Serafino ci racconti di Lei, chi è Serafino Iorli come persona?
Una persona che ha trovato lo sfogo nel Teatro. Il Teatro è la mia vita ma senza gorgiera come Paola Borboni.
Come nasce la sua passione per la recitazione?
Iniziando a imitare come hanno fatto tanti altri attori. Ci si rispecchia nei tic e nelle nevrosi degli altri e poi si lavora su se stessi.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione.
Dario Manfredini, adoro il suo teatro, Franca Valeri per la sua comicità sagace, Aldo Fabrizi per la schiettezza e al contempo la sua grande professionalità non dimenticherò mai il ruolo di Don Pietro nel film “Roma città aperta” o quando faceva Giggino in TV nel programma Milleluci.
Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità .
Il poeta tardo romantico per esempio, con quel parrucchino biondo che ironizzava su tanta letteratura crepuscolare. La Bidella, la classica romana banderuola che sa sempre come muoversi per convenienza. Il barboncino, manipolato dalla padrona Drag Qeen che lo rivisitava e lo decolorava. Il Rettiliano, la Zanzara, la pecora Dolly, il Bambino depresso, il Pinguino gay dello zoo di Central Park e tanti altri ...
Preferisce scrivere o recitare..
Recitare. Ma ho anche scoperto il valore di affidarsi ad una scrittrice sensibile come Federica Tuzi e allo spessore ed esperienza del regista Mariano Lamberti.
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore in continuo cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi?
Sembra piuttosto che ritagliarsi uno spazio di visibilità nei Teatri sia molto più oneroso che non nei social. Quindi succede il contrario: si lavora sui social media per farsi conoscere e portare le persone a Teatro. Vivere solo di Teatro è privilegio di pochi fortunati.
Ci parli del suo prossimo lavoro teatrale che debutterà a giorni dal titolo mammoletta ? Il suo rapporto con il regista Mariano Lamberti.?
“MAMMOLETTA” Ricordi d'infanzia, rabbia, paure e tragicomiche follie, il boom economico degli anni 60 e il figlio maschio che gioca di nascosto con le bambole. Il cortocircuito tra una madre impotente un padre padrone e un figlio che si invaghisce dei suoi compagni di scuola. Un rapporto di complicità e affetto.
Il rapporto con la sua città Natale .
Rapporto con Roma vissuto come spesso accade nelle grandi città . La solitudine ti attanaglia pur essendo contornato da tanti stimoli e tanti amici. Prima vivevo in un quartiere piccolo borghese, dove mi sentivo giudicato. Ed è per questo che ho scelto di vivere a Torpignattara dove conosco gente che la pensa come me, ognuno si crea il suo spazio di sopravvivenza.
I suoi prossimi impegni.
Sto cercando di programmare lo spettacolo: “MAMMOLETTA” in altri Teatri e sto anche riproponendo il mio penultimo spettacolo: “Un bacio senza nome” regia Luisa Merloni, uno spettacolo di memoria storica che parla del movimento LGBT in Italia dagli anni 70 fino ai giorni nostri con le lotte e le conquiste dei diritti civili, divertentissimo, con video e foto originali di quegli anni. E infine sto scrivendo uno spettacolo di Stend-up comedy insieme all'attrice Laura de Marchi e un altro spettacolo di cui non mi va di parlare perchè è prematuro.
SINOSSI
Plinio, mio padre ha vissuto la miseria, il fascismo, la guerra, ma risparmiando su tutto e privandosi di qualsiasi fonte di gioia, riesce a mettere su famiglia e a comprare una macchina per andare al mare, una televisione, elettrodomestici, tutto ciò che il boom economico degli anni 60 promette agli italiani. La sua mentalità però è rimasta fascista: tratta sua moglie come una pezza da piedi, chiama negri i filippini che si cominciano a vedere per strada e non perde occasione per insultare Serafino, il figlio maschio di cui avrebbe dovuto essere orgoglioso ma che gioca di nascosto con le bambole e si invaghisce dei compagni di scuola. La madre di Serafino è impotente: stretta fra un marito padrone e un figlio che va in giro vestito da femmina, si chiude nella sua depressione e sviluppa l'Alzheimer. Adesso non deve più ricordare né prendere posizione né rimuginare sul da farsi: Serafino la accudisce come una bambola, proprio come faceva da piccolo, e Plinio vede in questa relazione di cura l'espressione della malattia del figlio: “solo una mammola si occupa così di una mamma!”. Tra ricordi d'infanzia, rabbia, paure e tragicomiche follie, arriva il momento della resa dei conti: la madre di Serafino muore e a lui non resta che prendere una decisione: abbandonare Plinio il vecchio alla sua solitudine o continuare a fare la mammola e prendersi cura anche di lui? … Dopo “Un bacio senza nome” in cui Serafino Iorli ripercorreva la storia del movimento lgbtq+ in Italia, ecco la storia di un altra Italia, quella che non si è mai voluta evolvere.
SINOSSI BREVE
Ricordi d'infanzia, rabbia, paure e tragicomiche follie, il boom economico degli anni 60 e il figlio maschio che gioca di nascosto con le bambole. Il cortocircuito tra una madre impotente un padre padrone e un figlio che si invaghisce dei suoi compagni di scuola.
con Serafino Iorli
regia Mariano Lamberti
collaborazione ai testi Federica Tuzi, Fabrizio Bianchi
voce mamma Caterina Gramaglia
montaggio video Giorgia Lolli
musiche Ugo Malatacca, Francesca Bianchi
costumi Daniela Guastini
coreografia Gioele Coccia
grafica Gianluca Manna
Produzione Teatro Segreto
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