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Come il vento tra i mandorli
Un Romanzo da non perdere...
Palestina, metà degli anni Cinquanta. Mentre il conflitto arabo-israeliano infiamma. Ichmad, dodici anni, un talento non comune per la matematica e un'ammirazione sconfinata per Albert Einstein, suo grande mito, scopre per la prima volta la violenza e la paura. La sua famiglia viene costretta dall'esercito israeliano ad abbandonare la casa e tutti i propri averi per trasferirsi in un fazzoletto di terra rallegrato soltanto da una pianta di mandorlo, unica fonte di sostentamento e ristoro. Ma i problemi non sono finiti: quando il padre di Ichmad viene imprigionato con l'accusa di aver nascosto delle armi per i rivoluzionari, spetta al primogenito il compito di prendersi cura della madre e dei numerosi fratelli. Ichmad deve trovare un lavoro, e in fretta, per combattere un nuovo, subdolo nemico: la fame. Suo unico conforto, il mandorlo in fondo al giardino, dai cui rami può spiare il moshav limitrofo e vedere bambine e bambini giocare felici, un mondo tanto difficile da comprendere quanto affascinante. Quando, anno dopo anno, ingiustizia dopo ingiustizia, i suoi fratelli soccombono all'odio verso Israele, Ichmad lotta per dare un senso a ciò che lo circonda. Usando il suo talento e la sua intelligenza, vince una borsa di studio per l'università dove può iniziare a costruirsi una vita migliore. La storia fa il suo corso. Mentre Ichmad, ormai adulto, riesce a emigrare negli Stati Uniti dove finalmente ricomincia a sognare.
UN VERO SUCCESSO EDITORIALE
Come il vento tra i mandorli (Feltrinelli, 2014) è un romanzo divenuto un bestseller grazie al passaparola dei lettori che gli hanno riconosciuto un successo inatteso. L’autrice Michelle Cohen Corasanti è un avvocato americano di origini ebraiche specializzato in diritti civili e internazionali. Giovanissima, all’età di sedici anni, insieme ad alcuni parenti si trasferisce in Israele. Vivrà lì per sette anni affrontando in prima persona e vivendo sulla sua pelle il conflitto tra arabi e israeliani. La sua presa di coscienza sarà determinante, una volta tornata in America, per la creazione dell’associazione The Almond Tree Project che tramite le arti musicali e visive ha lo scopo di promuovere il dialogo tra il popolo di Israele e il popolo della Palestina.
La storia è narrata in prima persona dal protagonista Ichmad, un dodicenne palestinese con un grande talento per la matematica. È una storia drammatica e nello stesso tempo piena di speranza. Siamo nel 1955, Ichmad vive in Palestina nella sua bella casa con intorno un giardino di aranci che padre Baba ama curare insieme alla madre. Quella sera la mamma di Ichamd aveva sfornato tanti dolci, e lui insieme ai suoi fratelli più piccoli si rincorrevano rubando di tanto in tanto qualche biscotto ai datteri. La piccola Amal, con la testolina piena di ricci e in camicia da notte, aveva superato il cancello con il cartello Alt! Vietato l’accesso e correva verso il prato. Le urla della madre non la fermarono e in pochi secondi fu lanciata in aria. Era entrata in un campo minato inseguendo una farfalla. Quella notte il piccolo Ichmad sentì i pianti e le urla dei suoi genitori. Il governo israeliano, in quegli anni, aveva avviato la confisca delle terre dei palestinesi, e pochi giorni dopo quel tragico evento, Ichmad e la sua famiglia si videro circondati dai militari che recintando la loro casa con il filo spinato diedero solo trenta minuti per portare fuori tutte le loro cose. Su di un carro posero i centoquattro ritratti che il padre Baba aveva fatto frequentando l’accademia d’arte di Nazareth, i libri sui grandi maestri: Monet, Van Gogh, Picasso, Rembrandt, il servizio da tè d’argento della mamma e tutto il resto. Andando via, i militari piantarono il cartello Alt! Vietato l’accesso.
“Le stesse parole al limitare del campo minato in cui era morta la mia sorellina Amal.”
Condotti oltre la collina giunsero in un giardino infestati di erbacce e alla loro nuova casa: era piccola, fatta di mattoni con una lamina di metallo che faceva da porta e dentro una sola stanza per tutti. Le sofferenze tuttavia non erano finite. Il padre viene arrestato con l’accusa di far parte della resistenza palestinese e la piccola casa di mattoni viene requisita per cui saranno costretti di nuovo a trasferirsi ma questa volta in un campo profughi, sotto una tenda.
“Nel tentativo di non lasciare che i miei pensieri mi riportassero ai ricordi di Baba, giocavo con problemi matematici. Calcolai il numero di abitanti che ogni giorno venivano in piazza: considerai i fattori che influenzavano l’equazione, come la gente diretta alla moschea, gli orari di apertura della sala da tè e dei negozi, il numero di volte che le persone venivano per usare il pozzo del villaggio.“
Ichmad e i suoi fratelli, pur piccoli, dovranno lavorare e lui, nonostante fosse stremato dalla fatica, non c’era sera che non si impegnasse a studiare. Nel campo profughi, dove era la sua tenda, un albero di mandorlo si apriva con tutti i suoi rami. Il mandorlo ebbe un nome, Shahida, e sarà protagonista nella vita di Ichmad, dapprima nei suoi giochi, arrampicandosi fra i rami, poi come sostentamento alla sua famiglia. Ichmad cresce con la voglia di imparare e diventare come il suo eroe Albert Einstein, mentre suo fratello Abbas vorrebbe vendicarsi contro coloro che hanno procurato tutte le loro sofferenze. L’amore per la matematica lo renderà un piccolo genio che gli consentirà la via d’uscita non solo dalla miseria ma anche da tutto l’odio che respirava intorno a lui. Dopo aver scoperto il dolore e la rabbia, Ichmad sarà fra i pochi vincitori di una borsa di studi all’Università di Gerusalemme e l’amore per lo studio della matematica gli permetterà di conoscere e vivere la bellezza del mondo.
“La mia infanzia mi ha insegnato che una goccia insistente può bucare la roccia. L’istruzione è stata la mia ancora di salvezza; e grazie a essa, sono stato in grado di elevarmi al di sopra delle circostanze in cui ero costretto a vivere.“
Scritto con grande partecipazione da parte dell’autrice, Come il vento tra i mandorli è una storia struggente, la tragedia di un conflitto che ancora oggi ci vede spettatori inermi, senza nessuna ipotesi di risoluzione ma che allo stesso tempo ci regala la speranza del buon fine. Quella stessa speranza che ha nutrito l’albero di mandorlo di Ichmad, rimasto lì fermo e immobile, a vegliare su di loro, nel vento della guerra.
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