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17° Premio letterario internazionale NCC - Bando 2021/2022
23/11/2021
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20/07/2022
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19/07/2022
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Il buon teatro con l'attore maltese Narcy Calamatta
Come nasce la sua passione per il teatro?
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il teatro dell’opera nella citta’ di Valletta costruito dai colonialisti Brittannici, fu bombardato e distrutto. Entro il 1945, un nuovo teatro, chiamato ‘Radio City Opera House’, fu costruito nella mia citta’ natale di Hamrun. Questo teatro produceva opera ed operette Italiane, con il talento limitato maltese, disponibile all’ora.
Mio padre era il factotum generale del teatro e fu anche impresario. Nel 1946, introdusse una compania con un repertorio di opera Italiane per fare intere stagioni nell Radio City. Per la ‘Carmen’ di Bizet occorreva un coro di bimbi maschi. Io avevo sette anni e mio padre offrì volontariamente di includere me ed i miei due fratelli nel coro.
Fui colpito dall’odore del cerone e dal fermento dell’pubblico e da allora fui preso dalla passione per il teatro. Da li in poi ho recitato a scuola, nei campi dei Boy Scout e nel teatro amatoriale.
Introdussi la mimica nelle feste private, grazie a quello che avevo imparato guardando Silvio Noto ed Enzo Tortora sulla RAI. All’età di vent’anni mi sono unito ad una compagnia teatrale semiprofessionale e recitai in maltese ed inglese per otto anni.
All’età di 28 anni lavorai come assistente direttore ad una grande pellicola Hollywoodiana, ‘Heironymous Merkin’, e lascai Malta per Londra dove divenni un attore televisivo professionistà. Da quel tempo non ho smesso per cinquant’anni.
da destra l'attore Narcy Calamatta con Lando Buzzanca...
Quando una rappresentazione teatrale può definirsi un'opera d'autore?
Mai! Una produzione teatrale è il risulatato dell’arte collaborattiva. Nessun autore può dirsi padrone totale dell’opera letterarea. La parola ‘autore’ fu trasmessa a noi da coloro che amano Shakespeare, Chekov ed Eduardo de Filippo.
I primi critici, come George Bernard Shaw, preferivano annalizzare le opere teatrali come testi letterari. Le opinioni di Shaw sulle opera di Ibsen sono molto discutibili. Poi venne l’era dove si ricercava lo stile ideale, ma non a lungo, dato che il Realismo cedette il passo al Naturalismo che fu seguito dall'Espressionismo.
Oggi vediamo il teatro classico interpretato in chiave moderna. Dal momento nel quale allo scenografo o al costumista o al truccatore SFX viene datio più valore, rispetto alla recitazione ed al testo, a quel punto l’intera produzione viene compromessa. Tutti gli elementi hanno lo scopo di creare un’opera intera.
Amleto disse: ‘the play is the thing...’ che si traduce in: ‘L’opera teatrale è la cosa…’, o in altre parole l’intera produzione è importante, non l’artista individuale. Il direttore non dovrebbe mettere in secondo piano gli attori o l’autore. Il teatro è un arte collaborattiva. Non è giusto che uno solo dei collaboratori dichiari l’opera come sua.
Ci racconta brevemente l’esperienza professionale che le ha regalato le emozioni più intense ?
Sul palco ho avuto il privilegio unico di essere invitato a dirigere e recitare la parte del protagonista, nell’opera Enrico IV di Pirandello, tradotta in Maltese. Avevo visto una produzione con nomi famosi all’Eliseo di Roma. L’attore principale era un artista molto rispettato, il quale fece di esso il suo cavallo di battaglia per molti anni. Secondo me era troppo anziano e fisicamente limitato per quell ruolo per fare davvero gustizia al personaggio.
Quando studiai il testo per la mia ricerca lessi che Stanislavsky , vendette la produzione a Mosca. Scrisse che il protagonista era un grosso attore sovrappeso, che si muoveva a malapena durante l’interpretazione. Stanislavsky fu talmente colpito, che iniziò a studiare un metodo dove gli attori non recitano, in modo tale, per dare il meglio di loro stessi.
