DAGOREPORTCome nei film di inizio anni '80 ambientati a Torino, con il migrante Banfi Lino in possesso della schedina in cui nella domenica perfetta il Catania batte la Juventus di Agnelli, il campionato si ripresenta dopo la sosta con un canovaccio da mondo capovolto. Spartaco ha riscritto la storia. Django si è messo in mutande e partendo dal basso, prende a calci chi è abituato a comandare.
UDINESE-INTERBOJAN
Tranne Lazio e Napoli perdono tutte le prime. Delio Rossi torna a meritarsi una copertina battendo la Juve (piegata dagli errori di Buffon) a casa propria. Il Pescara di Bergodi irride la Fiorentina. Stramaccioni incassa tre schiaffi a Udine. Coda e testa del campionato ne risentono. La Juve ha cinque punti di vantaggio, la Champions sul groppone e il prossimo impegno di torneo nella tana di un Parma in forma strepitosa. Nessuno pensa davvero che la SuperLazio di Pektovic, Lotito (e magari Lampard) possa veramente insidiare ricambi, finanze e la marcia finora quasi trionfale dei contieni. Però è bello pensare che ci sia competizione. Ci si diverte. Niente è scontato. Visti i valori in campo non è poco.
ALLEGRI
SONO DELIO ROSSI. E così tra una svista arbitrale (per una volta paga duramente la Juventus) e una del proprio portiere, l'argentino Mauro Icardi e il romagnolo Delio Rossi fecero l'impresa. La Sampdoria in piena zona retrocessione sembra la vittima ideale per concludere degnamente un girone d'andata condotto da padrona.
BOATENG
Invece dopo il vantaggio di Giovinco su rigore e l'espulsione del difensore genovese Berardi, con l'uomo in più per un tempo la Juventus si fa riprendere dal doppio golpe di Icardi. Il primo è tiro senza pretese che si trasforma in dono di Buffon. Il secondo un bel gesto atletico che brucia il titolare della Nazionale sul primo palo.
L'assalto finale tra un rigore negato e una traversa di Vucinic non basta a covare un vero rimpianto. Juve bolsa, ingolfata. Conte un po' nervoso: "Non siamo marziani, i marziani stanno da un'altra parte. Tra infortuni e giocatori non in buone condizioni dovremo stringere i denti". Lotito dietro ride. Con un quinto delle spese.
LAZIO-CAGLIARI
SAN KLOSE. SAN ORSATO. Vince la Lazio nell'anticipo e si issa a trentanove. A cinque dalla Juve aspettando l'Atalanta. Ennesimo miracolo di Pektovic che questa volta, nel dubbio, si affida all'arbitro per ottenere un rigore generoso che inchioda l'uscita del portiere Agazzi (poi espulso insieme a Cossu) su Klose e permette a Candreva di fissare il 2-1.
MONTELLA
Gara aspra, sardi in vantaggio con Sau e sopra all'Olimpico fino a undici minuti dalla fine. Konko in mischia, prima del finale raddrizza la barca che diventa bicchiere pienissimo a un soffio dal termine. Mentre la società ( e i tifosi) scaricano Zarate "Vattene". L'argentino concorda: "Che tristezza. Meglio andare via".
Dopo la vergognetta di Busto Arsizio e la sacrosanta reazione di Boateng (con buona pace di Joseph Blatter e Filippo Facci) mini replay a Roma nei confronti del cagliaritano Ibarbo. Pochi fischi, dissociazione plateale del resto dello stadio. Lotito la vede così: "I buu ad Ibarbo? La Lazio viene additata come una società razzista e non lo è. Purtroppo non possiamo controllare l'atteggiamento dei singoli tifosi. Non si può criminalizzare un'intera tifoseria per il comportamento di poche decine di persone".
BUFFONDELIO ROSSI
STRAMAFLOPTornando alla bellezza, copertina per Totò Di Natale, 35 anni, che illumina Udine con una traversa su punizione il pomeriggio dell'Udinese e poi, quando l'inter bluff di Stramaccioni cala le braghe segna una doppietta (il terzo gol del tabellino è di Muriel) che ne conferma la quasi immortalità. Ottima la squadra di Guidolin, fragile l'Inter, anche mentalmente, quando si accorge che le proteste di Palacio (lievemente cinturato in area sullo 0-0) non porteranno al rigore.
