Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2025 «"Satantango" è un romanzo colossale: compatto, costruito con intelligenza, spesso esilarante e in possesso di una visione distinta e convincente . Brutale, implacabile... Brillante .» – The Guardian «Questa prosa inesauribile eppure claustrofobica, con la sua tessitura di frasi lunghe e dense, come corde tentatrici tese tra la banalità e l'apocalisse, assicura all'autore un posto nella tradizione europea di Beckett, Bernhard e Kafka.» – The Independent In un villaggio sperduto nella pianura ungherese, un gruppo di contadini vive nell'abbandono, immerso nel fango, nell'alcol e nella miseria. Tutti vogliono andarsene e sperano in un futuro migliore grazie al denaro che riceveranno dalla chiusura della loro fattoria collettiva. Quando all'improvviso si diffonde la notizia che il carismatico Irimiás, sparito due anni prima e dato ormai da tutti per morto, è stato visto sulla strada che porta al villaggio pare un miracolo. È l'inizio dell'attesa, dell'avvento incombente di qualcosa che li può liberare ma che avrà pesanti conseguenze sulle loro vite disperate. La speranza e la paura si intrecciano in una danza ipnotica di inganni, illusioni e follia collettiva. Con una prosa fluviale e visionaria, Krasznahorkai costruisce un racconto corale in cui la redenzione e la rovina coincidono, e ogni personaggio è trascinato nel vortice di un destino ineluttabile.
László Krasznahorkai, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2025 «per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell'arte», è uno scrittore ungherese, Paese che ha lasciato nel 1987 per Berlino Ovest, per poi vivere negli Usa, in Cina, in Giappone.
Ha vinto numerosi premi internazionali, tra i quali nel 2015 l’International Man Booker Prize. La critica lo considera il più grande scrittore ungherese vivente, sia per i suoi romanzi sia per i suoi racconti.
Susan Sontag l’ha definito "il maestro ungherese dell’apocalisse" e a questo ha risposto in un'intervista per il Corriere della Sera: «L'apocalisse è la condizione del nostro mondo, il suo stato ordinario, ci siamo già dentro, ci viviamo immersi, non c'è nulla da aspettare, è già qui, ed era già qui, e ci sarà sempre fintantoché esisterà l'umanità, fino a quando non ci annienteremo a vicenda: l'apocalisse è la nostra dimensione naturale».
Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo: Satantango (Bompiani 2016) scritto nel 1985, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo nel 2017, da cui Béla Tarr ha tratto un celebre film; Melancolia della resistenza (Zandonai e poi Bompiani); Il Ritorno del Barone Wenckheim (Bompiani 2019), vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019; Guerra e guerra (Bompiani 2020); Seiobo è discesa quaggiù (Bompiani 2021), Herscht 07769 (Bompiani 2022).
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