Lord Lawrence Olivier vide Salvo Randone nella parte di Enrico IV di Pirandello e disse che chiunque avesse potuto fare questa parte avrebbe pituto fare qualsiasi parte scritta. Olivier è famoso per le sue memorabili interpretazioni Shakespeariane. Fu sempre molto criticato per dare un ‘interpretazione piena di fisicità. È un peccato che non ha mai tentato di interpretare Enrico IV, perchè a quel punto sì che avrei avuto un modello da seguire. Oggi si parla molto di teatro fisico. Credo che abbia fatto bene il mio dovere quando ho dato il mio meglio facendo Enrico IV.
l personaggio nell’opera è un quarantacinquenne che trascorse vent’anni rimettendo in scena ogni mattino le gesta dell’Imperatore dell’Sacro Romano Impero, famoso per essere stato esiliato in Canossa dal Papa. Con tutto quell’esercizio fisico giornaliero, non poteva essere un vecchio travolto da mille pensieri. Inoltre i discorsi più lunghi sono parte di dialoghi che condivide con altri personaggi.
Convinsi il mio produttore ed i colaboratori, che avremmo dovuto creare un personaggio dinamico ed energico. Il testo gustificava questa interpretazione. Ovviamente non tutti concordarono con la nostra interpretazione.
Le scene di pazzia simulate furono abbastanza realistiche. Le nostre ricerche con due medici tedeschi specializzati nella cura mentale ci illustrarono le caratteristice fisiche di ogni fase della malattia; noi incorporammo nelle fasi varie a seconda della gravità della condizione mentale di Enrico.
Per la prova costume invitammo i medici ed alcuni pazienti dell’ospedale psichiatrico per assistere allo spettacolo. Ricevemmo commenti entusiastici dai medici; ci disserro che avevemo capito esattamente le condizioni e lo stress che caraterizzarono il loro posto di lavoro. Uno dei pazienti si alzò in piedi nel bel mezzo del primo atto e contestò Enrico durante il suo discorso. Il paziente aveva studiato la sua stessa malattia per bene, ed ammonì Enrico per il suo comportamento.
Avevamo messo per iscritto le nostri intenzioni nel programma, come una provocazione per il nostro pubblico, per vedere se accettassero una tale deviazione dalla tradizione. I critici osservarono con minuziosità, per essere in tale posizione da crocifiggerci. Non ottenemmo dei facili complimenti pieni d’entusiasmo, ma aprimmo un dibattito scottante con l’utenza ed i corrispondenti dei giornali.
Ogni qual volta faccio ricordare questa produzione al mio produttore Frank Tanti, lui mi dice sempre la stessa cosa, ovvero: “Quando ricordo quella rappresentazione mi viene la pelle d’oca.”
Quali saranno i suoi prossimi impegni artistici ?
A gennaio 2017 abbiamo iniziato le riprese di un lungometraggio chiamato ‘Maneland’ diretto da Peter Sant, di origini miste, maltesi ad australiane. Si tratta di un film di fantasia psicologica, dove un vecchio vive su un’isola rocciosa con le sue due figle, per sfuggire ad una malattia epidemica. Questa è un'opera d’autore, e rappresenta una grossa sfida.
Ovviamente io faccio la parte del vecchio. Sull’isola c’è scarsezza di cibo, ma qualunque cosa lui trovi, la mangia. Dopo Natale questo ha influenzato la mia ‘silhouette’ in qualche modo.
La mia piccola fondazione ‘Zararti’ (che potete trovare su Facebook) continuerà con molti spettacoli della Commedia dell’Arte. Al momento sono in trattative per altri film ed opere teatrali, ma siamo ancora nelle fasi iniziali. Ho anche scritto il copione per un film che si chiamerà ‘Focus’, dove un vecchio artista della Commedia dell’Arte, vuole ritirarsi ed inizia ad evere visioni di fantasmi nel suo camerino. Dovremmo iniziare le riprese in primavera. Il resto è un mistero.
Ci racconti della Sua partecipazione al Suo ultimo cortometraggio a Napoli ?
Sono nato sotto una buona stella. Per gli ultimi due anni ho avuto una relazione professionale molto informale con il produttore di programmi televisivi napoletano, Gianfranco Unione, di ‘Scacco Matto Produzioni’. Era venuto a Malta per filmarmi spiegando il capolavoro del Caravaggio, ‘La Decapitazione di San Giovanni’. Questo fu poi trasmesso durante uno dei suoi programmi culturali su Sky.
Tutto ad un tratto mi chiamò e mi disse di raggiungerlo a Napoli per un ruolo in uno di una serie di tre cortometraggi con dei temi sociali.
