Giuseppe ci racconti di Lei, chi è Giuseppe Sciarra come persona?Questa
domanda che all'apparenza è così semplice mi mette in crisi. Non è
facile descrivere se stessi. Personalmente ho difficoltà a farlo perché
vorrei essere sincero nel parlare di me, ma essere trasparenti con il
proprio sé è molto complesso. Occorre coraggio ed è necessario che il
nostro terzo occhio sia particolarmente sviluppato nello scrutarci
interiormente, per cui vi dirò quello che i miei affetti dicono di
Giuseppe Sciarra. Per chi mi ama sono tenace, affettuoso, leale, ironico
e simpatico, tutti aggettivi perfetti per la presentazione di uno spot
pubblicitario. A parte gli scherzi a dire dei miei affetti sono
innanzitutto una persona sensibile che sa ascoltare gli altri e spesso
anche se stesso, quando ha coraggio. Lo ritengo un privilegio in un
mondo che non sa ascoltare, fatto di interminabili monologhi
autoreferenziali dove la gente si parla addosso e non sa comunicare.
Altra cosa che dicono di me è che sono un'entusiasta. Effettivamente
vivo con gioia e con un'incessante energia le mie passioni e gli aspetti
più positivi della mia vita. Ovviamente non nego la realtà e i suoi
aspetti meno piacevoli. Nei miei trentasette anni di vita però ho capito
che se si ha la possibilità di essere sereni, bisogna sfruttarla perché
è un privilegio. Mi spiego meglio. Se nella tua esistenza non ci sono
grandi problemi e non ti crei quei mostri inutili come l'amore a ogni
costo, il successo a ogni costo e via dicendo puoi vivere una vita meno
affannosa e frustrante di quella che spesso tanta gente vive. Insomma se
la vita non ti colpisce con laceranti tragedie e i tuoi problemi reali
sono frutto di quei desideri spesso mendaci e distorti a cui ci induce
la società capitalista, ridimensionando tali desideri, vivi molto meglio
e ti eviti sofferenze inutili. Continuando a parlare di me, si dice
anche che sono una persona combattiva e che so godere dei momenti in un
modo autentico e puerile nel senso bello del termine. La vita è
imprevedibile e io voglio sorprendermi assaporando fin in fondo tutte le
sue sfaccettature. Termino così Giuseppe Sciarra. Perché ci sarebbero
altre cose da dire su di me dette dagli altri, anche negative. Ma
soprattutto su quelle vorrei sorvolare. Questa è una vetrina e devo
vendermi bene, no?
Descriva il suo giorno lavorativo perfetto…Questa
sarà la risposta più breve. Stare su un set è il mio giorno lavorativo
perfetto. La descrizione di questo giorno è molto semplice e breve. Mi
consulto col direttore della fotografia per realizzare le inquadrature,
costruisco la messa in scena e lavoro con gli attori sui loro
personaggi.
Come nasce la sua passione per la regia?La
mia passione per la regia è nata molto tardivamente. In passato volevo
fare lo scrittore e mi ero imposto di scrivere un romanzo. I risultati
però non mi soddisfacevano. C'era sempre qualcosa che non andava, ho
scritto dei romanzi inutili e improponibili che non farei leggere a
nessuno neanche sotto tortura. Parlerei in realtà solo di uno: l'ho
scritto anni fa e devo dire che non è male. Penso che lo riesumerò. Ma
sto uscendo fuori tema, ritorniamo alla domanda sulla regia. Il mio
amore per il cinema è stato graduale. Da bambino vedevo all'insaputa dei
miei genitori film di David Lynch e di Abel Ferrara. Vidi “ L'angelo
con la pistola” e “ Fuoco cammina con me” a 8 anni e dalla visione di
entrambi rimasi sconvolto e affascinato. Mi piaceva vedere film del
genere perché mi dicevano cose diverse da quello che vedevo in
televisione nei film più commerciali e nelle fiction. Ero davvero
turbato da certe pellicole. Per quanto mi sconvolgessero e non mi
facessero dormire sogni tranquilli, continuavo comunque a guardarli.
