Tommaso ci racconti di Lei, chi è Tommaso Barone come persona?
Mi piace pensare di sapere chi sono, ma mi piace ancora di più reinventarmi e cambiare, scoprirmi e stupirmi, rivelandomi ogni giorno a me stesso. Penso sia vitale imparare a conoscersi, darsi la libertà di essere, trovare modi per mettere in dubbio o confermare chi si è. Alcune cose dentro di noi non cambiano, ma possiamo sviluppare punti di vista differenti su valori cardine che crediamo inossidabili e invece non lo sono. Citando The Dark Knight di Nolan: “Non è chi sei, ma ciò che fai che ti qualifica”. Ecco, posso dire che mi piace identificarmi con le azioni che compio, piuttosto che con idee preconcette che posso avere sulla mia personalità.
Come nasce la sua passione per la recitazione?
Mi sono avvicinato alla recitazione per una qualche forma di follia, poi per interesse, poi diventato passione e infine devozione. Cronologicamente, nasce durante il mio ultimo anno di università, a Roma. Un lampo di follia mi suggerì di mollare tutto e fare l’attore e non ho idea del perché dal momento che non avevo mai recitato in vita mia e la strada universitaria stava andando piuttosto bene. Prima di scappare per lidi lontani, però, ho iniziato un corso serale di teatro e ho preso la laurea. Poco tempo dopo ho mollato tutto e mi sono dedicato solo alla recitazione, quindi ho iniziato a studiare approfonditamente e a lavorare. Essenzialmente, credo di aver sempre saputo di essere un attore: ti guardi indietro e ti rendi conto che è da quando sei piccolo che parli a citazioni cinematografiche e questo fa sorridere e pensare. Poi è anche un po’ la vita a portarti su questa strada, o almeno per me è stato così. La mia inclinazione all’ introspezione, il mio bisogno di esplorare come l’essere umano sia fatto, con tutte le sue contraddizioni, la necessità di sentirmi libero, il mio vissuto, tutto questo ha innestato qualcosa in me, che poi è divenuta la mia identità e la mia professione. Insomma, per me è stata sicuramente una scelta, ma sotto questa scelta brucia la fiamma di una necessità.
Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?
Bella domanda. In primis le persone, tutte, nessuna esclusa. La sensibilità alla vita è la mia più grande fonte di ispirazione e ciò che più mi influenza. Sarebbe riduttivo citare dei nomi in particolare, né sarebbe veritiero, perché non c’è artista da cui non impari qualcosa e spero sia così sempre. Potrei fare 100 nomi da cui ho tratto e traggo ispirazione, ma sarebbe tremendamente riduttivo. Chiunque e qualunque cosa ti può stupire e dare il la per aprire uno stargate di cui ignoravi l’esistenza.
Come giovane attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.
Tra tutti ti dico Rocco, del cortometraggio Grano Tenero. Questi è, in qualche modo, uno specchio della condizione dei giovani di oggi: viviamo in un ambiente che appare ostile alla nostra realizzazione come essere umani e dobbiamo trovare la forza di resistere ad un mondo che sembra intrappolarci, illudendoci di essere liberi, ma percependoci in gabbia. Ci tocca imparare ad ascoltarci ed essere noi stessi, per quanto sia possibile, e non il sottoprodotto della vita che qualcun altro ha scelto per noi. Così Rocco tenta di affrontare una realtà disgiunta al suo essere, cercando la sua dimensione.
Lei è giovanissimo ma ha lavorato con registi del calibro di Carlo Carlei, Ferzan Özpetek, Rolando Ravello, Roberto Andò, a fianco di professionisti come Vittoria Puccini, Edoardo Leo, Elena Sofia Ricci, Luigi Lo Cascio, Toni Servillo. Come è stato il suo approccio con questi personaggi.
Si impara tanto lavorando con questi colossi e questa è la fortuna più grande. Me la godo il più possibile e cerco di essere preparato ad ogni ostacolo che possa arrivare sul set, perché gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Quindi mi apro, lavoro con disponibilità, cercando di vivere tutto ciò che succede dentro e fuori il lasso di tempo tra l’ azione e lo stop. Ogni passo avanti che faccio, ogni nuovo lavoro, li vivo sempre come una nuova sfida e una nuova opportunità di gioco e ricerca.
Lei è stato candidato come miglior attore al Premio Festival CineCì CortiCulturalClassic per il bellissimo corto “ Grano tenero”, ci racconti di questo lavoro.
