“I racconti di un cane camorrista” di Pasquale Ferro: quando a raccontare la camorra è una cucciola di yorkshire
“I racconti di un cane camorrista” di Pasquale Ferro: quando a raccontare la camorra è una cucciola di yorkshire
I racconti di un cane camorrista, romanzo originale di Pasquale Ferro, narra con grande inventiva la violenza della criminalità organizzata, filtrata attraverso lo sguardo disarmante di una cucciola di yorkshire. Con una scrittura ironica e graffiante, Ferro costruisce una vera e propria favola nera, dove la voce di un animale si trasforma in strumento di denuncia e, al tempo stesso, in rifugio per chi desidera un cambiamento.
Le due protagoniste a quattro zampe, Pacchiana prima e Clarabella poi, sono testimoni invisibili e inascoltate di un mondo che ha smarrito ogni traccia di umanità. Osservano la quotidianità di un clan camorristico, mettendone in luce, con sguardo innocente ma acuto, le contraddizioni, la brutalità e l’assurdità.
I racconti di un cane camorrista è un romanzo corale, originale, a tratti surreale ma profondamente radicato nella realtà. Un viaggio attraverso la criminalità, la paura e l’omertà, animato però da un desiderio costante di verità e cambiamento.
Il “cattivo” della storia è don Gennaro Misericordia, boss spietato che del suo nome conserva solo l'ironia. Attorno a lui si muovono personaggi ambigui e tormentati, come la grande madre Susumella, un’anziana veggente custode di memorie, miti e presagi.
Tutti recitano la propria parte in un teatro cupo, con scenografia una Napoli magica e ferita: città reale e simbolica, dove superstizione e cronaca si intrecciano, e i sogni si infrangono sulle strade sporche di sangue.
Pasquale Ferro scrive con ritmo teatrale e immaginazione visiva. Il suo stile è denso, spesso ironico, ma mai superficiale. E, nonostante la durezza dei temi trattati, non manca mai lo spiraglio della speranza.
Un libro che ci invita a guardare nell’abisso, senza però dimenticare che è sempre possibile uscirne.


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