Alternavo film mainstream a film d'autore che vedevo di nascosto. E poi
mi piaceva la pornografia. Per me anche quello era cinema perché mi
mostrava delle cose che a un bambino vengono vietate e proibite. Morale
della favola per me il cinema vero era qualcosa di proibito, quindi di
attraente, trasgressivo, provocatorio, rivoluzionario. Questa voglia di
fare cose scomode e tra virgolette proibite, volevo dirottarla nei
romanzi. Poi conobbi un amico che voleva fare il regista e che mi fece
scoprire un certo tipo di cinema: Pedro Almodovar, Federico Fellini,
John Waters. Per un po' lo seguì restando affascinato da quello che
faceva e scoprendo in me un forte desiderio di esprimermi con la
creatività. Ma la mia passione e le mie energie restavano vincolate alla
scrittura e scrivevo cose di merda. Fin quando non iniziai a fare
psicanalisi. Da lì in poi qualcosa è cambiato. Mi sono reso conto che
incanalavo la mia energia in un percorso sbagliato e che dovevo studiare
di più per diventare bravo in quello che facevo. Iniziai a leggere
tanti libri. Fin quando il mio insegnante di yoga mi prestò alcuni film
di Ingmar Bergman. Da lì in poi sono impazzito per il cinema perché mi
sono innamorato alla follia di questo regista. Decisi di colpo di
cambiare indirizzo di facoltà. Prima facevo lettere moderne e basta.
Passai immediatamente a letteratura, musica e spettacolo alla Sapienza
per studiare cinema. Lì conobbi dei ragazzi e iniziai un laboratorio
teatrale su Shakespeare dove ho conosciuto le più importanti amicizie
della mia vita. Con questo gruppo di amici provai a girare un
cortometraggio dopo che avevo visto una serie di opere che avevo trovato
su internet che mi avevano folgorato di registi d'avanguardia come
Kenneth Anger, Maya Deren, Stan Brakhage. Fu quello il la per
continuare a insistere sulla regia.
Mi ero reso conto da subito che mi
piaceva da morire costruire delle immagini con le inquadrature, dirigere
gli attori, reinventare un mondo e avere potere sul destino attraverso
la finzione. Inoltre i film d'avanguardia e, va detto il cinema di Pier
Paolo Pasolini, mi hanno fatto scoprire l'aspetto metaforico e simbolico
del cinema. Il sotteso messaggio spirituale, politico, esistenziale,
occulto che ci può essere dentro un'immagine cinematografica può
mostrare molto di più di quello che può credere un occhio disattento.
Questo mistero dentro l'immagine che troviamo nei quadri, nella
fotografia e nel cinema ha un potere enorme sulle persone.
Quali sono i personaggi dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?Traggo
ispirazione soprattutto dai registi di cinema e teatro. Sono tanti i
registi che amo. Per esempio Ingmar Bergman è uno di questi. Quello che
mi piace di Bergman, oltre alla sua straordinaria capacità di scrivere
sceneggiature e dirigere gli attori, è il modo in cui sviscera i suoi
personaggi. Non a caso fu definito il regista dell'anima. Uno dei miei
film preferiti in assoluto di Bergman è “ Persona” che in latino vuol
dire maschera. Quel film è un'opera d'arte con la A maiuscola, un saggio
di psicanalisi moderna dove discipline come il cinema, la fotografia,
la pittura, il teatro, ma anche la filosofia, la teologia confluiscono
in una pellicola d'avanguardia con un montaggio classico e sperimentale
in cui immagini talvolta da video arte non smettono di dare nuovi
messaggi al nostro inconscio ogni qualvolta che vediamo il film.
“Persona” è il mio modello. Che darei per realizzare nella mia vita
un’opera del genere! Per arrivarci bisognerebbe essere in stato di
grazia con gli dei e aver capito veramente tutti quelli che sono i
possibili incantesimi che può mettere in atto l'arte del cinema che è
una vera e propria stregoneria.
Se potessi svegliarsi domani con una nuova dote, quale sceglierebbe?Una
dote che mi piacerebbe avere è quella dell'intraprendenza amorosa. Per
carità non mi ritengo un imbranato a riguardo, ma ammiro chi seduce
liberamente e senza troppi moralismi un altro essere umano. Sciogliere
quelle che sono le barriere con cui la persona che vogliamo conquistare
si mette a riparo da qualsiasi forma di amore o di intimità implica non
solo una grande faccia tosta, ma anche un'incredibile sicurezza in se
stessi, nel proprio corpo e nella propria mente. Bisognerebbe essere in
pace sul serio con la propria energia sessuale e saperla usare in
maniera giocosa, essere come Don Giovanni, senza il suo cinismo però. La
seduzione in questa società ancora castrante è una forma di ribellione.
