Social Media Icons

Paginehttps://www.facebook.com/profile.php?id=61562176417088

Top Nav

Ultime Pubblicazioni

Ritratto d'artista Clelia Rossi e l'invito alla non conformità

apr 29, 2025 0 comments

 Al centro della sua poetica artistica pulsa un vibrante invito alla non conformità. Per comprendere appieno questa visione anticonformista, ho intervistato Clelia Rossi, in arte SANA, giovane artista milanese, protagonista della mostra Artists Diaries: a journey in a journal, ospitata da Hub/Art a Barcellona e organizzata in collaborazione con l’associazione artistica Young Art Hunter.

Greta Zuccali: SANA è un nome d’arte che incuriosisce. Potresti raccontarci la genesi di questa scelta?

SANA: Ho scelto SANA come nome d’arte perché il mio percorso creativo si è rivelato un vero e proprio rifugio, un punto fermo che mi ha frequentemente offerto stabilità ed equilibrio. È divenuta una sorta di ancora a cui aggrapparmi nei momenti più difficile. In un mondo che percepisco spesso come corrotto da dinamiche superficiali e disumanizzanti, l’arte si erge per me come un luogo sacro, una fonte di sanità mentale e di autenticità.

G.Z.: Il tuo percorso artistico ti ha portata dal liceo artistico alla scuola del fumetto. In che modo queste diverse formazioni hanno influenzato la tua ricerca di uno stile espressivo personale?

SANA: Durante il liceo artistico ho avvertito l’urgenza di dare forma alle numerose idee che mi animavano. Ho iniziato a concretizzarle, forte della manualità acquisita a scuola, ma sentivo di avere ancora delle lacune tecniche. Questo mi ha spinto a frequentare la Scuola del Fumetto, un ambiente molto focalizzato sull’apprendimento pratico attraverso esercizi quotidiani di disegno. L’obiettivo era formare professionisti capaci di realizzare vignette funzionali, prestando attenzione a proporzioni, anatomia, coerenza stilistica e corretta disposizione degli elementi all'interno della scena.

Tuttavia, la mia aspirazione non era diventare un’artista con uno stile predefinito, imposto dal percorso formativo. Ho quindi selezionato attentamente le informazioni utili a migliorare il mio tratto, tralasciando ciò che ritenevo troppo orientato all’inquadramento professionale standard. Parallelamente, durante le ore dedicate alla sceneggiatura, scrivevo storie surreali che toccavano temi a me cari e le visualizzavo utilizzando china e pennino, strumenti tipici del linguaggio fumettistico.

Per definire un mio stile personale, ho operato una fusione tra due approcci del disegno fumettistico: quello grafico, che tende a una rappresentazione semplificata degli elementi, spesso riducendo le linee e utilizzando un contrasto netto di bianco e nero e lo stile manieristico, in cui i disegni sono spesso realizzati con un puro contorno, arricchendosi di dettagli e decorazioni.

Un altro aspetto fondamentale appreso alla Scuola del Fumetto riguarda le proporzioni nel disegno. Ho esplorato tre tipi di rappresentazione: il disegno realistico, che rispecchia le proporzioni anatomiche reali (con la testa che sta circa 7,5 volte nel corpo); quello umoristico, come nel caso di Topolino, destinato prevalentemente ai bambini, dove la testa è circa tre volte il corpo; infine lo stile grottesco, che è quello che prediligo. In questo approccio, la proporzione della testa rispetto al corpo è variabile, il che mi permette di creare scene più inquietanti con personaggi caricaturali e leggermente deformati.

G.Z.: C’è un legame specifico tra le emozioni che esplori e la scelta di utilizzare l’inchiostro o l'acrilico?

S.:Utilizzo principalmente l’inchiostro nero quando narro una storia, quando estrapolo un soggetto da un mio fumetto o quando intendo rappresentare una sequenza e un movimento all’interno di una scena. L’acrilico, invece, ho iniziato a sperimentarlo negli ultimi anni del liceo. Mi affascinano i suoi colori brillanti e corposi e, grazie alle pennellate vorticose, riesco a trasmettere l’impressione di poter leggere il flusso emotivo dei personaggi, un qualcosa di viscerale e incontrollabile. Lo impiego soprattutto per soggetti solidi a cui voglio conferire una certa importanza, piuttosto che per scene complesse.


G.Z.: Descrivi il tuo lavoro come un tentativo di rendere visibili sentimenti e sensazioni interiori. Qual è stata la scintilla iniziale che ti ha spinta a esplorare questa dimensione così intima e personale attraverso l’arte?

S.: Ho sempre percepito una profonda fragilità, come se gli eventi esterni potessero penetrarmi e destabilizzarmi facilmente. Mi è sempre mancata quella corazza che permettesse di erigere un confine protettivo tra me e il mondo. Allo stesso tempo, ho sempre avuto la sensazione di comprendere le persone a un livello intimo, di intuire le motivazioni profonde che guidano le loro azioni e il loro modo di essere. Forse proprio per questa mia sensibilità, tendo a esteriorizzare parti interiori del corpo nei miei lavori.


G.Z.: Barcellona è un contesto in cui le dinamiche della gentrificazione e dell’overtourism sono particolarmente sentite, sfociando spesso in vere e proprie battaglie da parte dei residenti. La tua opera esposta, intitolata “Giù per terra”, affronta queste tematiche in una prospettiva più ampia. Ce ne vuoi parlare?
S.: L’opera dal titolo “Giù per terra” trae ispirazione dalle dinamiche delle periferie urbane e dal processo di gentrification che trasforma inesorabilmente le città in contesti elitari, relegando le fasce più deboli ai margini. Un meccanismo, questo, guidato da una logica di profitto che mira all'esclusione.

