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I giusti pensieri.. con Aldo Busi
BUSI: "NON DIFENDO AFFATTO DOLCE & GABBANA! SONO A FAVORE DI MATRIMONI OMOSESSUALI E ADOZIONI. MA I FIGLI NON SONO UN DIRITTO. L'UTERO IN AFFITTO VA RIPUDIATO" - 2. "LA MASSIMA UTILITÀ SOCIALE PER COPPIE OMOSESSUALI È NON FARE FIGLI MA ADOTTARE QUELLI CHE UOMINI E DONNE INCOSCIENTI ABBANDONANO, E NON SEMPRE PER MISERIA"
Lettera di Aldo Busi
Con grande fastidio ritorno sull’argomento e prego dagospia di pubblicare questa mia precisazione, visto che su più siti appare una calunnia vera e propria contro di me che recita “Aldo Busi difende Dolce e Gabbana”.
È vero l’esatto contrario: tra le due fazioni che sento aliene a pari merito, se proprio devo sto con Elton John e i figli suoi e del suo sposo, inutilmente e goffamente offesi, a dimostrazione, come altri hanno già scritto, “che questi due stilisti non sono culturalmente e intellettualmente all’altezza del loro status economico e sociale”.
Uno dei due, tale Domenico Dolce che non saprei distinguere dall’altro, tale Stefano Gabbana, ha espresso un’opinione eticamente orrenda e razzista contro i figli del cantante, per me parimenti inascoltabile e inguardabile, definendoli “figli artificiali”, cosa che io non penso affatto e che mi ripugna, perché un essere umano presente all’anagrafe - e sottolineo presente sulla Terra, qui e subito, cioè non futuribile - che sia stato portato dalla cicogna o tramite amplesso uomo-donna o, orrore, utero donato, comprato, venduto, ormai è paritario per dignità, umanità e necessità a ogni altro. Una volta che c’è, è sacro, irrinunciabile e pienamente umano di per sé, e l’origine è una sola per chiunque: insondabile.
Io non giudico quanto è stato fatto in genitorialità e chi l’ha fatto e tramite cosa e chi l’ha fatto e come la farà malgrado tutto, io offro una riflessione sul da farsi o su quanto si potrebbe fare e non fare d’ora in poi: almeno ripudiare un utero in affitto rinunciandovi per sempre e rispedendo al mittente anche il più gratuito simile dono della fuori di testa che te lo fa e magari ti obbliga pure ad accettarlo. Il principio è già stato formulato ampiamente: un figlio non è un diritto. Né per natura né per scienza né per legge, quindi non dovrebbe esserlo nemmeno per sfizio.
Mi vedo pertanto costretto a ricordare l’incipit del mio testo apparso il 17 marzo sul “Corriere della Sera” che recita proprio così: “Premesso che ogni creatura umana venuta al mondo è la più gloriosa delle invenzioni e delle gioie - ma una volta venuta al mondo, non prima: non è certo di altri miliardi di esiliati ai margini di terre desertificate manducanti appena appena che ha urgentemente bisogno il pianeta - e che non esiste differenza discriminante come e da chi al mondo sia venuta...”.
Visto che si osa accostare la mia persona a fanatici figuri di ripugnante oscurantismo a libro-paga delle destre estreme cattolicanti - quindi anche del Pd più bigottamente bolognese e anti-Cassero - e si arriva a dare dell’omofobo persino a me e addirittura dello “scrittore gay/omosessuale” allorché io sono uno scrittore e basta, gay e omosessuali qualcosa lo saranno i disgraziati che mi e si appiccicano questa etichetta addosso, ne approfitto per fare l’elenco delle mie idee in materia:
a) sono favorevole al matrimonio tra due persone dello stesso sesso, perché sarebbe pur sempre, benché ultronea, la premessa a un’adozione meno utopistica di quella a favore di una singola persona,
b) sono a favore dell’adozione da parte di due persone dello stesso sesso,
c) sono a favore e anzi auspico al più presto una legge contro l’omofobia,
d) penso che la massima utilità sociale degli omosessuali più responsabili e affettivamente e intellettualmente maturi sia proprio quella di non fare figli anche loro e di occuparsi invece, adottandoli, di quelli che tantissimi uomini e donne incoscienti fanno alla cazzo di cane e abbandonano, non sempre per miseria,
e) sono favorevole alle adozioni da parte di singole persone, anche in virtù del fatto che non c’è coppia etero o omo che non possa scoppiare da un giorno all’altro, ma vorrei sapere a chi affidano il bambino adottato quando, come facciamo più o meno tutti, vanno a lavorare per mantenerlo,
f) sono favorevole all’aborto, anche se personalmente farei di tutto, cioè mi impegnerei con le mie finanze per il futuro, per evitarlo a una mia figlia, nipote, qualsiasi ragazza a me cara, ma infine non vorrei mai avere l’ultima parola su di lei ? tra l’altro mi è appena successo, un primo bonifico e un po’ di conforto standard e via, si nasce.
