Barbara Boncompagni, ricorda Raffaella Carrà. La figlia di Gianni Boncompagni non ha mai dimenticato l'amore che Raffaella Carrà le aveva riservato negli anni che ha trascorso a fianco a suo padre.
Quando Raffaella Carrà e Gianni Boncompagni hanno deciso di vivere insieme, Barbara aveva solo 5 anni. Ma si ricorda bene di quel momento, come ha dichiarato a Corriere: “Me la ricordo come Mary Poppins, Dentro casa un ciclone. Papà era un uomo che vive da solo con tre figlie e si può immaginare in che stato abbia trovato la casa Raffaella quando venne a vivere da noi. Io ero la più piccola e per tutte noi fu come una mamma. Avevamo in comune anche il fatto che lei da bambina era stata abbandonata dal padre, noi dalla madre”.
Tante le cose in comune tra Barbara e Raffaella, ma ce n’è una in particolare che le ha unite in maniera indissolubile. La Carrà, infatti, era stata abbandonata dal padre, mentre la figlia di Boncompagni ha dovuto fare a meno della madre. Questo dolore le ha rese simili, tanto che Barbara è considerata quasi una figlioccia di Raffaella. L’artista le è stata vicina anche dopo la fine dell’amore con suo padre, anche in campo professionale, con diversi consigli per migliorare i suoi programmi televisivi.
“IL 5 LUGLIO STARÒ MALISSIMO, NON HO ANCORA SMALTITO LA PERDITA DI RAFFAELLA” - LA CARRA' VIENE RICORDATA SU "OGGI" DALLA FIGLIA DI GIANNI BONCOMPAGNI, BARBARA: “ERO UNA BAMBINA QUANDO ENTRO’ NEL MIO MONDO, MI DAVA CONSIGLI DA DONNA LIBERA. DA LEI HO IMPARATO LA DISCIPLINA” - E RICORDA COME RAFFA SCELSE DI ISOLARSI QUANDO SI AMMALÒ: “NON VOLEVA ARRECARE DOLORE. COSÌ SI È PRIVATA DEL NOSTRO AMORE, DELLA VICINANZA. HA FATTO ANCORA UNA VOLTA UNA SCELTA MILITARE”
Mi diceva: “Pensa Barbi, finalmente sono in pensione e posso fare quello che mi piace". Aveva visitato gli Uffizi con gli occhi pieni di meraviglia, cose nuove per lei che nel corso di 5o anni era stata Raffaella Carrà. Fedele a se stessa e al suo lavoro. Disciplinata». Barbara Boncompagni, autrice televisiva, figlia di quel Gianni geniale che per oltre un decennio fu legato alla nostra artista più amata all'estero. Non aveva un'altra faccia. Era una delle poche ar-tiste che non ti deludono se le conosci. In tournèe mi resi conto che apparteneva alla gente e la gente andava in delirio per lei. A quel punto ha fatto una scelta ascetica, decidendo di non vivere in pubblico. Non andava al cinema né al ristorante, o comunque ci andava poco. Non era mai scortese e le sembrava impensabile girare con le guardie del corpo. Così viveva nascosta: la gente le faceva paura».
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