Notevolissima affluenza con visite guidate ogni dieci minuti. Cresce sempre di più l’attenzione nei confronti di questo magnifico monumento che lentamente archeologi giapponesi stanno portando alla luce.
Anche quest’anno i due giorni di apertura della cosiddetta Villa Augustea, scoperta presso la Starza Regina a Somma Vesuviana, hanno registrato un enorme afflusso di persone. Sabato 9 e domenica 10 ottobre gli scavi sono stati aperti al pubblico e ben 1600 tra donne uomini e molti bambini sono arrivati da tutta la provincia Campana per scoprire o rivedere le bellezze di questo edificio. La struttura però rimane ancora avvolta da numerosi misteri: se durante i primi scavi risalenti al 1930 venne collegata all’imperatore Ottaviano Augusto morto "apud Nolam" (da cui la denominazione "Villa Augustea") e all’eruzione del 79 d.C., con il ripristino dei lavori nel 2002 ad opera di studiosi di Tokyo, si è potuti esser certi che a seppellire l’edificio è stata l’eruzione del 472 d.C. (l’eruzione di Pollena) e che, stando ai reperti ad oggi rinvenuti, non ci sono collegamenti con il fondatore dell’impero romano e che la costruzione della villa risale al I secolo d.C.
Un’opera davvero eccezionale è quella che l’equipe giapponese sta conducendo in questi anni, e anche se questi rimangono in Italia solo poche settimane all’anno ciò che sta emergendo piano piano è una struttura sicuramente ricca e imponente. Il gruppo nipponico è arrivato nel sito sommese soprattutto grazie all’interessamento del professor Antonio De Simone, archeologo docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli che ha dirottato la loro attenzione da Pompei a Somma. I giapponesi sono infatti giunti qui per condurre una missione scientifica e per evitare che i loro lavori non partissero subito a causa delle lungaggini burocratiche hanno preferito acquistare il terreno interessato.
Partita la campagna di scavi ciò che è emerso è qualcosa di meravigliosamente indescrivibile: pavimenti in mosaico, affreschi, colonnati, due bellissime statue che sono state esposte anche a Tokyo per un breve periodo e che attualmente sono conservate presso il Museo Archeologico di Nola nella stanza dedicata a Somma, visitabili tutti i giorni gratuitamente. Se infatti il suolo è in mano ai giapponesi, il sottosuolo resta comunque di proprietà dello Stato Italiano e tutto ciò che viene qui ritrovato non può essere portato via. Per dimostrare comunque che non ci sono assolutamente fini commerciali ogni anno i Giapponesi, aprono per pochi giorni le porte del loro cantiere a tutti i visitatori senza richiedere alcun biglietto d’ingresso, contando soprattutto sull’aiuto della Pro Loco Somma Vesuviana che con i suoi numerosi volontari effettua delle visite guidate per illustrare quanto ritrovato.
Ed a ciò si aggiunge anche il supporto organizzativo prestato dal Comune di Somma Vesuviana, dalla Protezione Civile e dalla Polizia Municipale e dalle associazioni Dioniso e Club P.O. Rispetto al precedente anno, sono poche le novità scoperte, ma nonostante ciò l’affluenza è stata notevolissima. «È davvero impressionante veder arrivare qui tutte queste persone – ha spiegato soddisfatto Franco Mosca, Presidente della Pro Loco Somma – E tutto ciò è accaduto nonostante la villa sia rimasta aperta solo per due giorni e non per quattro come accade di solito, dato che quest’anno non sono stati presenti molti responsabili giapponesi ed è potuto essere con noi solo Satoshi Matsuyama, direttore dello scavo.
Se pensiamo che però questa volta le novità sono state poche si comprende allora come l’interesse suscitato negli anni precedenti aumenti sempre più e che forse stiamo riuscendo nel nostro compito di promozione dei luoghi in cui viviamo. Naturalmente dobbiamo ringraziare chi sta qui e ci permette di visitare il sito in maniera del tutto gratuita, a sottolineare quindi le motivazioni esclusivamente scientifiche della missione e la voglia di far vedere quanto emerge e i progressi fatti». «Ciò che abbiamo notato noi guide – spiega una delle volontarie della Pro Loco – è stata una iniziale diffidenza di tutti i turisti nei confronti dei giapponesi, quasi come se avessero invaso il nostro territorio.
Alla fine della visita della villa, dopo aver spiegato la storia dell’edificio e il prezioso lavoro condotto da questi studiosi tutti si sono ricreduti e hanno compreso quanto siano stati importanti proprio degli "stranieri" per la riscoperta del nostro passato». I Giapponesi continueranno il lavoro intrapreso? Sicuramente sì, se però verrà data loro la possibilità di farlo procedendo con l’esproprio del terreno a Nord della villa. Il Comune lo scorso febbraio aveva annunciato l’avvio delle pratiche ma i tempi sono lunghi e ciò che resta da portare alla luce è ancora tanto.
Autore: Maria Maione