Che cosa vuol dire per Lei girare un buon shortmovie?Per
me girare un cortometraggio è esattamente come girare un medio
metraggio o un lungometraggio, una modo di descrivere me stesso e il
mondo attraverso il linguaggio cinematografico, il quale riabilita come
qualsiasi altra forma artistica le sfumature della realtà. Quello che
nella realtà spesso è banale nel cinema diventa importante per la nostra
comprensione analitica ed emotiva. Per fare ciò non bastiamo da soli
occorre avere un'ottima squadra con sé. Nel caso di “ Venere è un
ragazzo” ho avuto degli attori generosi e coraggiosi ( Tiziano Mariani,
Maria Tona e Davide Crispino), i quali hanno saputo osare e mettere in
gioco se stessi attraverso i loro personaggi con professionalità e amore
per il loro mestiere. Maria Tona, ad esempio, si è iniettata veramente
del botox. Davide nella scena della masturbazione si è realmente
masturbato. Altri attori che si dicono tali mi avrebbero rotto i
coglioni per certe scene se non fossero stati pagati profumatamente. Tra
le altre persone all'interno della squadra c'è Enrico Manfredi
Frattarelli, il direttore della fotografia del corto, con cui ho avuto
un rapporto di tensione nell'atto della creazione che mi ha stimolato
molto. La sua ricerca dell'immagine perfetta e il suo incaponirsi per
realizzarla erano ogni volta un motivo in più per fare sempre meglio.
Questa stessa ricerca di perfezione l'ho trovata in Andrea Giaccone
durante il mixaggio audio. Andrea Giaccone ha fatto di tutto in post
produzione per migliorare il progetto con una passione lodevole. Un
grande lavoro infine è stato fatto dalla casa di produzione Cinetika
S.R.L.S.. I produttori e registi Andrea Natale e Stefano Tammaro hanno
creduto da subito in un progetto rischioso in un paese come l'Italia.
Andrea Natale ha lottato in prima linea per aiutarmi a realizzarlo al
meglio. Sia sul set che fuori dal set, ad esempio in post produzione
Andrea dava dei suggerimenti a me e sua moglie Chiara Ferrara che ha
curato magistralmente il montaggio con un piglio non solo da montatrice
ma anche da artista, visto che Chiara è una pittrice. Da Andrea Natale
ho imparato in quest'ultimi due anni tante cose sul mondo del cinema.
Prima ero un regista chiuso nel suo mondo. Facevo corti per me stesso e
non me ne fregava niente di essere compreso. Con Andrea ho imparato a
fare corti per il pubblico e a farlo in maniera meticolosa e da vero
professionista. Senza snaturare le mie verità ma rendendole più
fruibili. Inoltre con Andrea abbiamo iniziato a mettere in piedi tanti
progetti assieme con la voglia di farci conoscere. In poche parole
girare un buon corto o un buon film significa soprattutto mettere in
circolo delle energie tra persone per fare qualcosa di bello.
Cambierebbe qualcosa nel mondo del cinema in cui si è formato?Io
mi sono formato sul campo e mi sto ancora formando sul campo. Non ho
fatto scuole di cinema o meglio ho fatto tardivamente l'istituto cine-tv
Roberto Rossellini. Per il resto, mi sono costruito come regista sui
miei set e su quelli di pochi altri in maniera libera e anarchica. Un
po' per scelta, un po' per necessità e un po' perché entrare in certe
scuole non sempre è facile. Per carità nemmeno impossibile ma vuoi per
l'età vuoi per la mia parte artistica che è profondamente anarchica e
ribelle, non ho puntato tanto a delle scuole importanti che ti
potrebbero introdurre nel mondo del cinema dalla porta principale.