Grazie dell’apprezzamento, siamo orgogliosi di questo piccolo film. Grano Tenero, del regista e amico Gioele Perretta, racconta di Rocco, un giovane panettiere e musicista del paese che ama il jazz e sogna di andare a suonare in America. Bloccato in un ambiente che lo soffoca, ma da cui non riesce a fuggire, si rifugia nella vita sottosopra del panificio di Dino (interpretato da Giuseppe Perretta, in arte Mirt Marella), suo amico di sempre e l’unica persona con cui ancora suona la sua amata tromba jazz. L’incontro con Stella (interpretata da Anahita Kakavand) è il plot twist del film che cambierà la di Rocco e non solo. La squadra, la generosità, l’affiatamento vissuti sul set sono indimenticabili. Rocco mi ha dato l’opportunità di lavorare molto su di lui: ho dedicato mesi all’esercizio della tromba e lavorato in un panificio. È stato un progetto bellissimo, nonché il mio esordio come protagonista e ne ho sentito tutta la responsabilità, soprattutto quando si recita a fianco di attori navigati come Giuseppe Ranoia.
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore in continuo cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ?
Non è mai stato un mondo facile quello della cultura e dello spettacolo e comprendere le leggi che governano gli ingranaggi delle macchine di cinema, televisione e teatro non è così immediato. A parer mio le opportunità ci sono e il tipo di dedizione, tenacia e rinnovamento che ti richiede questo settore lo rende di difficile accesso e comprensione. Capita che questo spazio per i giovani e talentuosi artisti sembri non esserci, ma siamo pronti a sgomitare per crearcelo. Certo, alle volte vorremmo che non fosse necessario dimenarci, ma, d'altronde, è anche la quantità e il tipo di energia necessaria, che proprio questo mondo difficile riesce a tirarci fuori, a farci innamorare del mestiere artistico. Citando la Casting Director Teresa Razzauti, durante un incontro: “Ci vuole talento per il talento”, qualità che spesso da sola non basta a fare l’artista e forse è proprio questo il messaggio che ci arriva forte è chiaro.
Il rapporto con la sua città Natale .
Lamezia Terme.. amo la mia città natale e i ricordi ad essa legati. Quello che sono ora – nel bene e nel male - lo devo alla mia famiglia, ai miei amici, all’ambiente in cui sono cresciuto e alle scelte fatte, compreso l’essermi trasferito a Roma a 19 anni. Una cosa che ho realizzato recentemente è che non solo non è mai facile andarsene via dalla propria terra, ma che ci vuole davvero tanto coraggio a farlo. Significa rinunciare a una parte di se stessi, scindersi e cercare altre parti di sé altrove, ma senza mai dimenticare da dove si viene e tutto questo alle volte è necessario per scoprirsi, può essere catartico, ma anche molto doloroso. Chi se ne va, alla fine, è un po’ un piccolo Ulisse, alla ricerca di qualcosa, a volte indefinito, che gli manca. Penso che ciò che accomuna un po’ tutti noi del sud, sia la fiducia di poter fare qualunque cosa, aldilà che sia grande o piccola, riconosciuta o meno, ma alla fine chi se ne frega, l’importante è realizzarsi al meglio delle nostre possibilità, sia umanamente che professionalmente. Poi, è sempre bello tornare in “patria” e sentire come si vibra forte nei luoghi, i profumi, i colori e la vita che hanno scolpito la tua individualità e ti accompagnano sempre.
I suoi prossimi impegni.
Provini, provini, provini… Sono in attesa che in autunno esca al cinema Nuovo Olimpo di Ferzan Özpetek, in cui ho un piccolo ruolo. Per il resto si vedrà: sto lavorando a diversi progetti, sia vicini che lontani al puro mondo dell’Arte… ma preferisco far parlare gli eventi!
NOTE BIOGRAFICHE – Tommaso Barone
Tommaso Barone nasce a Lamezia Terme nel 1995 e nel 2014 si trasferisce a Roma, dove inizia i suoi studi di recitazione. Prende parte a spettacoli teatrali e approfondimenti professionali. Lavora con registi del calibro di Carlo Carlei, Ferzan Özpetek, Rolando Ravello, Roberto Andò, a fianco di professionisti come Vittoria Puccini, Edoardo Leo, Elena Sofia Ricci, Luigi Lo Cascio, Toni Servillo ed esordisce come protagonista sul grande schermo con il cortometraggio Grano Tenero, per la regia di Gioele Perretta. Sogna di lavorare anche in America e comunicare la sua arte in tutto il mondo.
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