Da settimane (con qualche ragione e non pochi torti) l'Inter si sente sotto assedio e in piena sindrome di accerchiamento. La verità è che arbitri a parte, l'ultima gara davvero brillante fu quella vinta a Torino con la Juve per 3-1. Da allora un crollo o quasi. Il tridente è insostenibile. Sneijder è fuori dai piani, l'Inter anche. Il secondo posto si allontana, il Milan dato per morto è pericolosamente vicino. Il giovane tecnico davanti alla prima vera crisi della sua corsa milanese.
CAVANICAVANI
ROMETTA PARTENOPEA. Si rialza il Napoli che piega la Roma per 4-1 ed è terzo a 37. Come sempre con Zeman si balla sul verde terreno dei paradossi. La Roma gioca meglio nel primo tempo e va sotto dopo un amen a causa del solito Cavani. Totti libera poi Destro davanti a De Santis ma un po' il portiere, un po' l'imprecisione della punta (Osvaldo, in gol, entrerà tardi) lasciano gli uomini di Mazzarri in vantaggio. Il secondo tempo è tipico Zeman. Azioni da una parte e dall'altra. Difesa romanista distratta. Portiere incerto. Altre due perle di Cavani prima di Maggio. Applausi. Finalmente. L'ALBERO DEL PERIN. Altra sconfitta inattesa, lunare, quella della Fiorentina in casa di fronte al Pescara di Cristiano Bergodi. Pubblico in festa e Pescara che imbarca acqua nel primo tempo da ogni lato. Cuadrado scatenato, Toni ripetutamente lasciato libero dai centrali abruzzesi, il prologo di una goleada. Invece un ragazzo di 18 anni con i guanti e la maglia arancio Anas prende tutto, ma proprio tutto quel che è possibile.
TOTTIPANDEV
Sullo zero a zero nella ripresa al Pescara bastano due tiri per sgretolare una Viola meno precisa del solito e poi, via via sempre più sfiduciata. Tonfo che attenua la caduta interista e permette al Milan dopo lo stop romano di recuperare tre punti piegando il Siena di Iachini per 2-1. Per sbloccare (dopo 67 minuti!) c'è un dubbio gol di Bojan viziato su fallo a Bogdani, raddoppio su rigore, nervi finali. Milan ormai in corsa Champions, salito a 30 e a due soli punti dalla Roma.
DESTRO
IL GUSTO DELLE ALTRE. Dolce quello del Parma, salito a 29 dopo il 2-1 su un Palermo disperato. Donadoni sogna. La città accarezza l'Europa proprio nell'anno del centenario. Pari Agrodolce del Torino (80 minuti in 11 contro dieci a Catania per produrre un tremolante 0-0), consolante successo genoano sul Bologna (doppietta di Marco Borriello).
Alessandra Farkas per Corriere della Sera
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Il tanto annunciato secondo Oscar a Kathryn Bigelow per «Zero Dark Thirty», il film sulla caccia e l'uccisione di Osama Bin Laden (in Italia dal prossimo 7 febbraio) potrebbe non materializzarsi mai. O almeno così spera la nota scrittrice femminista Naomi Wolf, che per sbarrare la strada alla prima e unica donna a vincere il premio Oscar per la regia, (nel 2010, con il film «The Hurt Locker») le ha inviato una feroce lettera aperta, pubblicata dal britannico Guardian, dove la paragona addirittura a Leni Riefenstahl, la regista ufficiale di Adolf Hitler.
Zero Dark Thirty guai sul set e titolo di lavorazione per il film di Kathryn Bigelow naomi wolf
«Anche tu, come Riefenstahl, sei una grande artista - teorizza la Wolf - e se Leni sarà per sempre sinonimo del regime nazista, tu verrai ricordata dai posteri come l'ancella della tortura». Nel mirino dell'autrice di «Il Mito della Bellezza», oltre alle «pretese documentaristiche di un film mendace e per nulla realistico» sono i «compromessi amorali» adottati dalla Bigelow. Che nel film sposa tesi pro-militaristiche «per ottenere il pieno appoggio dal Pentagono». E quindi «l'accesso illimitato alle sue risorse tecnologiche, di personale e intelligence che le hanno garantito gli investimenti milionari e una gigantesca campagna promozionale».
