Renato ci racconti di Lei, chi è Renato De Simone come persona?
Sono una persona realista. In realtà credo di
esserlo diventato, forse per protezione…Penso che la realtà vada percepita,
affrontata e combattuta per come è “realmente” (a volte sfioro il cinismo ma
quello lo tengo a bada) non adagiandosi sulle speranze ma accettando ad esempio
il fallimento. Il culto del successo mondano non mi appartiene. Avere
un’identità ben definita è già un successo. Essere aderenti a se stessi è un
successo come credo lo sia il dissentire. Mia mamma spesso mi ripeteva (
citando forse inconsapevolmente Thomas Bernard) :” Tu non devi fa’ quello che
fanno gli altri “. Mi spronava ad andare “nella direzione opposta” (queste le
parole dello scrittore austriaco) ed è quello che provo a fare nella vita,
nello studio, nel lavoro. La mia “rigida” testardaggine trasforma i miei sogni
in obiettivi concreti. Sarà per questo forse che cerco la solitudine per
sedermi nei miei pensieri e la perenne verità e onestà di ciò e da chi mi
circonda. Non mi piace perdere tempo soprattutto con le apparenze. Amo il
cambiamento, le contaminazioni, le sfumature e camminare. Credo nell’ironia
come arma salvifica. Cerco di prevenire il caso. Detesto l’invadenza,l’egoismo
e il chiacchiericcio…però ho anche dei pregi: sono molto generoso, silenzioso e
simpatico (quando lo decido).
Nel 2009, ha partecipato al 3° Festival Nazionale del teatro dialettale Città di Spoleto con “Fatto di Cronaca” di R. Viviani e Lino Procacci con Vincenzo Cerami le consegnano il premio come miglior attore protagonista, una bella responsabilità per un inizio artistico di tutto rispetto, cosa ricorda…..
Ero emozionatissimo. Mi commuoveva non il fatto
di essere risultato bravo o il più bravo; questa è una cosa che davvero mi
interessa pochissimo. Mi commuoveva il fatto che due personalità così
importanti (che ne avevano viste tante) riconoscessero l’impegno ed il lavoro
(e direi anche il sacrificio) svolto. In più, Vincenzo Cerami mi disse :”Se lo
vuoi fare nella vita, ora però devi studiare tanto”. Coincideza… pochi giorni
dopo, ricevetti la telefonata dal Teatro Bellini in cui mi fu detto che ero
stato selezionato (dopo vari provini) per il triennio di studi presso la loro
Accademia d’Arte Drammatica. E da lì, la passione di cui sopra, divenne una
passione in tutti i sensi.
Lei è coo-protagonista insieme a Tommaso Ragno ed Elena Radonicich del film “L’Isola degli Idealisti” regia di Elisabetta Sgarbi presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, ci parli del suo personaggio.
L’isola degli idealisti è ispirato
all’omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco che, scritto tra il 1942 e il 1943,
andò perduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ritrovato dai figli, fu poi
pubblicato nel 2018 da La Nave di Teseo. Due ladri (io ed Elena Radonicich),
inseguiti dalla polizia, approdano su un isolotto sperduto al centro del quale
sorge “il Ginestrin”, una villa abitata dalla strana famiglia Reffi (Renato
Carpentieri, Tommaso Ragno, Michela Cescon, Mimmo Borrelli). Questo incontro
darà vita ad una serie di eventi che cambierà la vita di tutti. Questo è il
film per “sommissimi” capi. Io interpreto, come detto, uno dei ladri, Guido
Cenere, ossessionato dai soldi, dalle donne, dal gioco d’azzardo e dal disegno.
Forse il suo più grande talento, ciò su cui Celestino ( Tommaso Ragno) vuole
battere per farlo redimere. L’ossessione per i soldi, per la sua amata (Elena
Radonicich) sarà molto più forte. Elisabetta Sgarbi, che stimo tantissimo come
essere umano, come lavoratrice, scava tantissimo nella personalità degli attori
(un invito a nozze per me). In questo caso la difficoltà maggiore era riuscire
a rendere fluida ed organica una lingua (volutamente lasciata) artificiale e
letteraria. Guido doveva essere la terra, la materia concreta che arrivava in
questo mondo “ideale” ed indefinito. Doveva sporcarlo, sconvolgerlo ed usarlo.
Con la sua intelligenza doveva essere in grado di scoperchiare il vaso delle
miserie umane degli altri personaggi per poterle usare a suo vantaggio per poi
affondare nelle sue. Tutto questo a volte anche solo con uno sguardo, con un
piccolo gesto, in un sottotesto. Non finirò mai di ringraziare Elisabetta per
avermi fortemente voluto; per la sua libertà , apertura, pazienza. Credo che
abbiamo fatto un ottimo lavoro.
Molti ruoli anche sul piccolo e grande schermo. Preferisce il cinema o il teatro..
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore in continuo cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbiti dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi?
E’ innegabile che le cose siano cambiate e continueranno a cambiare: per diffidenza e quindi per distacco; mettiamoci i fondi che vengono tagliati costantemente o destinati a progetti “strani”? per non dire altro o comunque destinati a “indestinati”. Ma la cultura pura non muore. Non può morire. E’ vero che dal “letame nascono i fiori” ma credo che sia pur vero il contrario. E’ un letame che spesso siamo noi stessi a creare. Possiamo produrne meno? Forse si; possiamo usarlo? Meglio ancora. Come la rete… combatterla è inutile. Possiamo usarla. Il teatro può usarla per raggiungere più persone e portarle dentro di sè. Anche perchè penso che sia un’arte che non morirà mai. Almeno spero. Il rapporto diretto, una volta che lo hai provato, non può sostituirlo. Problema più complesso la battaglia cinema-piattaforme. C’è spazio per i giovani talentuosi? Si. E’ piu complicato di prima per via di una cosa che mi spaventa molto: c’è un facilismo disarmante (causato dalla rete, dalla velocità a cui si va, dal numero di followers;dal costante bisogno di approvazione). Un facilismo illusorio destinato al crollo. Lo spazio c’è, lo ripeto. Ma il successo, la fama non devono essere l’obiettivo. La costanza e la continuità , sì. Non è facile ma il bello sarà proprio quello. Sempre con un bel pizzico di amor proprio.
Il rapporto con la sua città Natale .
Amore e odio. A volte la odio ma mi manca
infinitamente quando non la vivo. Contraddittorio come la mia città . La rinnego
ma la difendo. E’ quella che però mi ha dato tutto ciò che ho oggi. Da lì è
partito tutto. E’ lì che vado per passeggiare col mio zaino e le cuffiette. E’
per quelle strade che studio, ripeto, osservo. Non sono uno che esalta la
propria città , non la vede come c’entro nel mondo; non sono neanche uno che
pensa o dice di essere “migliore” perchè “napoletano” però è la mia città e non
posso farne a meno. E, come scrive Mimmo Borrelli in Napucalisse “Napule: nun
me ne fuje. Napule je schiatto ccà .”
I suoi prossimi impegni.
Allora: l’11 Novembre esce l’ultima stagione dell’Amica Geniale e non vedo l’ora. Per “L’ isola degli idealisti” c’è da aspettare il 2025. Attualmente sono impegnato sul set della serie “Portobello” diretta da Marco Bellocchio e dal 22 Novembre al 1 Dicembre sono in scena al Teatro Augusteo con “Miseria e Nobiltà ”
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