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Giovanni Careccia: " Le mie creazioni sono in costante evoluzione: la relazione fra i corpi, le emozioni e l’utilizzo di linguaggi differenti creano nuove possibilità artistiche. "
Giovanni ci racconti di Lei, chi è Giovanni Careccia come persona?
Spesso si pensa che la parte artistica determini la persona. Nel mio caso l’arte ha sempre avuto un ruolo importante anche se spesso nascosta dal rigore e dai preconcetti. Sono una persona tranquilla, mi piace osservare e catturare i dettagli di ciò che accade, ma sono sempre pronto a lasciarmi andare e a tuffarmi nelle situazioni più disparate. Il prisma è l’elemento che più mi raffigura, sono estremamente curioso e mi piace sperimentare nella vita come nell’arte.
Descriva il suo giorno lavorativo perfetto….
Sveglia presto, colazione abbondante e caffè. Una volta in sala si inizia col prendere confidenza con il proprio corpo e con gli altri danzatori nello spazio. Un training è d’obbligo per condividere e allineare le energie. Dopo queste prime fasi non c’è molto altro da fare se non donarsi e donare più che si può ai fini della creazione artistica. Le parole d’ordine sono esplorazione e riflessione.
Come nasce la sua passione per la danza?
Sono originario di un paesino pugliese e ho avuto un’educazione rigorosa e rigida imposta dalla mia famiglia, nonostante ciò, l’arte ha sempre fatto parte di me. Mi sono approcciato al mondo della danza a 19 anni senza aver mai fatto nulla prima. In quel periodo ero uno studente universitario, ma sentivo tutto troppo stretto. Dopo un lungo confronto con i miei genitori e con me stesso, ho deciso di lasciare il percorso universitario e iniziare da zero quello “danzereccio”. Iniziai nel mio paesino, ma subito dopo sentì stretto anche quello e mi trasferì a Milano iniziando il mio percorso professionale come danzatore.
Nello specifico a chi è più grato per la sua passione artistica?
Sono grato a tutte le figure che mi hanno formato e accompagnato nel mio percorso, e che ci sono tutt’oggi. Il Centro di Alta Formazione per la Danza “ArteMente” di Milano è la mia seconda casa, ho iniziato come allievo ed oggi sono parte dello staff. Grazie ai direttori, Nicolò Abbattista e Christian Consalvo, oggi, posso permettermi di vivere di danza.
Quali sono i personaggi artistici dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?
Essendoci nella danza molteplici sfaccettature, non riuscirei ad individuare figure specifiche che sono fonte di ispirazione. Tutti i personaggi che hanno scritto e scrivono la storia della danza sono i miei punti di riferimento, dal balletto alla danza modern, dal teatrodanza alla danza contemporanea. Se dovessi individuarne alcuni, direi Pina Bausch e Ohad Naharin. La prima, un emblema che ha rotto i dogmi della danza, fondando un nuovo ecosistema fatto di parola e movimento. Il secondo è uno dei coreografi attuali del panorama dello spettacolo, è l’ideatore di un linguaggio innovativo e fruibile sia al danzatore che al non danzatore.
Se potessi svegliarsi domani con una nuova dote, quale sceglierebbe?
Tornerei nel passato per potermi approcciare alla danza fin da piccolo. Questo mondo è troppo vasto per essere studiato in un periodo breve ed essendo in continuo divenire, non si smette mai di approfondire e ricercare.
Che cosa vuol dire per Lei portare in scena una buona performance?
Sono dell’opinione che non esista una buona o una cattiva performance, l’importante è che lasci qualcosa a chi osserva.
Le mie creazioni sono in costante evoluzione: la relazione fra i corpi, le emozioni e l’utilizzo di linguaggi differenti creano nuove possibilità artistiche.
La mia arte si plasma sui danzatori, dando vita a immagini quotidiane e paesaggi che alternano potenza e fragilità, seguendo le diverse sfaccettature del corpo. Tutto ciò implica una totale offerta di sé stessi al pubblico.
Cambierebbe qualcosa nel mondo dell’arte in cui si è formato?
Se potessi cambierei la visione della danza nel nostro paese. Sfortunatamente il pensiero della danza in Italia è legato a degli schemi classici, il pubblico è vincolato da essi e spesso non riconosce le differenze dei linguaggi di ciò che osserva. La cultura della danza è spesso messa in secondo piano, rendendola di difficile comprensione.
Quali sono le performance artistiche a cui si sente più legato?
Sono estremamente affezionato al mio primo lavoro artistico come creativo, “After”, un duetto nato dall’esigenza di analizzare il concetto del dopo e su alcuni di quei momenti che seguono quelli principali all’interno di una relazione. È nato durante il mio percorso formativo e si è evoluto negli anni.
Che messaggio dà oggi il mondo dell’arte?
Spesso l’arte contemporanea lancia un messaggio fraintendibile, tutto è arte e tutti possono farla. In parte condivido il pensiero perché ritengo che nascendo e prendendo ispirazione dalla contemporaneità ha nella sua essenza il quotidiano, ma definire tutto arte non fa altro che sminuire essa stessa.
C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi?
Sfortunatamente in Italia si fa molta fatica a trovare il proprio posto. Tanti circuiti sono chiusi ad artisti che (spesso) sono “figli artistici” di altri. Spero che presto qualcosa possa cambiare: rigenerare costantemente l’ambiente è la base per creare qualcosa di nuovo.
Il rapporto con la sua città Natale.
Con le mie origini c’è un rapporto costante amore-odio. Quando sono lontano mi manca casa, ma quando torno mi sta stretta.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su?
Credo che l’unica cosa su cui non di possa scherzare è l’onestà, sia per sé stessi che in rapporto con il prossimo. Essere onesti e accettare i propri limiti rende liberi.
Il lavoro al tempo del “coronavirus” come stanno rispondendo gli artisti a questa emergenza virale ed umanitaria che ha colpito l’Italia e il mondo intero...
Il periodo del primo lockdown è stato un fulmine a ciel sereno, ero in un tornado artistico. Tante date come autore e altrettante come danzatore. La tecnologia ha alleviato la repressone artistica, ma diffondere la danza tramite video è estremamente delicato e difficile. In quest’ultimo periodo qualcosa sta cambiando, con fatica, ma spero che tutto possa ripartire al più presto con le dovute precauzioni. L’arte è importante per l’aspetto psicologico della comunità.
I suoi prossimi impegni?
Ad oggi tutto è incerto e variabile, nonostante la riapertura dei teatri. Alcune date sono previste nel periodo estivo, una certa è all’interno del FLIC - Festival Lanciano in Contemporanea. Sono stato selezionato per il network Anticorpi XL e quindi sarò a Ravenna dal 7 al 10 ottobre 2021 con il mio ultimo lavoro “After All”. Fortunatamente lavoro anche come danzatore nella Compagnia Lost Movement che ha già delle date previste per la stagione 2021/2022.
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