Spoleto,
31 luglio 2023 – Lo spettacolo di danza che ha incantato il pubblico
della sessantaseiesima edizione del Festival dei Due Mondi sbarca su Rai 5: va in onda giovedì 3 agosto alle ore 22.05 Into the Hairy, nuova creazione della coreografa israeliana Sharon Eyal registrata
in occasione della prima italiana al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti
dal 30 giugno al 3 luglio 2023. La serata che ogni anno Rai 5 dedica al Festival si completa con il racconto dell’edizione appena conclusa attraverso le voci dei suoi protagonisti, con il documentario prodotto durante la manifestazione per il programma Visioni in prima TV alle ore 21:15.
La puntata racconta l’edizione 66 nelle parole della direttrice
artistica Monique Veaute e comprende le interviste a Iván Fischer,
Antonio Pappano, Imany, Rhiannon Giddens, Benjamin Millepied e Alexander
Tharaud, Sharon Eyal, Jonas&Lander, Silvia Costa, Giovanni Sollima e
Gabriele Vacis, Leonardo Lidi e Silvio Orlando. Il documentario è un
programma di Alessandra Greca, con la regia di Graziano Paiella.
Per Into the Hairy Sharon Eyal ha portato a Spoleto la sua compagnia L-E-V (in ebraico cuore),
uno dei gruppi più curiosi e originali della nuova generazione
israeliana, fondata insieme al compagno Gai Behar, con il quale firma
anche lo spettacolo. Come per ogni lavoro di Sharon Eyal i costumi sono
parte integrante della creazione artistica, e in questo caso sono
realizzati da Maria Grazia Chiuri per Christian Dior Couture. È al debutto la collaborazione con il musicista e produttore di musica elettronica Koreless,
tra i musicisti e producer più influenti della nuova generazione. In un
mix di contemporanea, ambient, garage o trance, la musica di Koreless
si muove tra il dubstep e l’elettronica soul con una identità fortemente
riconoscibile che vede quest’anno la consacrazione anche al Sónar di
Barcellona. Ex danzatrice della Batsheva Dance Company e musa del
coreografo Ohad Naharin – che il pubblico spoletino ha applaudito nel
formidabile spettacolo Decadance nel 2016 – Eyal definisce così
la sua alchimia: «per quanto mi riguarda, forma mentale, impegno fisico
e tecnica di danza sono un tutt'uno. Quando si è esausti, quando i
muscoli sono come in fiamme, l'emozione sale in superficie e diventa
impossibile fingere o costruire un discorso. Si può essere solo nel
presente». «La fonte dei movimenti» – racconta Eyal – «deve
necessariamente provenire da me, ma mi piace vedere come vengano
tradotti e trasformati dai miei danzatori. Cerco qualcosa con la quale,
da coreografa, io possa trovare nuovi agganci, e che ami, m’ispiri».
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