Si tratta dell’‘L’Ultimo Passo del Perdono’ di Alessandro Derviso. Servirà come punto d’inizio per una discussione che creerà una coscienza sul problema della violenza domestica.
Arrivai sul set nel nord di Napoli, accolto dalla famosa stella del cinema italiano Lando Buzzanca. Ero suo ammiratore dai tempi della sua apparizione nel film in biancho e nero ‘Divorzio all’italiana’. Mi piacque nel ‘Merlo Maschio’ per cui ricevette un Golden Globe per il miglior attore. Nemmeno Laura Antonelli poteva mettere in ombra Lando nella sua parte.
Ho avuto una scena con lui e mi ha dato un grande aiuto durante le riprese. Durante il tempo tra le riprese abbiamo condiviso molti aneddoti riguardanti artisti con cui entrambi abbiamo lavorato, principalmente Joan Collins.
Sono stato anche invitato alla prima ufficiale del cortometraggio. Con mia grande sorpresa questa è stata un’occasione che si potrebbe comparare ad una da tappeto rosso a tutti gli effetti. Dopo la visione, siamo stati indirizzati da un psicologo del comportamento e dal direttore del ‘Telefono Rosa’, dedicato alle vittime della violenza domestica. Inoltre mi è stata concessa l’occasione di dire la mia.
Durante il mio intervento ho confessato che i napoletani mi hanno insegnato un nuovo significato della parola ‘grazie’. Ero pieno di gratitudine per l’accoglienza calorosa che mi hanno dato, comportandosi come se io fossi una persona importante. Poi ho anche ammirato il modo in cui loro mettono i loro talenti ad opera, non per guadagnare della frivola fama ed adulazione sociale di poco valore, ma per indirizzare delle problematiche difficili e migliorare la vita dei loro concittadni, per lasciare una situazione migliore di quella che hanno trovato. Grazie Napoli!
Artisti come Lei quanto hanno influenzato, attraverso il teatro, la rinascita della sua terra d'origine?
La società Maltese è predominantemente anglo-sassone e cattolica Romana nel suo aspetto pubblico. Allora il teatro del dopo Guerra era nella lingua Inglese, ossia la lingua dell’ alta borghesia maltese. Nei fine anni 70, osai usare un accento Maltese provinciale interpretando un contadino ritrovatosi in una situazione borghese, nel teatro nazionale noto come ‘Teatru Manoel’.
Lo stesso personaggio lo trasportai in una serie televisiva chiamata ‘Wenzu u Rozi’, e d’allora il dialetto locale non fu più una caratteristica che imbarazza e fa ridere, ma appartiene anche ad un'anima create all’immagine di Dio. Wenzu divenne il personaggio più popolare che abbia mai calcato le scene televisive.
Nel 2008 scrissi una commedia che si chiama, ‘Qaundo Rapinano Renzo Piano (grazie a Dario Fò)’. Questo era un attacco frontale contro il governo conservatore che voleva seppellire le rovine del Royal Opera House sotto una costruzione moderna firmata da Piano. Il governo cambiò idea.
Altri miei colleghi introdussero il teatro contemporanio inglese ‘in you’ face’ nel 2005. Io partecipai nel ‘Some Explicit Polaroids’ di Mark Ravenhill. Seguì una reazione molto intensa dalle autorità e dal consiglio dei censori.
Noi resistemmo e conseguentemente, la legge della censura sulle rapresentazioni teatrali degli anni trenta fu totalmente revocata nel 2013.
Si abbiamo cambiato il modo di pensare dei maltesi, ma abbiamo anche superato la paura di criticare i potenti.
Lei sta lavorando ad un progetto che riguarda i non vedenti, ci può raccontare brevemente di cosa si tratta ?
Studiando la tradizione della Commedia dell’ Arte sul sito web del ‘National Theatre’ di Londra vidi una voce che diceva ‘Theatre for the blind.’ Ossia il teatro per i ciechi. E subito l’ho esperimentato a Malta.