Che messaggio dà oggi il mondo del cinema?Io
amo il cinema italiano di oggi vedo cose stupende in giro. Non sono di
quelli che sputano merda sul cinema italiano e che amano piangersi
addosso affermando che all'estero tutto funziona meglio. Il cinema
italiano negli ultimi anni ha avuto una vera rinascita, ho visto opere
meravigliose, alcune delle quali non hanno avuto lo spazio che
meritavano in termini di distribuzione. Il messaggio che dà oggi il
cinema italiano è quello di un'urgenza, raccontare storie diverse, più
autentiche rispetto a quelle viste negli ultimi quarant'anni - con le
dovute eccezioni si intende. Questa urgenza di raccontare altro e di
raccontare cose anche scomode come nei due periodi d'oro del cinema
italiano - il neorealismo e il cinema degli anni 60 - scalpita per poter
uscire completamente allo scoperto. Noto che in certe storie molti
sceneggiatori e registi vorrebbero osare di più e hanno paura di farlo
perché temono di non essere compresi o di essere censurati. Questo è un
vero peccato perché in alcuni paesi in Europa certi temi al cinema non
sono più tabù e vengono trattati anche con una certa crudezza. Perfino
gli Stati Uniti che sono molto bacchettoni stanno mostrando al cinema e
in televisione tematiche impensabili per loro fino a qualche anno fa.
Credo sia giunto il momento che anche l'Italia si inizi a osare di nuovo
come abbiamo fatto in passato, ne abbiamo di storie da raccontare.
C’è spazio in Italia per giovani registi talentuosi come Lei? Credo
che ci siano un sacco di ragazzi in gamba nel mio paese e non solo nel
mondo del cinema ma anche in tutti gli altri ambiti professionali,
artistici e non. Purtroppo, si è creato dagli anni 80 in poi, uno strano
sistema consumistico che ha impigrito le nuove generazioni abbuffandole
e rincoglionendole con fuffa e ambizioni effimere. Il risultato è che
ci sono tanti talenti inespressi o sprecati. Vengono date poche
opportunità ai giovani, c'è un sistema di clientelismo che fa andare
avanti i cosiddetti figli di papà spesso mediocri. Parlando
specificatamente del mondo del cinema e di me, io faccio cinema da anni
ma solo adesso sto provando a farlo professionalmente e non da bohémien.
Per ora il mondo del cinema non mi è venuto di certo a bussare alla
porta. Ed io solo adesso ho cominciato a dirgli che ci sono e sono un
regista. Per cui risponderò meglio a questa domanda tra qualche anno.
Il rapporto con la sua città Natale .Non
sempre il nostro luogo di appartenenza ci appartiene. In certi casi
creiamo un'appartenenza viscerale non con la città in cui nasciamo ma in
cui scegliamo di vivere. Io sono pugliese, orgoglioso di essere
meridionale ma romano d'adozione. La mia vita è a Roma. Sono sbocciato
qui.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su?Dovreste
fare questa domanda a quelli di “Charlie Hebdo”, loro saprebbero
rispondervi meglio. Personalmente amo il politicamente scorretto e mi
piace chi sa ironizzare con intelligenza e sarcasmo su temi tabù. La
satira è una potente arma di ribellione, una parodia della società che
viviamo che di per sé è spesso ridicola e grottesca. Ciò non toglie che
ironizzare su certi temi può essere un vero e proprio atto di crudeltà.
Non ironizzerei mai sulla morte di una persona giovane per esempio.
Ci parli dei suoi ultimi lavori “" Venere è un ragazzo"” . Ci racconti come nasce questo cortometraggio.Tiziano
Mariani, protagonista di Venere è un ragazzo, mi chiama un giorno al
telefono chiedendomi di vederci perché voleva propormi una sua idea per
un cortometraggio. Tiziano è un mio caro amico e c'eravamo ripromessi
più volte di fare un lavoro assieme. Quando mi sono presentato da lui
davanti a un bar, mi ha raccontato del suo desiderio di recitare nel
ruolo di un travestito. La cosa mi ha incuriosito parecchio perché da un
tipo come lui, una richiesta del genere non me la sarei mai aspettata.
Man mano che proseguiva il discorso su questo progetto, abbiamo creato
assieme quella che era la prima bozza di “ Venere è un ragazzo”.
Volevamo parlare di un travestito che si prostituisce. Tiziano mi ha
raccontato di una storia assai strana a riguardo, molto personale. Così
mi è venuto in mente attraverso i suoi racconti di parlare di un ragazzo
che si traveste da donna e si prostituisce principalmente con le donne.
Inizialmente questa era l'idea originaria di Venere. Poi però, il
destino ha voluto che la parte della prostituzione venisse messa meno in
risalto perché mi sono innamorato della vera storia di Tiziano Mariani.