«Zero Dark Thirty trasforma in eroi e eroine gente che si è macchiata dei più brutali crimini contro l'umanità», punta il dito Wolf, figlia di un profugo ebreo romeno, che sbatte in faccia alla rivale «il precedente storico di delitti basati solo sulla razza». Ma il giudizio più duro riguarda la tesi del film («una ignobile menzogna riaffermata sequenza dopo sequenza») secondo cui il famigerato programma di tortura implementato dalla Cia avrebbe portato alla cattura ed eliminazione del leader di Al Qaeda, nonché alla vittoria della guerra globale contro il terrore.
KATHRYN BIGELOW KATHRYN BIGELOW
Il legame tra i durissimi metodi d'interrogatorio della Cia e la scoperta del rifugio di Bin Laden non è andato giù alla Wolf. «Benissimo, compagna reporter: scopri le tue fonti e mostra le prove», ironizza nella lettera, aggiungendo che la Bigelow non potrà mai farlo «perché cinque decenni di indagini citate nel mio libro The End of America, confermano che la tortura non funziona». E chi avesse ancora dubbi, aggiunge, può consultare i reportage di Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano britannico The Independent o leggere il rapporto di Human Rights First del 2011 che, a detta della Wolf, «confuta la premessa stessa di Zero Dark Thirty».
A darle ragione sono i senatori Dianne Feinstein, californiana, capo della Intelligence Committee, il Chairman della Armed Services Committee Carl Levin (Michigan)e il senatore dell'Arizona John McCain che hanno deciso di avviare un'indagine ufficiale per far luce sui rapporti intercorsi fra alcuni esponenti della Cia, la Bigelow e Mark Boal, sceneggiatore del film.
NAOMI WOLF ARRESTATA A NEW YORK
L'indagine, spiegano i tre leader bipartisan, ha come fine quello di «appurare se esistono prove che le tecniche di interrogatorio mediante tortura abbiano prodotto informazioni che hanno aiutato le autorità a localizzare e uccidere Osama nel maggio del 2011». E se ci fu «uno scambio d'informazioni secretate tra fonti interne alla Cia e i realizzatori di Zero Dark Thirty» e fino a che punto queste abbiano «influenzato la versione della storia accreditata dal film».
Cathryn Bigelow con le due statuette oscar
In un comunicato di qualche giorno fa, il direttore della Cia Michael Morell aveva stigmatizzato la versione della storia sposata dal film giudicandola «non realistica», pur lasciando aperta ogni ipotesi circa la possibilità che le tecniche d'interrogatorio abbiano giocato un ruolo centrale nell'operazione. «La verità è che molte piste d'intelligence hanno condotto gli analisti della Cia fino al nascondiglio di Abbottabad - ha spiegato Morell - insieme a quelle che scaturivano dagli interrogatori, c'erano molte altre tracce che sono state seguite.
naomi wolf
Se furono in effetti decisive quelle raccolte durante gli interrogatori, come suggerisce il film, è questione dibattuta che non può essere e non sarà mai appurata». Ma nella lettera inviata lunedì al Congresso, i tre senatori americani citano l'analisi del programma di detenzione e interrogatori della Cia post 11 Settembre realizzata dall'Intelligence Committee secondo cui il prigioniero che portò l'intelligence Usa sulle tracce di Bin Laden «ha fornito tali informazioni cruciali prima di essere sottoposto a tecniche di interrogazione coercitive».
Paolo Scotti per IlGiornale.it
Anche i ricchi piangono. Ovvero: coraggio, comuni disoccupati. In tempi di crisi perfino le stelle della tv restano senza lavoro. Non che si tratti di guai paragonabili. Ma, certo, per chi, oltre che di vil denaro, campa anche di fama (magari con complicazioni psicologiche da teledipendenza) la batosta può risultare (quasi) altrettanto pesante. Il fatto è una volta in tv si poteva tentare, azzardare, sperimentare. Oggi o funzioni subito o arrivederci e grazie. E le chiusure (anticipate) dei nuovi programmi non si contano più.