Nel dipinto, lo sfondo è dominato dalla stilizzazione dei palazzi del centro, simboli di un’opulenza distante. In contrasto, la parte inferiore del quadro immerge lo spettatore nella realtà cruda della periferia: un bambino che offre cibo a un topo, un casolare abbandonato sulla sinistra, testimone del degrado.

Al centro della scena irrompe un elemento di rottura: una figura con il volto celato, in piedi sul tetto di un SUV, impugna una pistola ad acqua e “spara”contro i cittadini. Questi ultimi sono rappresentati come birilli stilizzati, dalle espressioni anonime, che crollano al suolo. Essi incarnano la mentalità di chi promuove la gentrificazione, anteponendo il denaro ai valori umani. La loro stessa autostima si basa su parametri effimeri come il guadagno, l’approvazione altrui, l’utilità apparente e l’immagine esteriore. In questa ossessiva ricerca di riconoscimento superficiale, hanno smarrito la propria umanità, divenendo fragili e instabili come birilli, privi di solide fondamenta e irrimediabilmente disumanizzati.


G.Z.: Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono nuove tecniche o temi che ti piacerebbe esplorare?

S.: Nutro numerosi progetti per il futuro tra mostre e collaborazioni con gallerie. Parallelamente, continuerò a lavorare a 25 anni a Milano, una raccolta di storie brevi di Martina Menichella che interpreterò attraverso le mie illustrazioni. Questo progetto esplora la difficoltà di affrontare attivamente la vita, il sentirsi talvolta trascinati dagli eventi o il rifugiarsi per evitarli. Milano fa da sfondo e da filo conduttore a questi racconti, evidenziando come la città influenzi il nostro modo di vivere e di pensare.

Guardando più avanti, desidero realizzare opere che dialoghino direttamente con il tessuto urbano. Penso a murales che verranno poi documentati fotograficamente e a installazioni artistiche disseminate per Milano, il tutto tracciato settimanalmente. Questo approccio si ricollega al messaggio che intendo trasmettere con la mia arte: esporre e creare in contesti innovativi che stimolino le persone a considerare prospettive diverse, a distaccarsi dalle abitudini consolidate e dalle routine.

G.Z.: Cosa speri che il pubblico possa portare con sé dopo aver visto le tue opere? Qual è il messaggio più importante che vorresti comunicare?

S.: Le dinamiche sociali, pur dettando codici per la convivenza, spesso ci costringono ad indossare maschere che insidiano la nostra autenticità. Credo fermamente, invece, che la semplice esistenza e la nostra presenza nel mondo dovrebbero bastare a farci sentire completi e in pace con noi stessi. L’impegno sociale e la collaborazione dovrebbero scaturire dal desiderio intrinseco di contribuire, non dalla necessità di dimostrare costantemente il proprio valore.

Solo in questo modo si crea lo spazio per essere autenticamente sé stessi, senza venire schiacciati dalle dinamiche del mondo. Questa libertà interiore, a sua volta, apre la strada a nuove prospettive per affrontare le sfide, per creare e per interpretare la realtà da angolazioni sempre inedite.


Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Recent Comments

tags

. (1) Albo d'oro del Premio letterario (6) ambiente (14) ambiente&territorio (37) arte (83) attualità (6) Audizioni (5) bando (12) bando cinema (1) calcio (3) canto (1) Casting (1) cinema (135) cinema.teatro (5) cinena (1) comunicato stampa (1) concorso (12) CONVEGNI (3) convegno (1) cucina (1) cultura (8) cultura giuridica (2) Danza (85) diritti civili (1) diritto (1) documentari (4) editoria (1) eventi (5) featured (1) Festival (70) festival cinema (20) festival di Cannes (1) festival di Spoleto dei due Mondi (2) festival di Venezia (1) fiction (2) film consigliati (75) Food (3) fotografia (9) genetica (1) giornalismo (2) imprenditoria (1) imprenditoria femminile (1) interviste (11) interviste attori (27) Libri Consigliati (162) libro consigliati (2) medicina (2) moda (5) mondo (2) mostra (4) mostre (56) museo (3) Musica (220) Musica Classica (71) musica jazz (8) musical (2) nuoto (1) opera lirica (1) opere liriche (1) PA (1) pittura (53) poesia (1) premiazioni (1) premio (3) premio cultural classic speciale 2025 (1) premio letterario cultural classic 2023 (7) primopiano (154) rassegne (1) rassegne cinema (2) rassegne musicali (4) Rassegne Teatrali (10) Sala Assoli (1) scrittori (7) scrittura (44) scultura (9) serie tv (1) sport (8) storia (1) Teatro (324) Teatro Acacia (1) Teatro Agusteo (12) teatro Bellini (2) teatro Bolivar (2) Teatro Bracco (1) Teatro Cilea (17) Teatro Diana (1) Teatro Elicantropo (5) Teatro Elicantropo di Napoli (2) teatro lirico (3) Teatro Mercadante (1) Teatro Napoli (143) Teatro Nuovo (28) Teatro Politeama (3) teatro San Carlo (1) teatro San Carluccio (1) Teatro Sannazaro (3) Teatro Teder (1) teatro Tram (3) teatro Trianon (13) TeatroElicantropo (11) teatroilpozzoeilpendolo (5) teatronapoli (8) teatroTram (9) teatroTrianon (46) teelvisione (1) Televisione (38) Territorio (3) theater musical (2) università (2)

Modulo di contatto