E così ho deciso di raccontare principalmente quella all'interno del
mio corto. Per cui ho chiesto a sua madre, suo fratello e la sua
compagna, Maria Tona, di mettere in scena se stessi e di recitare loro
stessi all'interno di quest'opera. “Venere è un ragazzo” non è una
storia inventata, è la storia di Tiziano Mariani. Altro tassello
importante per la realizzazione effettiva del corto è stata la compagna
di Tiziano, Maria Tona. Attraverso di lei abbiamo potuto girare scene in
location fantastiche come il gay village ad esempio, oppure il teatro
Garbatella. In quest'ultimo abbiamo realizzato un simpatico videoclip/
teaser con gli attori principali del cortometraggio sulle note di una
canzone molto divertente, “ Metti la maschera” di Leonardo Russotto
& Shizuka Kibi. Come detto in una mia precedente risposta, Andrea
Natale e Stefano Tammaro della Cinetika S.R.L.S. hanno fatto tutto il
possibile per far sì che “ Venere è un ragazzo” venisse realizzato nel
miglior modo possibile.
Tra il 2017 e il 2018 inizia le
riprese del suo mediometraggio " Odiare", nel quale affronta lo spinoso
tema della violenza sulle donne.Odiare è un lavoro che mi
ha fatto molto soffrire. Ho avuto tanti problemi per poterlo realizzare e
sembrava sempre che ci fosse qualcosa che mi impedisse di poterlo
portare a termine. Sul set di “ Odiare” ho conosciuto un caro amico e un
grande attore, Enzo Garramone. Con lui vorrei in futuro realizzare un
sacco di cose. Trovo scandaloso che un attore come Enzo non abbia il
risalto che meriterebbe. In “Odiare” ha fatto cose straordinarie. Così
come gli altri due interpreti del corto, Giuseppe De Chiara e Claudio
Lolli. Questi tre attori si sono messi in gioco in un progetto kamikaze e
ne sono usciti vincitori con delle ottime interpretazioni. Le loro
performance attoriali sono di una naturalezza che difficilmente si trova
in giro. Claudio Lolli che non ha mai fatto cinema ed è stato
incredibile. Si è messo a mia disposizione esaudendo tutte le mie
richieste strampalate, altri al posto suo sarebbero stati parecchio in
difficoltà. Giuseppe De Chiara ha portato in scena un personaggio
talmente scomodo e disturbante così diverso dalla sua vera natura che
ogni volta che lo vedo non posso che applaudire e dire bravo. Sono fiero
di “ Odiare” e vorrei che questo lavoro come sta succedendo per “
Venere è un ragazzo” facesse il suo corso. Maranto Daloia, un'attivista
per i diritti delle donne, ha preso a cuore “ Odiare”. Da anni sostiene
questo corto. A volte credo che lo ami più di me. Lei vorrebbe
promuoverlo per parlare di violenza sulle donne, questa piaga che è
diventata una delle sue più importanti ragioni di vita.
Il
lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a
questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito tutta l’Italia e
il mondo e come pensate di rientrare in campo viste le problematiche che
sta affrontando il mondo della cultura in generale.Io non
ho ancora ben capito come riusciremo da qui ai prossimi mesi a fare
cinema. Si dicono tante cose a riguardo e non si sa se a poter lavorare
in un set saranno per adesso solo le grandi produzioni o anche quelle
più piccole. Spero che con i giusti accorgimenti si dia la possibilità a
tutti di poter girare ma la scelleratezza di certi italiani non aiuta
di certo a far sì che si possa ottenere questa libertà . A essere
sincero non sono molto positivo su quello che accadrà nei prossimi mesi.
Ho paura che il virus venga rimesso di nuovo in circolo. Riguardo al
lavoro degli artisti in questo periodo, ho notato un'unione di forze tra
attori, registi, cantanti, ballerini che prima era impensabile. Una
cooperazione nel farsi sentire e nel ribadire al governo che gli artisti
sono importanti e che queste norme contro il covid-a19 necessitano una
tutela maggiore del difficile mestiere dell'artista.
I suoi prossimi impegni?Sto
correggendo un romanzo che vorrei proporre alle case editrici. Vorrei
realizzare questa estate un documentario su cui per adesso mantengo il
riserbo. Mi piacerebbe poter girare al più presto il mio primo
lungometraggio. Ho tra le mani un'ottima sceneggiatura. Vedremo a
riguardo cosa accadrà. Inoltre quando finirà questo incubo vorrei girare
la puntata pilota di una serie con una collega, Anastasia Catania.
Chissà che questo periodo di attesa non mi spinga a scrivere le altre
puntate.