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Enrico Melozzi la grande musica alla Cultural Classic
Enrico, da dove nasce la tua passione per la musica?
Ho iniziato a suonare il pianoforte da bambino, ma dopo un po' mi sono annoiato perchè non mi piacevano gli insegnanti che avevo,in una piccola scuola privata in Abruzzo. Dopo un po', senza saperla leggere, ho cominciato a ricopiare la musica su un vecchio computer, nota per nota, con i simboli, e lui la suonava per me; così ho imparato la musica. Poi sono rimasto folgorato dalla bravura di Milos Forman e Amadeus, e da lì la musica diventò il mio chiodo fisso, un pensiero quasi ossessivo che con il tempo si è trasformato in una “sana ossessione”.
Quanto conta per te la passione per il cinema nell'aver scelto di comporre colonne sonore per i film?
Personalmente ritengo che non tutti possano comporre colonne sonore; un lavoro di questo genere richiede a chi lo porta avanti di sentire il cinema, di cercarlo quotidianamente e avere istintivamente un linguaggio che sia intellegibile per la maggior parte delle persone. Purtroppo oggi nell'ambito della musica classica, della musica d'avanguardia e sperimentale sembra ci si sia dimenticati del pubblico, che è il fattore principale, invece nel comporre musica per cinema si deve possedere un linguaggio naturale molto intellegibile, chiaro e mutevole; bisogna in pratica adattarsi ad ogni film, pur rimanendo se stessi.
Hai vinto il premio Corti Napoli Cultural Classic 2016 per la colonna sonora del cortometraggio “La Smorfia”, a cosa ti sei ispirato per la composizione di questa musica?
Ho iniziato non appena ho visto il film; ho iniziato subito ad improvvisare, che di solito è la scelta migliore, ed è nata questa melodia bipartita; in una prima parte c'è un guizzo leggermente dissonante, volto a cercare di far emergere la Smorfia, mentre invece la seconda parte consiste in un omaggio alla musica napoletana; ci sono quindi citazioni armoniche che riportano al mondo musicale partenopeo, dato il soggetto del film e data dunque anche la lingua che parlano i protagonisti e il regista. Credo che si senta molto questa melodia napoletana che di fatto stride con la prima,che è appunto quella della Smorfia.
Ci parli del tuo rapporto artistico con la città di Napoli?
Il mio rapporto con la città di Napoli è strettissimo in quanto, come ho dimostrato anche la sera della premiazione, sono molto molto legato a Pino Daniele, che per me è stato quasi come un maestro; ho ascoltato infatti tutti i suoi dischi migliaia di volte e ho imparato a suonare la chitarra proprio grazie ai suoi dischi. Credo che lui sia stato un musicista così grande da non temere il confronto con i grandissimi della musica come Mozart, Bach Beethoven; ci sono alcuni pezzi di Pino Daniele che sono delle pietre miliari della musica, ed è proprio ascoltando questa musica tantissime volte che sono riuscito a capire e a comprendere le radici della musica napoletana, da cui è partita la mia passione che è poi sfociata nella musica, intesa in senso generale. Credo che Napoli sia una grandissima rappresentanza della cultura italiana, ed essendo io abruzzese derivo comunque dal regno Borbonico, e molte parole del dialetto e molti modi di fare, molte pietanze sono le stesse.
A cosa ti stai dedicando ora e quali sono i tuoi prossimi impegni dal punto di vista artistico?
Ho fondato da qualche mese un' orchestra, dal nome “Orchestra notturna clandestina”, che si trova a Roma ed è un' orchestra composta da tutti i migliori musicisti della città che però sono stufi di suonare in un contesto talmente accademico da dimenticarsi poi qual è lo scopo del nostro lavoro e delle nostre vite. Lavoriamo tutti insieme a questo progetto bellissimo. Abbiamo appena registrato una mia colonna sonora nuova, che è destinata al nuovo cortometraggio di Adriano Giannini, figlio di Giancarlo Giannini, da me ritenuto uno dei registi più interessanti in assoluto sul panorama sia europeo sia internazionale. Adriano è conosciuto come attore, ma pochi sanno che è anche un sopraffino regista, e con lui sto lavorando alla colonna sonora di questo stupendo film che sicuramente farà parlare di sé.
Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Mi farebbe molto piacere se un giorno Riccardo Muti dirigesse una mia opera.
Ti piacerebbe comporre un opera lirica?
Sto già lavorando a due, tre soggetti diversi di opere liriche, proprio perché mi piacerebbe un domani dedicarmi solo ed esclusivamente al teatro e alle grandi opere liriche, ai musical ecc.
Oggigiorno però è purtroppo molto complicato, poiché comporta un dispendio notevole di denaro. Credo però di aver intuito un sistema per poter realizzare queste opere anche senza spendere una quantità eccessiva di denaro, tipica della produzione di queste. La risposta rimane comunque sì; mi piacerebbe molto lavorarci stabilmente ed ho già, realizzato un balletto sinfonico per gli australiani, nel quale erano previsti degli interventi di canto, e vi era anche un' opera lirica, era della durata di circa due ore e vi partecipavano 90 musicisti e 35 danzatori, per un totale di più di 100 artisti sul palco.
Che emozione ti ha trasmesso la serata del premio cortometraggi Napoli Cultural Classic?
E' stata una serata bellissima; anche solo il fatto di avere un grande come Massimo Andrei che coordinava la serata era sinonimo di qualità. Io conosco Massimo da tanti anni, poiché ho lavorato con lui 10 anni fa e posso dire che è veramente un artista raffinato, preparato, elegante, che riesce al contempo ad esprimere l'ironia del luogo da cui proviene con una grande semplicità ed una grande empatia per il pubblico, il risultato è quindi stato un grande successo.
Ultima domanda; quali sono i tuoi sogni?
Mi piacerebbe in realtà vivere sempre comodamente; non parlo di lusso, di sfarzo, di successo interplanetario. Semplicemente mi piacerebbe poter fare tutto ciò che devo senza troppo sforzo. Per fare un esempio: io sono un amante del taxi, i mie amici mi criticano, mi invogliano a camminare a piedi, a utilizzare i mezzi pubblici, ma io preferisco prendere il taxi che non è in fondo un grande lusso, come lo sarebbe uno yacht. Mi piacerebbe semplicemente poter prendere il taxi tutta la vita, se il mio lavoro mi consentirà di poter prendere il taxi ogni volta che desidero, allora sarò felice.
A cura di Katiuscia Verlingieri
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