Abbiamo invitato gli spettatori cechi nel camerino per incontrare gli attori. Ogni personaggio in costume, maschera e trucco si è presentato individualmente ad ogni invitato. Ogni attore interagiva con i non vedenti usando la voce del personaggio. Ad esempio io dicevo “Io sono Pantalone il vecchio avaro. Ecco la mia maschera, il costume, la barba finta e la mia borsa dei soldi.” L’invitato ha avuto l’opportunità di toccare i vari oggetti appartenenti ad ogni personaggio. Poi in sala nella prima fila ad ogni invitato fu dato un apparecchio auricolare per sentire il commentario in contemporanea grazie ad un attore collocato nella bocca del orchestra, che descriveva i movimenti degli attori.
Gli invitati non vedenti poteveno ascoltare gli attori e la reazione dell’utenza accanto ,ed il commentario in contemporanea. Furono molto felici dell’esperienza. Quest’anno faremo un altra commedia allo stesso modo per potere invitare i non vedenti.
Nell'attuale società il mondo degli attori è in crisi, che cosa ritiene si possa fare per superare questo momento di crisi?
Il mondo degli attori non è in crisi. Non c’è mai stato un tempo come questo dove ci sono così tanti attori professionisti nel mondo. Non tutti gli attori devono patire la fame. Molti insegnano recitazione nelle scuole, o fanno televisione. Ricordiamoci che cinquant’anni fa non c’era niente di tutto questo.
L’UE ha dei progetti speciali per dare nuova vita alle lingue in via d’estinzione e per riportare la tradizione orale incoraggiando il racconto di storie. Oggi abbiamo ‘libri parlanti’ che necessitano di attori. La pubblicità sulla media elettronica necessita anche essa di attori.
L’attore deve smetterla di sperare di trovare un contratto lungo, una vita con un teatro, come accadeva nei paesi comunisti. L’attore deve imparare a rimboccarsi le maniche ed essere creativo. Ventanni fa era inconcepibile per un attore di scrivere e fare il propio film, ed entrare in competizioni internazionali in tutto il mondo. Oggi anche un bimbo lo potrebbe fare.
Nella Grecia classica, l’attore possedeva diversi talenti ed oggi è ancora più importante sviluppare le sue capacità nel mondo virtuale della media elettronica. L’attore come artista lavoratore deve imparare come diventare un buon manager per la sua carriera. Qualunque artista con un ‘savoire faire’ imprenditoriale sarà più di successo che i puritani che preferiscono ‘non abbassarsi a quel livello’ e che non fanno marketing. Ogni artista è un creatore e deve imparare come crerare una nuova opera dove il talento è intrinsicamente applicato.
Molti attori salgono i gradini della scala divenendo direttori e produttori. Oggi i comuni ed i governi centrali pagano gli attori per fare teatro di strada ed animare così manifestazioni pubbliche. L’attore deve infiltrare i centri di potere della società. Il teatro medievale iniziò nelle chiese. Perché gli attori non danno vita ad un canale televisivo religioso ed iniziano a produrre drammi con dei temi bibblici?
La crisi dell’attore è esistenziale. Chiunque, talentuoso o non, vuole diventare Brad Pitt. La crisi nasce dal fatto che è difficile liberarsi di quelli senza talento dalla corsa. L’attore fa parte di una specie speciale ed ognuno dev’essere creativo ed innovativo per vedere in quale modo può fare questo mondo un posto migliore con i suoi talenti.
Auspico l’internazionalità ed uno sforzo comune per distaccarsi dal cliché anglosassone di una lingua unica per tutti. L’attore è un racconta storie e la gente non ne può mai averne abbastanza di questo.
Ci svela il Suo sogno segreto per il futuro?
Il mio sogno per il futuro è che il sistema educativo nell'occidente cambi completamente e diventi simile alla pratica filosofica cinese. Un sistema dove il bimbo impara, attraverso un apprendistato con un maestro. Questo è stato il metodo con cui ha imparato il Caravaggio.
Il guru del pensiero maltese Edward de Bono, che diede inizio al ‘Pensiero Laterale’, inventò un metodo su come insegnare a pensare, come un’abilità. Lui è dell’opinione che noi usiamo solo il 5% del nostro potenziale di abilità di pensiero. Il suo metodo inizia dall’indirizzare i bimbi in tenera età e va avanti insegnando a livelli di gestione aziendale, su come usare il cervello
Se il sistema educativo occidentale dovesse adottare questo metodo, noi tutti inizieremmo a pensare fuori dagli schemi. Alcuni possono avere più talento di altri. Questa sarebbe una situazione da sogno in ogni sfera, compreso per il teatro e le arti.
A cura di Katiuscia Verlingierii
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