CHAVEZ IN GONDOLETA - FINALMENTE È ARRIVATA UNA STAR VERA ALLA MOSTRA DI VENEZIA - IL PRESIDENTE VENEZUELANO MEJO DI BRAD PITT E CLOONEY MESSI INSIEME - "SONO AMICO DI NAPOLITANO E BERLUSCONI" - ALLA PRIMA DELLA CINE-AGIOGRAFIA DI OLIVER STONE POTEVA MANCARE GIANNI MINA'?...
Stefania Ulivi per Corriere.it - Dieci minuti a firmare autografi all'ingresso del Palazzo del cinema. A Hugo Chavez il pubblico del Lido - certo che il presidente venezuelano sarebbe arrivato ad accompagnare il documentario dedicato a lui e ad altri presidenti dell'America Latina, "South of Border" - ha riservato un'accoglienza da star.
Cravatta rossa e spilletta con la bandiera venezuelana sulla giacca, scortato da un imponente drappello di guardie del corpo, Chavez ha imboccato il red carpet tra urla: "Presidente presidente", bandiere rosse che sventolano, striscioni "Bienvenido presidente". Si è fermato a firmare autografi, si è sottoposto al rito dei photocall. Tra la folla dei fan, molti dei quali spagnoli e ispanici, solo un paio di oppositori che inneggiano alla libertà di stampa in Venezuela.
«AMICO DELL'ITALIA» - Invitato dalla delegazione del film e non dalla Biennale, all'ingresso ha salutato Müller e Baratta e rilasciato qualche dichiarazione: «Oliver Stone è un grande lavoratore, un grande narratore di storie vere. Porto nel cuore l'Italia, sono amico di Napolitano e di Berlusconi». Ha citato il poeta Mario Benedetti: «Come diceva il grande Benedetti, esiste anche il sud. Questo festival lo dimostra». Dentro la sala, dove tra il pubblico spuntavano Paolo Ferrero e Gianni Minà, è risuonato l'inno venezuelano.
WALL STREET - Oliver Stone ripartirà domani per New York per iniziare le riprese del sequel di Wall Street, protagonista sempre Michael Douglas e «sarà ambientato a New York nei giorni del crollo delle Borse dell'autunno 2008. Il film avrà un approccio personale e non sociologico».
LA SINISTRA CI HA MESSO LA STORIA, BERLUSCONI I SOLDI, CHI PUÒ DIRE CHE BAARÌA È BRUTTO? - Siamo pronti a scommettere che PER il primo caso di collaborazione culturale bipartisan, nessun MAURO O D'AVANZO solleverà IL conflitto di interessi - (CAZZO! LA MEJO RECENSIONE AL FILM DI TORNATORE è FIRMATA DAL SINDACALISTA CAZZOLA)
Giuliano Cazzola per "Il Riformista"
I critici non sono stati unanimi nel riconoscere al film "Baarìa" di Giuseppe Tornatore - che ha aperto l'edizione del Festival di Venezia - le stimmate del capolavoro, nonostante che prima della proiezione in tanti (incluso Silvio Berlusconi) avessero dato per scontati non solo la conquista del Leone d'oro ma persino l'approdo ad Hollywood e la candidatura all'Oscar.
La "velina" - quella di carta - dell'entusiasmo, però, non è venuta a mancare. Tutti hanno visto, all'uscita, il volto trasognato di Walter Veltroni, noto esperto di cinema prestato alla politica, pronto a paragonare - senza arrossire sotto l'abbronzatura (africana ?) - il film del regista di Bagheria ai capolavori di Fellini e Visconti. Parole altrettanto entusiaste sono venute da Piersilvio Berlusconi che del film è il produttore.
In sostanza, lo abbiamo già capito: "Baarìa" è un prodotto blindato, il primo caso di collaborazione culturale bipartisan, per la cui celebrazione si muoveranno all'unisono le grandi filiere del potere e del contropotere. Le due anime del nostro sgangherato bipolarismo non hanno niente in comune, neppure le ricorrenze sacre alla Patria. D'ora in poi si riconosceremmo come un sol uomo nel film di Tornatore.
La cultura di sinistra ci ha messo la storia, ha avuto modo di autoassolversi e di autoelogiarsi, di riproporre ancora una volta il cliché dell'eroe positivo, dell'idealista coraggioso e forte, naturalmente nella figura di un sindacalista comunista della Cgil (nonostante che nell'immediato dopoguerra ben 29 su 32 sindacalisti uccisi dalla mafia, in Sicilia, fossero socialisti).
La società cinematografica Medusa (alias Mediaset, alias Berlusconi e i suoi) ci ha messo i soldi. Si dice che i milioni investiti siano tanti, molti più dei 13 inizialmente previsti. Tornatore, si sa, non si è fatto mancare nulla.
