scenate. Con superficiale indifferenza seminò anche una bella serie di figli legittimi (2) e non (12, ma forse più). Dei quali non sempre si preoccupò. Perché il Freud che Greig narra, era immenso tanto nella genialità quanto nell' egoismo. «Aveva una sola regola: faceva quel che voleva» infischiandosene delle persone, dei giudizi, delle consuetudini, anche nell' arte, costruendo uno stile inquietantemente e oscenamente figurativo quando, tutti, negli anni '50-'60, si crogiolavano nell' astratto.
Poi arrivò l' amore dolente per Caroline Blackwood, erede della dinastia Guinness, ricchissima, snob, dissoluta, sregolata quanto lui. Che ritrasse in alcune magnifiche tele. La tradì come d' abitudine. Ma anche lei tradì lui, una volta persino sotto il suo naso, con Picasso, mentre entrambi erano in visita dallo spagnolo. Dopo cinque anni di tormento, lei decise di abbandonarlo, giocando d' anticipo («E' un mefistofele paranoico che distrugge tutto ciò che lo circonda») E Lucian ne soffrì per sempre.
Il catalogo delle amicizie e degli incontri è sterminato, sebbene praticasse una riservatezza quasi ascetica. Da Dylan Thomas a Francis Bacon, alla moglie di Ian Fleming (l' autore di James Bond lo odiava). Con la stessa versatilità e insofferenza alle regole, frequentava la somma aristocrazia e i gangster, i picchiatori, i malviventi dei quartieri bassi; i pittori e i corniciai, gli eroinomani e i poeti; modelle meravigliose e sfatti corpi maschili da riprodurre con osceno realismo, nella loro scostante nudità.
Dedicava a un quadro mesi di pennellate nervosamente minuziose, e bruciava cifre immense nel gioco d' azzardo, attratto più dalla perdita (finì nella lista nera dei debitori insolventi degli ippodromi) che dalla vincita.
Naturalmente Greig esplora anche l' arte. La straordinaria carriera che lo portò da un sostanziale anonimato ad essere il più celebre artista vivente del Regno Unito, con tele vendute a milioni. Si narra la nascita di alcuni quadri (il topo di Naked Man with Rat veniva ubriacato di Veuve-Clicquot e sonnifero, per farlo stare immobile).
Intemperante con tutti, facoltosi collezionisti, galleristi, o committenti generosi come Jerry Hall, che arrivò in ritardo a una seduta e lui le cancellò il volto sostituendolo con uno maschile, incurante delle telefonate furiose del marito Mick Jagger. Tollerò solo i ritardi di Kate Moss, cui impediva di fumare durante le sedute per un ritratto (che secondo lui venne male). E le incise con un bulino, come aveva imparato dai marinai sulle navi durante la guerra, un tatuaggio in taxi.
La lunga ricostruzione biografica, ricca di aneddoti, notazioni critiche, rimandi estetici, pettegolezzi, si legge come un romanzo di Richler. Perché Freud, nella sua arroganza, nel suo egoismo fin mostruoso, nella sua debordante amoralità, seppe fare della vita un' opera d' arte. Dando ai tormenti e alla sfacciataggine colori che arrivano al cuore dello spettatore. Disturbandolo fino alla commozione.
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