L'ultima della lista è Cristina Parodi: tre mesi di share deprimenti, di critiche derisorie (il suo Cristina Parodi Live riscuoteva successo solo tra «I Nuovi Mostri» di Striscia la Notizia) e La7 ne ha decretato l'archiviazione anticipata. «Il mio programma avrebbe avuto bisogno di più tempo», s'è lamentata lei. Ma il tempo non c'è più, e i soldi nemmeno.
Se non altro la Parodi dovrebbe poter contare «su un nuovo programma per la prossima stagione»; disperatamente nullafacente, invece, potrebbe restare Alessio Vinci. Il flop del suo Domenica Live, la cui chiusura alla quarta puntata fece più clamore ancora per i proclami di cambiamento che l'avevano preceduto, non sarà seguito da alcun ritorno: anche Matrix dovrebbe restare sospeso per il 2013.
Non molto più allegri si sentiranno Flavio Insinna e la coppia Luca e Paolo. Il primo, infilati un paio di madornali passi falsi (una esagitata Corrida, un farraginoso Il braccio e la mente) è riparato alla radio, dove si sta leccando le ferite; ma di tv, almeno per ora, nemmeno parlarne. I secondi l'hanno fatta più grossa ancora: ereditato uno show come Scherzi a parte l'hanno trasformato in un varietà. Risultato? Scherzi a parte non era più Scherzi a parte. Così Luca e Paolo ora stanno con le braccia incrociate.
Ci sono poi le disoccupazioni forzate che lasciano strascichi addirittura giudiziari. La coppia Milo Infante - Lorena Bianchetti, già poco brillante conduttrice de L'Italia sul 2, è stata unita da un comune amaro destino: lui ha fatto causa alla Rai «perché penalizzato professionalmente» dalla debordante presenza di lei («Ma Lorenza non c'entra - ha carinamente precisato Milo - la colpa è dell'azienda»); lei ha dato di persona su Facebook l'annuncio della soppressione del suo Parliamone in famiglia.
Conseguenza: oggi tutti e due sono frequentano un assiduo ozio televisivo. Vittime delle inappellabili sentenze degli ascolti sono sia chi per giustificare le debacle, era solito invocare persecuzioni politiche (traslocata da Rai 3 a La7 Serena Dandini ha continuato a sedere sul solito divano e il suo The show must go off si è seduto su di un autodistruttivo 4 per cento) sia i padri della patria televisiva (Pippo Baudo, che aveva autonomamente stabilito d'interrompere il suo pur pregevole Il viaggio se non avesse raggiunto il 10 per cento; lo share è sceso prima al 7, poi addirittura al 3).
E accanto ai cassintegrati dello show business, la crisi ha inventato anche «le star all'ultimo appello». Cioè quei divi che, in precario equilibrio causa flop o naturale logoramento, puntano tutto su un nuovo, periglioso progetto.
È il caso di Alessia Marcuzzi, che definitivamente orfana de Il Grande Fratello e rinunciataria di ben tre nuovi progetti di fila, il 16 e 23 gennaio si giocherà il tutto per tutto con Extreme Make Over, in cui costruirà case per famiglie bisognose.
Ma quanto a rischi anche l'ex Francesco Facchinetti non scherza: tre fiaschi alle spalle - Ciak si canta, Star Academy, l'esclusione da X Factor- e un programma «o la va o la spacca» dal titolo poco rassicurante: Rai boh.
E in posizione da sorvegliati speciali sono anche Fabrizio Frizzi (soppresso Per tutta la vita, rimandato I soliti ignoti, ci riprova con un mega-game show dal titolo Red or Black), Geppy Cucciari (dopo che La 7 gli ha annullato G'Day da marzo dovrebbe darle la prima serata del mercoledì) e Paola Perego, la cui posizione è addirittura esemplare.
Anche se ha avuto successo, infatti, il suo Attenti a quei due è stato cassato «per costi eccessivi». E anche Paola ha dovuto rimettere tutto in gioco con due puntate- pilota, l'ultima in onda in onda proprio ieri, dello sperimentale Superbrain. Della serie: la crisi non risparmia proprio nessuno.