È quindi indispensabile recuperare i costi sostenuti nel ricostruire una città-fotocopia in Tunisia e nell'evocare epopee di ben tre generazioni di siciliani. E se qualcuno avesse letto "Il libro nero sul comunismo" e ora dovesse ricredersi, nell'osservare quanto, da noi, fossero nobili d'animo ed eroici i comunisti? Poco male: pecunia non olet.
Poi, se gli incassi fossero un flop, sul futuro della società Medusa si staglierebbe l'ombra inquieta della Universal, la casa cinematografica americana che andò a gambe all'aria proprio per l'insuccesso di un film epocale di Michael Cimino che non riuscì a ripetere l'esperienza sconvolgente de "Il cacciatore", quell'opera gigantesca che riconciliò gli americani con sé stessi, dopo il Vietnam.
Siamo pronti a scommettere, dunque, che per "Baarìa" nessuno solleverà la questione del conflitto di interessi, anche se assisteremo - nei prossimi giorni - a una gara tra le grandi reti oligopolistiche per proiettare delle anticipazioni e per promuovere iniziative e dibattiti su quanto è bravo Tornatore e quanto è stupendo il suo ultimo film. Poi, per fortuna, sarà il pubblico a decidere; non solo quello italiano, dal momento che, per rientrare dai costi di produzione, sarà necessario un successo di pubblico pagante a livello internazionale.
Naturalmente auguro al regista, agli attori e al produttore che le cose vadano nel migliore dei modi. Mi limito soltanto a raccontare una storia siciliana che gli spettatori non troveranno nell'epopea di "Baarìa". Salvatore Carnevale era un socialista, anch'esso sindacalista della Cgil. Fu ucciso dalla mafia, a Sciara, in provincia di Palermo, nel 1955, quando aveva solo 31 anni. Quella stessa notte i mafiosi, per spregio, rubarono tutte le galline del paese e banchettarono in allegria.
Le penne furono sparse per le vie di Sciara; il vento le sollevò per ore agitandole in mille mulinelli, per tutta la notte, fino a quando ricaddero al suolo. Un giornalista dell'Espresso - che ho conosciuto anni dopo, ma di cui non ricordo il nome - descrisse quella vicenda in un articolo che finiva prendendo in prestito gli ultimi versi del XXIV libro dell'Iliade (dove Omero narra le onoranze funebri in morte di Ettore, "domatore di cavalli"): «Questi furono gli estremi onori resi a Salvatore Carnevale».
Tornatore, "primo" a Venezia
Il suo "Baaria" inaugurerà il Festival
Sarà l'ultimo film di Giuseppe Tornatore ad aprire la 66esima Mostra di Venezia, il prossimo 2 settembre. A inaugurare la rassegna ci sarà, in concorso, "Baaria", proiettato in prima mondiale nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido. Baaria è il nome fenicio di Bagheria e proprio attorno alla località siciliana si snoda la vicenda narrata dal regista, che ripercorre la storia di tre generazioni.
In lingua fenicia Baaria significa "zona che discende verso il mare", ma secondo altre fonti il nome di Bagheria deriverebbe dall'arabo Bab al-Gerib, cioè "la porta del vento". A Venezia, dove la proiezione del film seguirà la cerimonia di apertura, è la prima pellicola italiana che inaugura la Mostra dopo vent'anni. Si tratta di un'opera che rappresenta la più impegnativa produzione dell'industria cinematografica italiana da molti anni a questa parte, con protagonisti Francesco Scianna e Margareth Madè. Nel cast compaiono poi Nicole Grimaudo, Angela Molina, Lina Sastri, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Gaetano Aronica, Alfio Sorbello, Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso, Nino Frassica, Laura Chiatti, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Giorgio Faletti, Corrado Fortuna, Paolo Briguglia, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Luigi Maria Burruano, Franco Scaldati, Aldo Baglio, Monica Bellucci, Donatella Finocchiaro, Marcello Mazzarella, Raoul Bova, Gabriele Lavia, Sebastiano Lo Monaco. "Baaria", prodotto e distribuito da Medusa Film, sarà nelle sale italiane dal 25 settembre. "Baaria è un suono antico, una formula magica, una chiave" spiega Tornatore, che a Bagheria è nato, 53 anni fa. "La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il senso del mio film più personale. Una storia divertente e malinconica, di grandi amori e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi. Ma Baaria è anche il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana tutta intorno al corso principale. Sono poche centinaia di metri, tutto sommato. Ma percorrendole avanti e indietro per anni, puoi imparare ciò che il mondo intero non saprà mai insegnarti". Il regista era già stato protagonista alla Mostra di Venezia nel 1995, quando sul Lido aveva presentato sia un documentario sulla "sua" Sicilia "Lo schermo a tre punte", sia il lungometraggio in concorso "L'uomo delle stelle", interpretato da Sergio Castellitto. Il film a Venezia vinse il Gran Premio Speciale della Giuria presieduta da Guglielmo Biraghi, e successivamente il David di Donatello e il Nastro d'Argento per la miglior regia. Tornatore a Venezia in passato ha fatto anche parte della giuria: è accaduto nel 1993, quando presidente dei giurati era il regista australiano Peter Weir: quell'anno il Leone d'Oro andò, a pari merito, a "Film Blu" e ad "America oggi".