Sono favorevole, in sintesi, a che ogni contribuente sia cittadino per difesa e protezione istituzionali paritario a ogni altro, punto.
Quanto al forzare con la scienza la propria negata predisposizione alla maternità, ribadisco quanto affermato nella mia intervista al “Secolo XIX“ sempre del 17 marzo, che cito a braccio: “Se ti è toccata e sei intelligente fino in fondo, vai fiera anche della tua sterilità”, cioè, provi a mutarla in fertilità se proprio ci tieni, ma senza entrare nella spirale della mitomania procreativa a tutti i costi e tanto da rompere i coglioni a tutto un parentado e un quartiere per decenni. Il che si addice sia alle donne sia agli uomini, gay, lesbiche, giovani, vecchie, vecchi, etero o casti senza tempo che siano.
Certo, per rinsavire dovrebbero leggere Aldo Busi almeno per quanto scrive nero su bianco e non per quanto vi proiettano dal grigio aprioristico e permaloso delle loro bacate testoline religiosistiche e sessiste, risparmierebbero pure invece di dare fondo a capitali e a ipofisi per inseguire le loro fole e follie tra uteri in affitto, eterologhe, omologhe, provette, giubilei di mutande firmate e lagne in concert di starlette surrogate del nulla ? e “altri specchietti del momento per le allodole” di sempre.
Ps pur esprimendo la mia paziente solidarietà ai ragazzi e alle ragazze del Cassero di Bologna allegramente citazionisti dello spirito di Charlie Hebdo (i soliti esagerati sepolcri imbiancati li hanno definiti “blasfemi”), ricordo loro che nell’anticipazione del mio romanzo Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata) apparsa ieri proprio su dagospia.com c’è il solo dogma non ulteriormente discutibile della modernità: meglio astenersene che fare certa pubblicità gratis.
“SENZA ETICA NON C’È ESTETICA” - BUSI, UN GRANDE MORALISTA LOMBARDO: “LA MIA EDUCAZIONE CIVICA È QUASI 'LUTERANA'” - "QUANDO ERO BAMBINO SPUTAI L'OSTIA. I PRETI VOLEVANO IMPORMI DI PERSARE COME VOGLIONO LORO" - ''IL PORNO? MI DÀ UN SENSO DI CLAUSTROFOBIA” -
Lo scrittore presenta “Vacche amiche”, la sua biografia non autorizzata, a Filippo La Porta e se la prende con la Fallaci (“Pensava all’ingrosso”), Proust, i preti (“Quando ero bambino sputai l’ostia. Volevano impormi di pensare come vogliono loro") i genitori di oggi: "La letteratura, un consumo come gli altri? A dire il vero in Italia non è mai arrivata"...
Filippo La Porta per “Il Messaggero”
In un libro di Aldo Busi colpisce subito lo stile, la qualità ripercussiva dello stile, la voce inconfondibile dell’autore, perentoria e solo apparentemente frivola, il tono giocoso e malinconico.
Questo Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata) - Marsilio - , che mescola felicemente l’affabulazione con il diario morale e il memoir (l’autore dichiara la sua insofferenza verso le trame romanzesche, tutte uguali) si ribalta definitivamente l’immagine pubblica di Busi, consegnata a talk show e reality TV.
Per niente trasgressivo e amorale. Anzi, come nel precedente ''E io, che ho le rose fiorite anche d’inverno?'', rientra a buon diritto in una tradizione alta, illuminista, di moralisti lombardi: unico progresso promotore dello sviluppo intellettuale, morale, sessuale, materiale, etc. è infatti quello dell’ “etica civile”.
Nel libro se la prende - anche molto divertendoci - con parecchie cose: con i ricchi dalla nascita, con i poveri dalla nascita (quando diventano rancorosi), con il potere della Religione e con la religione del Potere, con gli evasori fiscali, con quelli che raccontano barzellette, con Oriana Fallaci che scriveva (e pensava) “all’ingrosso”, con i critici (che non distinguono uno scrittore da uno scribacchino),
con chi non ci parla mai della propria sessualità (e dunque parla solo per parlare), con la “morta subcultura dell’immagine… tutto si guarda e niente si legge”, perfino (in parte) con Proust (perché quando si discorre di borghesia Thomas Mann è più moderno e interessante) con i genitori che non vivono per i propri figli e che non li educano al rispetto di sé e degli altri…
Partiamo proprio dall’etica. Senta, Busi, perché bisogna agire bene? per un imperativo categorico? Perché così si è più dentro la realtà, che è relazione con gli altri?
