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INTERVISTE ESCLUSIVE NAPOLI CULTURAL CLASSIC: dott. Mario Giuliano - Premio per la Ricerca
DI CHI PARLIAMO
dott. Mario Giuliano
"Per l'esperienza di Studio e Ricerca maturati nel campo oncologico e il contributo apportato, di sicuro avanzamento, nella lotta contro il tumore al seno; per essere tra quanti rendono grande il nome dell'Italia all'Estero"
, Le è stato conferito il Premio NAPOLI CULTURAL CLASSIC per la RICERCA, nell'ambito della Serata dedicata alle Eccellenze, lo scorso 24 maggio. Cosa ha rappresentato per Lei il succitato riconoscimento e come ha vissuto quel momento?
Negli ultimi anni ho dedicato tutte le mie energie alla ricerca oncologica e ricevere un riconoscimento per il mio impegno da parte di un’associazione prestigiosa come NAPOLI CULTURAL CLASSIC non può che essere per me motivo di enorme soddisfazione e orgoglio. Ho vissuto con grande emozione la cerimonia di consegna del premio che si è svolta in uno scenario davvero suggestivo e, soprattutto , di fronte a tante persone a me care.
Una laurea in Medicina e Chirurgia e successivamente la specializzazione in Oncologia Medica, presso la Federico II di Napoli . Per quale motivo ha preferito trasferirsi negli Stati Uniti ?
Sin dai tempi in cui ero uno studente di medicina, ho coltivato il sogno di occuparmi di ricerca in campo oncologico. Allora, come oggi, tutto mi affascinava della ricerca oncologica: gli aspetti scientifici di una branca della medicina in continua evoluzione, la sfida coraggiosa contro un male che ancora oggi è considerato spesso al di sopra delle nostre possibilità di cura e soprattutto il desiderio di essere utile a molte persone e l’ambizione di poter lasciare un segno nella loro vita. Sin dalla nascita di questa mia passione ho sognato di poterla attuare negli Stati Uniti, dove l’eccellenza nell’ambito della ricerca oncologica raggiunge livelli unici al mondo. Riuscire a portare a termine con successo un’esperienza del genere ha rappresentato e rappresenta per me una fonte di gioia e ulteriore motivazione.
Verso quali Strutture ha orientato la sua scelta?
Inizialmente ho lavorato presso un ospedale oncologico chiamato MD Anderson Cancer Center, a Houston in Texas,
da lungo tempo considerato il primo centro oncologico degli Stati Uniti. Successivamente, sempre a Houston, ho lavorato al Baylor College of Medicine, un istituto accademico di ricerca riconosciuto a livello internazionale in molti ambiti di ricerca, tra cui quello oncologico.
Come viene accolto, negli Stati Uniti, un giovane ricercatore? Come sono gli ambienti di lavoro e che atmosfera vi si respira? Che tipo di rapporto si instaura con i colleghi di lavoro?
L’ambiente di lavoro negli Stati Uniti, soprattutto in ambito accademico, è fantastico. Le istituzioni di ricerca americane sono organizzate per offrire grande ospitalità a ricercatori provenienti da qualsiasi parte del mondo. Ovviamente, in un ambiente di lavoro internazionale e multietnico, i rapporti professionali e interpersonali sono inizialmente influenzati da notevoli differenze culturali, che tuttavia non rappresentano mai un ostacolo all’integrazione. Al contrario, questo melting pot culturale è motivo di arricchimento e crescita personale per chi, come me, ha avuto la fortuna di lavorare per diversi anni fianco a fianco con tanti colleghi stranieri.
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Quali progetti ha avuto la possibilità di realizzare?
Ho lavorato a molti progetti durante gli anni passati negli USA, principalmente volti allo sviluppo di nuove terapie a bersaglio molecolare specifico e alla comprensione dei meccanismi di resistenza a farmaci oncologici già in uso per il trattamento del tumore al seno. Molti di questi progetti hanno dato risultati promettenti e sono in fase di ulteriore sviluppo.
Cosa si prova quando si è certi di essere pervenuti a un nuovo obiettivo?
Ottenere dei risultati positivi e realizzare parte delle proprie ambizioni professionali è sicuramente motivo di grande soddisfazione per me, ma al tempo stesso rappresenta una motivazione ulteriore a fare di più e dedicarsi al meglio al prossimo obiettivo.
Tra i numerosi i riconoscimenti ottenuti negli Stati Uniti, qual è quello di cui è maggiormente orgoglioso e perché?
Il riconoscimento di cui vado più orgoglioso risale al Dicembre 2012 quando la mia ricerca fu selezionata per una presentazione in sessione plenaria al San Antonio Breast Cancer Symposium, che rappresenta il congresso internazionale sul tumore al seno più importante al mondo e ogni anno accoglie circa 9.000 oncologi esperti di tumore al seno provenienti da più di 90 nazioni.
Ora, è di nuovo in Italia, ricercatore medico all’Università Federico II di Napoli. Quali motivi sono a monte di questa decisione?
Pur sognando un’esperienza di ricerca negli Stati Uniti ho sempre pensato di voler tornare in Italia e passare qui gran parte della mia vita. Fortunatamente di recente mi è stata offerta l’opportunità di lavorare in ambito accademico con un gruppo di ricerca giovane ed altamente promettente e per questo non ho avuto alcun dubbio a rientrare.
Ha mantenuto contatti con il Baylor College of Medicine di Houston?
Sì, i miei contatti con il Baylor non si sono mai chiusi. Attualmente infatti, mantengo un ruolo di Adjunct Assistant Professor presso il centro di ricerche sul tumore al seno al Baylor, e continuo a occuparmi di numerosi progetti di ricerca in collaborazione con questa istituzione.
Attualmente, a cosa sta dedicando le Sue energie?
Alla ricerca oncologica, come ho fatto fino ad ora, ma anche all’attività clinica e all’insegnamento universitario.
Lo studio e gli aggiornamenti necessitano sempre di molto tempo? Ha tempo per altro?
Devo dire che ho davvero poco tempo per tutto il resto. Credo di dover migliorare molto questo aspetto della mia vita.
Oltre alla Ricerca, quali sono le passioni che coltiva?
Viaggiare è la mia più grande passione. Cerco di viaggiare il più possibile, anche se spesso questo non è facilmente attuabile, dati gli impegni di lavoro. Una delle mie aspirazioni più grandi è quella di passare gli anni della maturità visitando il mondo intero, possibilmente in compagnia delle persone a me più care.
Quali progetti ha per il futuro?
Continuare a “ricercare” cure migliori contro il cancro e arricchire la mia vita personale dando più spazio a famiglia e amici.
a cura di Anna Bruno
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