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17° Premio letterario internazionale NCC - Bando 2021/2022
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19/07/2022
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L'accusa di Sartre al vecchio maestro Celine
SARTRE ACCUSO’ IL VECCHIO MAESTRO CELINE, MALATO E IN CARCERE, DI ESSERE UN ANTISEMITA - LA FULMINANTE REPLICA DELL'AUTORE DI "VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE": "SEI UN PARASSITA USCITO DALLA MIA CACCA"
Giordano Tedoldi per Libero Quotidiano
Era una calunnia, ma non erano tempi in cui ci si facesse scrupolo di provare un' accusa: Se Céline ha potuto sostenere le tesi socialiste dei nazisti, è perché era pagato. La frase arrivava come una stilettata in un scritto tendenziosamente antropologico, in realtà un regolamento di conti, il Portrait de l' antisémite (Ritratto dell' antisemita) di Jean-Paul Sartre, uscito sul terzo fascicolo di Temps modernes, del dicembre 1945.
Rivalità letteraria e lotta ideologica, nella Francia in via di denazificazione, si mescolavano in veleni mortali. Brasillach era stato fucilato a febbraio, nonostante De Gaulle avesse ricevuto petizioni di grazia da mezza intellighenzia, parte della quale, vedi Cocteau, non aveva brillato per ostilità all' invasore; Drieu La Rochelle aveva risolto di farla finita a marzo, e nel suo caso il marchio di collaborazionista era stato l' ultimo pretesto di una natura decadentemente votata all' annichilimento. Ma con Céline, che di decadente non aveva nemmeno il gatto Bébert, la faccenda era diversa.
Sartre, per attaccar briga con quel maestro da cui aveva tratto l' epigrafe per La nausea, maestro che dal canto suo non aveva mai ricambiato le attenzioni, e per tacciarlo di essere stato al soldo degli occupanti, partiva da considerazioni psicologiche e di storia religiosa: Prendete Céline, la sua visione dell' universo è catastrofica; l' Ebreo è ovunque, la terra è perduta, e per l' Ariano la questione sta nel non compromettersi, di non scendere mai a patti.
Ma attenzione: se respira, ha già perduto la sua purezza, poiché l' aria stessa, penetrandogli nei bronchi, è contagiosa. Non si direbbe la predicazione di un Cataro?. E quindi Céline non è che fosse intimamente nazista, solo avido: una prostituta intellettuale: Al fondo del suo cuore, non ci credeva: per lui non c' è soluzione se non il suicidio collettivo, la non procreazione, la morte.
Dopodiché, se l' analisi di Sartre tenesse, e Céline fosse un manicheo che proietta nel Giudeo il male assoluto, dove individuare il complementare principio del bene? Si fa fatica a trovarne una scintilla in tutta la produzione céliniana fin dall' esordio clamoroso del Viaggio al termine della notte. Che "predicazione" è quella di Céline, in cui l' unica salvezza è nella petite musique di una prosa fantasmagorica?
All' attacco di Sartre, Céline risponderà immediatamente dall' infermeria del carcere danese di Vestre Faengsel (in attesa dell' estradizione in Francia e con la condanna a morte per collaborazionismo pendente), malato di pellagra, come Filippo Augusto al ritorno dalle Crociate, noterà in Pantomima per un' altra volta del 1952, primo libro pubblicato da Céline rimpatriato nel '51 ma in gran parte scritto anch' esso nel periodo danese.
Da Copenaghen Céline legge la calunnia di Sartre e contrattacca: Non è che io legga tanto, non ho tempo. Sono già troppi gli anni persi tra sciocchezze e prigione! Ma insistono, mi pregano, mi assillano... a quanto pare, bisogna che io legga assolutamente una specie di articolo, il Ritratto dell' antisemita, di Jean-Baptiste Sartre.
La replica, pubblicata nel 1948 dall' editore d' arte Pierre Lanauve de Tartas, costituisce uno di quei libellini semiclandestini del corpus céliniano, À l' agité du bocal, già edito in italiano con vari titoli, ora riproposto come Al forsennato del barattolo in una preziosa pubblicazione per i cultori di Céline: Arletty, Sartre e Louis-Ferdinand Céline di Marco Fagioli e Stefano Lanuzza (Aion, pp. 112, euro 14).
Leggendo Al forsennato, la si scopre la migliore confutazione delle accuse di Sartre, che viene sì storpiato in Tartre, alludendo al tartaro dentale del Sartre fumatore accanito (come poi in Pantomima sarà deformato in Lartron, da latron, ladro, ossia pedissequo scrittore Allamanieradì, e l' elenco dei derubati va da La Bruyere e Molière), ma il clou della replica céliniana è curiosamente debole e frettoloso: Lo vedo in fotografia, quei grossi occhi sporgenti... quell' uncino... quella ventosa bavosa... è un cestode! Cosa non s' inventerebbe, il mostro, perché mi si assassini! A malapena uscito dalla mia cacca, eccolo che mi denuncia!.
Il cestode, per chi non avesse la preparazione biologica di Céline, è la classe cui appartiene il parassita per eccellenza: la tenia. Un insulto bambinesco, e come tale innocuo, che smentisce la concezione sartriana che vede in Céline un apocalittico predicatore, spietato fustigatore del Nemico.
Dico che ho vissuto nella violenza, ma io personalmente non la voglio assolutamente...
I libri tanto deplorevoli che ho potuto scrivere sono stati fatti proprio contro la violenza...
, dichiara Céline in un' intervista, a quattro anni dalla morte nel 1961, inclusa nel libro. Così, nonostante l' esibita virulenza espressiva, la risposta a Sartre si può leggere come un, non meno bambinesco, ma che vuoi, ma che t' ho fatto?.
Nello stesso libro, i curatori hanno incluso la traduzione di un trattamento cinematografico, mai realizzato, che Céline scrisse per Arletty, la splendida interprete di Garance del capolavoro di Marcel Carné, Les enfants du Paradis. Più bello assai di questo Arletty, fanciulla delfinosa, sono le foto che ritraggono lo scrittore, vestito dei tipici stracci nel suo ultimo ritiro di Meudon, con l' attrice invece elegantissima in tailleur chiaro e il pappagallo Toto.
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