Venezia, quattro italiani in gara
Tornatore,Placido,Capotondi e Comencini
Saranno quattro i film italiani in concorso alla 66esima edizione della Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2-12 settembre): "Baaria - La porta del vento" di Giuseppe Tornatore (film d'apertura) e poi "Il grande sogno" di Michele Placido, "Lo spazio bianco" di Francesca Comencini e "La doppia ora" di Giuseppe Capotondi.
"quattro moschettieri" italiani dovranno vedersela con artisti del calibro di Werner Herzog, che porta al Lido il remake del "Cattivo tenente", Michael Moore, in concorso con un documentario sul capitalismo, George Romero, che presenta il suo ultimo film, "Survoval of the dead". L'edizione numero 66 della Mostra del cinema presenta 24 lungometraggi in concorso, tutti in prima mondiale, 20 fuori concorso di cui 18 in prima mondiale. Nella categoria 'Orizzonti', inoltre, saranno presentati 24 lungometraggi, di cui 22 mostrati per la prima volta: per l'Italia "Tris di donne e a abiti nuziali" di Vincenzo Terracciano e "Il colore delle parole" di Marco Simon Puccioni. Il Leone d'oro alla carriera, infine, sarà assegnato a John Lasseter e i registi della Disney-Pixar."Lo spazio bianco" è il film di Francesca Comencini tratto dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella. Margherita Buy è Maria, un'insegnante 40enne single, che partorisce al sesto mese di gravidanza una bimba, Irene. La donna vive i successivi 3 mesi in una sorte di limbo - lo spazio bianco - nell’attesa che la sua bimba nasca “finalmente”. Il film è ambientato a Napoli. Nel cast oltre alla Buy: Salvatore Cantalupo, Guido Caprino, Maria Paiato, Gaetano Bruno, Antonia Truppo e Giovanni Ludeno.
"Baaria - La porta del vento" è l'omaggio che Giuseppe Tornatore fa alla sua Sicilia ed in particolare a Bagheria. Al centro dell'obiettivo la storia una famiglia che abbraccia tutto il 900, una saga fluviale e intensa piena zeppa di personaggi destinati ad entrare nell'immaginario collettivo. Cast stellare: dai fratelli Fiorello (Rosario e Beppe) a Ficarra e Picone, passando per Vincenzo Salemme, Monica Bellucci e Aldo Baglio.
Ne "Il grande sogno" di Michele Placido Nicola, è un bel giovane pugliese che fa il poliziotto ma sogna di fare l’attore, e si trova a dover fare l’infiltrato nel mondo studentesco in gran fermento. All’università incontra Laura una ragazza della buona borghesia cattolica, brillante e appassionata studentessa che sogna un mondo senza ingiustizie, e Libero, uno studente operaio, leader del movimento studentesco. Tra i tre nascono sentimenti e forti passioni. Nel cast Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Laura Morante e Luca Argentero.
"La doppia ora" è una sorta di horror dell'anima. Al centro di tutto Torino e una donna al centro di intrighi pericolosi. Esordio alla regia di Giovanni Capotondi che firma un mistery psicologico con Ksenia Rappoport, esplosa con "La sconosciuta" e apprezzata di recente ne "L'uomo che ama" e Filippo Timi.
Venezia 66 tra sesso e insulti
Ad aprire la rassegna è "Baarìa"
E' tutto pronto per la 66esima Mostra del Cinema di Venezia che si preannuncia scoppiettante con temi come cannibalismo, sesso estremo, incesto, omosessualità a go-go e insulti politici. Sarà il già favorito "Baarìa" di Tornatore ad aprire la rassegna. Ma si fa già un gran parlare della scena di fellatio più lunga della storia del cinema con Richard Gere 'vittima' delle attenzioni orali di una prostituta in "Brooklyn's Finest" di Antoine Fuqua.