«Per cercare un principio di realtà che non sia solo il mio, ma comune e comunitario. E poi senza etica non c’è estetica. È importante trovare le “parole per dirlo” attraverso i fatti che sono stati esperiti: la comunicazione nasce da qui, ed è invenzione della lingua, grido e onomatopea. La spontaneità poi è un punto di arrivo, una immensa preparazione. In ciò consiste la “moralità” della letteratura».
Nella vita lei si considera virtuoso?
«Sì, come dico nel libro non accetto pagamenti in nero, non potrei viaggiare in bus senza biglietto, etc. Pensi a Sade: l’opera impudica, la vita virtuosa. La mia educazione civica è quasi “luterana”, compiuta in Germania e in Francia, poi quando scrivo mi vendico della mia stessa onestà, che è un peso, e mi spingo oltre tutti i confini».
Chi legge è meglio di chi non legge?
«Assolutamente no! Dipende da cosa e come si legge. Mia madre, semianalfabeta, nominava ogni singola cosa con la parola esatta…, e la sua lingua aveva un ritmo straordinario. Ha presente Franca Valeri? E poi se penso all’amicizia, beh, è fondata su un’unica cosa, la lealtà. Il sapere libresco non conta nulla».
In “Vacche amiche” lei parla dei rapporti con le donne, in particolare tre donne fondamentali nella sua esistenza. Ma si tratta di relazioni “caste”?
«Beh, le donne non mi eccitano sessualmente, però solo le donne mi permettono di essere protettivo, di accarezzarle, di accompagnarle, di tirare fuori tutta la mia gentilezza».
Dedica molte pagine allo svuotamento attuale della sessualità e al conformismo omologante della pornografia. Quando è che una sessualità può dirsi piena?
«Quando due persone possono farne a meno per sentirsi insieme. Mica deve diventare un vincolo o un obbligo! Comunque la sessualità resta un mistero, è imperscrutabile…Quanto al porno mi colpisce la sua granitica staticità, non sa rinnovarsi, ha una iconografia fissata per sempre…mi dà un senso di claustrofobia».
A proposito del suo stile noto una predilezione per gli elenchi, le enumerazioni: è un modo per esorcizzare il vuoto e la morte, come nel barocco?
«Direi che mi riportano alla mia infanzia nel mondo contadino, scandita da elenchi di cose da fare e da non fare per la sopravvivenza, come ad es. salutare sconosciuti ma non fermarsi, e poi non scottarmi, non bruciarmi, non tagliarmi, non annegare nei fossi, non succhiare gli aghi, dare al mendicante l’elemosina ma farlo restare al di là del recinto, non dire no se vuoi dire sì e non dire sì se vuoi dire no…»
Costante del suo discorso civile è un ruvido anticlericalismo. Qui fa una battuta sul papa Bergoglio, che non distingue dal suo imitatore…
«Sì, quando ero bambino sputai l’ostia addosso al prete. Volevano impormi di pensare come vogliono loro. I preti sanno prepararci delle belle bistecche ma restano venditori di fumo. Alla fine però invito fraternamente Bergoglio a mangiare l’agnello con me… Il punto è che i preti buoni sono peggio, perché non ti aiutano a liberarti dalla religione».
La sua aggressività mi fa paura.
«Vero, ma c’è una cosa che mi esaspera: l’ipocrisia».
Cosa pensa della querelle tra Dolce & Gabbana e Elton John?
«Mi sento abissalmente distante da tutti e tre, però voglio ribadire che Dolce & Gabbana sbagliano clamorosamente a parlare di “figli artificiali” e “figli della chimica”: l’origine dei figli è sempre la stessa, ed è imponderabile».
Ritiene che la letteratura oggi sia ridotta a un consumo tra gli altri?
«No, non è nemmeno questo! La letteratura non è mai arrivata in Italia, io non sono mai davvero arrivato… Ma del resto oggi la letteratura ovunque conta sempre meno. Io faccio “oggetti di letteratura” che sono ormai fuori della Storia».
Anacronistico?
«Forse, ma almeno non sono noioso come tutta l’autofiction attuale».
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