Da giovedì 22 aprile 2010, Teatro Elicantropo di NapoliL’arte di essere povero di Massimiliano PalmeseIn scena la storia avvincente di uomo affascinante e generoso, sempre fedele a se stesso e alla propria ironia, una grande medicina di sopravvivenza
Il Teatro Elicantropo di Napoli affida la chiusura della stagione teatrale 2009/2010, giovedì 22 aprile 2010 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 2 maggio), al debutto dello spettacolo L’arte di essere povero, una prima teatrale assoluta dalle memorie di Boniface de Castellane, nella drammaturgia di Massimiliano Palmese.Presentato da Nuovo Teatro Nuovo e medea.net, la messinscena si avvale dell’interpretazione di Roberto Azzurro, che ne firma anche la regia, e la partecipazione di Antonio Agerola e Marco Sgamato, accompagnati dalle elaborazioni musicali di Peppe Sgamato.Nel 1925 il conte Boniface de Castellane pubblicò a Parigi L’arte di essere povero, un libro di memorie che prendeva l’avvio dal divorzio dall’ereditiera americana Anna Gould. Considerato tra gli uomini più eleganti del suo tempo, in dieci anni di matrimonio, Boni aveva messo alla prova la pazienza della moglie, dilapidandone l’eredità per comprare abiti di lusso, oggetti d’antiquariato, cavalli e castelli, e per costruire quel Palais Rose dove il “Re di Parigi” dette feste che sarebbero rimaste nella storia della Belle Époque. Eppure, dietro la maschera del dandy c’era in Boni una mente lucidissima. Viaggiatore, collezionista, mercante d’arte, fu anche deputato alla Camera, preoccupato dalla cosiddetta “Questione del Marocco”, e più in generale dalla sconsiderata politica coloniale dei governi occidentali, che avrebbero trascinato l’Europa nella Prima Guerra Mondiale. In questa immaginaria conferenza-spettacolo, è Boni stesso a esporre le sue idee anticonformiste su politica, denaro, lavoro, cultura, arte, educazione dei giovani. Ripercorre, dapprima, la sua vita dorata e i suoi incontri (la nonna Paolina, Anna Gould, D’Annunzio, Sarah Bernhardt), quindi il tempo della crisi, che va vissuto tenendo a mente le semplici regole dell’arte, appunto, di essere povero: “Perché se nascere ricchi è una fortuna, solo essere poveri può diventare un’arte”.Si spengono le luci in scena e appare Boni de Castellane, in abito da sera come un attore di un immaginario circo/cabaret, insieme a due giovani valletti che, come assistenti di scena, lo accompagnano attraverso il racconto (anche sceneggiato) degli avvenimenti più incisivi della sua vita. “Quest’Arte di essere povero – chiarisce il regista - è la conferenza/spettacolo che lo stesso Boni sembra aver messo su, in quegli anni Venti in cui il mondo si disegnava tra cinema muto e teatro/canzone, come un piccolo ma sentito show, per parlare di una vita enfaticamente sfarzosa, dolcemente dolorosa”. A tratti, l’atmosfera diventa così intima al punto sembrare d’essere nel salotto di una delle meravigliose case di Boni, ad ascoltarlo parlare. Alla resa dei conti, quando il desiderio è proprio quello di raccontare la verità, cedono maschere, belletti e sipari, e l’anima sembra stare lì, sotto gli occhi d'immaginari spettatori degli anni Venti. Solo che adesso si tratta di spettatori reali, quelli di cento anni dopo.L’arte di essere povero, di Massimiliano PalmeseNapoli, Teatro Elicantropo, dal 22 aprile al 2 maggio 2010Info e prenotazioni al numero 081296640, email teatroelicantropo@iol.itInizio delle rappresentazioni ore 21.00 (da giovedì a sabato), ore 18.30 (domenica)Da giovedì 22 aprile a domenica 2 maggio 2010Napoli, Teatro Elicantropo(repliche dal giovedì alla domenica)
Nuovo Teatro Nuovo e medea.netpresentano
L’arte di essere poverodalle memorie di Boniface de Castellane (ed. Excelsior1881)drammaturgia Massimiliano Palmese
con Roberto Azzurro
e con Antonio Agerola, Marco Sgamato
elaborazioni musicali Peppe Sgamatoillustrazione Angelo Rutagrafica Luca Mercoglianofoto di scena Andrea Falasconiassistente alla regia Cosimo Sinforini
regia Roberto Azzurro
si ringraziano Excelsior 1881, Teatro Elicantropo, Nuovo Teatro Nuovo, Korper, Manifatture Digitali
Durata della rappresentazione 80’ circa, senza intervallo
Si spengono le luci. Ed ecco che, in abito da sera, come un attore di un immaginario circo/cabaret, appare Boni de Castellane insieme a due giovani valletti che, come assistenti di scena, lo accompagnano attraverso il racconto – anche sceneggiato – degli avvenimenti più incisivi della sua vita. A tratti, l’atmosfera diventa così intima al punto da dare la sensazione di trovarci nel salotto di una delle meravigliose case di Boni, con noi ad ascoltarlo parlare. Insomma quest’ARTE DI ESSERE POVERO è la conferenza/spettacolo che lo stesso Boni sembra aver messo su – in quegli anni Venti in cui il mondo si disegnava tra cinema muto e teatro/canzone – come un piccolo ma sentito show per parlare di una vita enfaticamente sfarzosa, dolcemente dolorosa. Eppure, alla resa dei conti, quando il desiderio è proprio quello di raccontare la verità, cedono maschere, belletti e sipari: e l’anima sembra stare lì, sotto gli occhi di immaginari spettatori degli anni Venti. Solo che adesso si tratta di spettatori reali, quelli di cento anni dopo.Roberto Azzurro