C'è poi il sesso tra obesi di "Gordos" dello spagnolo Daniel Sanchez-Arevalo che verrà presentato alle Giornate degli Autori. Sesso per tutti i gusti dunque. C'è anche incesto (ipotetico) con Omar Sharif che s'innamora di quella che pensa sia sua figlia nel secondo episodio di "The Traveller" dell'egiziano Ahmed Maher, il film più costoso della storia d'Egitto (6 milioni di euro). Poi c'è il sesso tra un'anziana e dei giovinetti in "Io sono l'amore" di Luca Guadagnino, che passerà nella sezione Orizzonti. Non manca, infine, quello tra umani e macchine in "Tetsuo the bullet man" del giapponese Shinya Tsukamoto. Scene e tematiche forti anche nel remake del "Cattivo Tenente" firmato da Werner Herzog, "Bad lieutenant: port of call New Orleans" interpretato da Nicolas Cage ed Eva Mendes e in "Life during wartime" di Todd Solondz.
Attesissimo, poi, il docufilm "Capitalism: a love story" di Michael Moore sulle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale. Polemiche annunciate. Si comincia comunque subito con un film shock: giovedì primi divi internazionali e primo scandalo con il cannibalismo e altre barbarie nella lotta per la sopravvivenza ingaggiata dai protagonisti di "The Road", il film di di John Hillcoat con Charlize Theron e Viggo Mortensen. Non mancheranno poi scene di stupri e violenze della guerra civile in Sri Lanka nel film cingalese "Between two worlds" di Vimukthi Jayasundara, i massacri di massa nel film israeliano "Lebanon" di Samuel Maoz, massacri in "White material" di Claire Denis, il primo massacro degli indiani d'America ad opera dei vichinghi nel film anglo-danese "Valhalla rising" di Nicolas Winding Refn. Per chi ama horror e splatter, infine, il nuovo zombie-movie del maestro George Romero, "Survival of the Dead", "Rec2" di Jaume Balaguerò e Paco Plaza, "The Hole" di Joe Dante e "La Horde" di Yannick Dahan e Benjamin Rocher.
Stelle ed eventi a Venezia 66
Al via la 66esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Grande curiosità per la parata di star sul red carpet. Charlize Theron non ci sarà ma hanno confermato Eva Mendes, Diane Kruger, Julianne Moore, Isabelle Huppert, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Laura Morante e Giovanna Mezzogiorno. I paparazzi attendono con ansia George Clooney e sono aperte le scommesse se la neo fidanzata Elisabetta Canalis apparirà con lui sul tappeto rosso.
Sarà Maria Grazia Cucinotta a dare il via alle danze.La splendida e sensuale bellezza cubana sarà rappresentata da Eva Mendes che sarà accanto a Nicolas Cage nel film di Werner Herzog, in concorso, dal titolo "Bad Lieutenant: port of call New Orleans". La pellicola di Herzog dalle atmosfere cupe ruota attorno a Terence McDonagh, ispettore della squadra omicidi del dipartimento di polizia di New Orleans, viene promosso tenente per aver salvato un detenuto dall'annegamento nelle ore immediatamente successive all'uragano Katrina.
Ma se le brune tengono banco nei primi giorni della mostra, anche le bionde non scherzano. Anche se la statuaria Charlize Theron non sarà al festival, una divina dalle ascendenze nordiche è in arrivo. Si tratta di Diane Kruger, la biondissima attrice di origine tedesca cresciuta in Gran Bretagna conosciuta la pubblico per il ruolo di Elena nel kolossal "Troy", che sarà a Venezia l'11 settembre per presentare "Mr. Nobody" per la regia di Jaco Van Dormael. Bionde e ancora bionde anche se in età sul red carpet lidense. Transiteranno la sempre fascinosa Rosanna Arquette, in arrivo l'8 settembre, protagonista della pellicola indipendente di Alex Cox "Repo Chick" (sezione Orizzonti).
Le belle e brave attrici saranno una nota dominante di questa 66esima edizione della Mostra del Cinema. Approderanno in laguna nei giorni a venire Ellen Barkin, Julianne Moore, l'androgina Tilda Swinton nel cast del film di Luca Guadagnino "Io sono l'amore" (Orizzonti). Non mancherà un'affezionata del festival, la straordinaria attrice francese Isabelle Huppert come non mancherà un simbolo degli anni 60 come Jane Birkin che sarà a fianco di Sergio Castellitto in "36 Vues du Pic Saint Loup" di Jacques Rivette. Purtroppo non ci sarà la figlia dell'attrice, Charlotte Gainsbourg. E che dire delle italiane? Ci saranno eccome: Margherita Buy, Laura Morante, Giovanna Mezzogiorno che presenterà un film in veste di produttrice, dedicato al padre Vittorio dal titolo "Negli occhi" per la sezione Controcampo.