Redford è morto «nel sonno», ha fatto sapere la sua agente. Tra i film più noti di Redford: «Tutti gli uomini del presidente», «La mia Africa», «I tre giorni del Condor» (ma rifiutò «Il Laureato»)
Muccino: “Dico grazie a Robert Redford, mi ha permesso di raggiungere il mio primo traguardo”. Il racconto del regista: “Al Sundance Film Festival vinsi il premio per L’ultimo bacio: ricordo la sua stretta di mano forte e i suoi occhi”
I primi grandi successi, gli incontri con Pollack e Newman
Nel 1965 il titolo che gli valse la prima prestigiosa nomination, quella per migliore attore debuttante ai Golden Globe con Lo strano mondo di Daisy Clover, diretto da Robert Mulligan. Nel 1966 incontra Sydney Pollack, che lo dirige in Questa ragazza è di tutti, nel 1969 Paul Newman, accanto al quale recita nel successo globale Butch Cassidy. In mezzo, nel 1967, recita in A piedi nudi nel parco di Gene Sacks, tornando in un ruolo già interpretato a Broadway. Con titoli come Ucciderò Willie Kid e Corvo rosso non avrai il mio scalpo! trova casa nel western dimostrandosi al contempo estremamente versatile tra i generi. Negli anni '70 arrivano alcuni dei suoi film destinati a diventare più iconici: La stangata, Il grande Gatsby, I tre giorni del corvo, Tutti gli uomini del presidente.
Il debutto e l'Oscar da regista
Nel 1980 una nuova svolta: il debutto folgoranta alla regia con Gente comune, che gli vale il premio Oscar. Cinque anni dopo è protagonista di La mia Africa, sua sesta collaborazione con Sydney Pollack, premiato con sette Oscar. Continua ad alternarsi dietro e davanti alla macchina da presa, in alcuni casi svolgendo contemporaneamente entrambi i ruoli. Da regista gira In mezzo scorre il fiume, candidato a tre premi Oscar nel 1993, nel 1998 torna a dirigere e recitare in L'uomo che sussurrava ai cavalli (una candidatura agli Oscar per la miglior canzone orignale e due ai Golden Globe come miglior film drammatico e migliore regia), dove lancia, tra l'altro, una giovanissima Scarlett Joahnsson.
ROBERT REDFORD, IL VOLTO SIMBOLO DI UN CERTO SOGNO AMERICANO DI PACE E GIUSTIZIA E DI IDEALI DEMOCRATICI, SE NE VA A 89 ANNI, IN UN’AMERICA DILANIATA DALLA FOLLIA DEL SUO PRESIDENTE, DAGLI ECCESSI DI VENDETTA DELLA DESTRA PIÙ FASCISTA E RAZZISTA INNESCATI DALL’OMICIDIO DELL’ATTIVISTA CHARLIE KIRK – FOSSIMO IN UN FILM DI REDFORD POTREMMO SPERARE SE NON IN UN LIETO FINE, ALMENO IN UN GESTO EROICO DA GRANDE CINEMA POPOLARE ALLA “BUTCH CASSIDY”. PERCHÉ, ANCHE SE PIÙ VOLTE PERDENTE NEI SUOI FILM PIÙ AMATI, CI HA SEMPRE TRASMESSO UN MESSAGGIO DI SPERANZA, DI ATTESA DI GIORNI MIGLIORI. E’ UNA GRAZIA CHE REDFORD SI PORTAVA DA FILM A FILM SOLO COL SUO SGUARDO… –
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