DA ECOMOSTRO A MONUMENTO NAZIONALE! - IL SOPRINTENDENTE DI NAPOLI gizzi NON VUOLE PIÙ ABBATTERE I PALAZZI SIMBOLO DI “GOMORRA”: “LE VELE DI SCAMPIA SONO UNA STRUTTURA EDILIZIA CHE FA PARTE DELLA NOSTRA STORIA” - L’ASSESSORE D’APONTE: “GIZZI NON CONOSCE BENE LA REALTÀ. I SOTTERRANEI SONO STATI UTILIZZATI DALLA CAMORRA COME VERE E PROPRIE DISCARICHE DI RIFIUTI SPECIALI - DANIELE SANZONE, CANTANTE DEGLI A67: “CHIEDETE A CHI CI ABITA, A CHI HA PERSO UN FIGLIO O UN AMICO CHE COSA BISOGNA FARE”… Antonio Salvati per "La Stampa"
LE VELE DI SCAMPIA Un monumento lo erano già. Come la tomba di Virgilio o il Palazzo Reale. Solo che a Napoli le Vele di Scampia hanno sempre significato droga e degrado. Ora rischiano di diventare un monumento per davvero. Il soprintendente ai beni architettonici di Napoli e provincia, l'architetto Stefano Gizzi, ha avviato il mese scorso la procedura per la dichiarazione di interesse culturale per le Vele, proprio per evitare l'abbattimento delle costruzioni realizzate, tra il 1962 e il 1975 con i soldi messi a disposizione dalle legge 167, dall'architetto siciliano, ma napoletano d'azione, Franz Di Salvo.
napoli Nate come una sorta di incubatrice dove centinaia di famiglie dovevano integrarsi per creare comunità nuove, oggi nelle Vele soffia solo il vento della disperazione e della violenza. Non a caso, vi è stata ambientata una delle scene più impressionanti del film «Gomorra» di Matteo Garrone. «C'è - spiega Gizzi - la necessità di evitare la strategia della tabula rasa all'interno di Napoli.
Scampia Attenzione a eliminare tout-court strutture urbane ed edilizie che rappresentano comunque un momento significativo della storia della progettazione architettonica italiana. In tal senso, le Vele sono parte di una storia della composizione architettonica, nel bene e nel male, e il loro annientamento sarebbe un fatto antistorico: a fronte di una presenza, forte, anche ingombrante, altro non rimarrebbe che un'assenza, una mancanza».
Scampia Il progetto di abbattimento delle sette Vele, e la conseguente riqualificazione della zona, fu approvato dal Comune di Napoli nel 1995. Ma già precedentemente il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si era dato da fare affinché la zona fosse riqualificata. Si narra di una telefonata fatta da Cossiga all'allora ministro per le aree urbane Carmelo Conte. Il presidente della Repubblica chiedeva al ministro la presentazione di una proposta organica per l'abbattimento delle Vele, chiudendo la conversazione con una battuta: «Fai presto o le farò bombardare dalla marina militare».
Vele di Scampia In quindici anni solo due Vele sono state abbattute, mentre le altre sono state prima svuotate dagli abitanti a cui è stata assegnata un'altra abitazione, e poi rioccupate da senzatetto, immigrati e da spacciatori che ne hanno fatto uno dei punti di maggior smercio di droga del continente.
Cortile a Scampia «Io distinguerei due livelli - continua Gizzi - l'aspetto architettonico-progettuale, cioè l'interesse architettonico, e il degrado sociale. Anche il fatto che abbiano fatto da sfondo a pellicole cinematografiche vuol dire che segnano una presenza, alla stessa stregua dei palazzoni della ex Berlino Est che hanno fatto da fondale a molte scene dei film di Wim Wenders».
stefano_gizzi Di opinione radicalmente opposta l'assessore al Patrimonio e Demanio del Comune di Napoli, Marcello D'Aponte. «Proposta bizzarra, visto che per far diventare le Vele un monumento bisognerebbe spendere soldi per la messa in sicurezza. In quel quartiere la gente ha bisogno di altro». I sotterranei delle Vele sono stati utilizzati dalla camorra come vere e proprie discariche di rifiuti speciali. Sul caso è stata aperta un'inchiesta da parte della magistratura, mentre il Comune si sta adoperando per bonificare la zona.
Marcello D'Aponte Continua D'Aponte: «L'architetto Gizzi è una persona perbene e a modo, ma è romano e non conosce bene la realtà di Napoli e di Scampia in particolare». Daniele Sanzone abita a cinquanta metri dalle Vele ed è il cantante degli A67, formazione di crossover rock che nei suoi testi parla di degrado, camorra e, appunto, di Vele.
Daniele Sanzone degli A67 «Quelle - spiega - sono la metafora del male. Chiedete a chi ci abita, a chi ha perso un figlio o un amico che cosa bisogna fare. Abbattere le Vele significherebbe dare un segnale a tutti, ma non basterebbe. Bisogna fare tanto per questo quartiere, dalle case al lavoro. Qui tra amianto e topi crescono bambini e non è più tollerabile».