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Lorenzo Balducci: "Quando faccio il performer, in qualunque forma sia, io continuo comunque a sentirmi un attore, quindi mi viene istintivo usare questo termine".

mar 5, 2024 0 comments



Lorenzo ci racconti di Lei, chi è Lorenzo Balducci come persona? 

Sono un giovane non più così giovane attore romano di 41 anni. Ho sempre sognato di fare questo mestiere fin da piccolo, malgrado una buona dose di timidezza che ancora mi porto dietro come compagna di viaggio. Credo d’aver scelto questo lavoro per potermi sentire emotivamente vivo in un mondo che non fosse la realtà. Per anni mi sono sentito non all’altezza di tante situazioni, il classico introverso e un po’ disadattato, e la recitazione mi ha spesso aiutato a trovare un mondo di comunicare col mondo. Ancora lo fa a dire il vero. Crescendo sto piano imparando, lentamente, a godere di più del mondo reale e quotidiano che di quello che surreale e fantastico che vive nella mia testa. La mia parte bambina e adulta sono spesso in lotta, ogni tanto ricordo a me stesso che non c’è bisogno di farsi la guerra, ma semplicemente dialogare. 



Come nasce la sua passione per la recitazione? 

Guardavo film, guardavo molta tv, e mi innamoravo di quelle immagini. Volevo essere dentro quello schermo. Mi sembrava tutto vero. I primi ricordi sono E.T. e Roger Rabbit. La magia e la potenza di quei personaggi mi davano un senso di possibilità, di forza. Non avevo ancora capito di voler fare l’attore, ma sentivo il legame con quella dimensione. A 14 anni ho fatto il mio primo laboratorio teatrale. Lì è stato tutto chiaro. Sapere a 14 anni cosa volevo fare della mia vita mi rendeva felice. 


Lei è definito attore poliedrico e star del web, capace con il suo talento di performer di trattare temi importanti in maniera ironica. Si sente più attore o performer? 

Quando faccio il performer, in qualunque forma sia, io continuo comunque a sentirmi un attore, quindi mi viene istintivo usare questo termine. E’ il termine più chiaro e a cui sono più affezionato. Anche quando realizzo video per Instagram che hanno un codice interpretativo molto diverso da quello televisivo o cinematografico, io mi sento attore al 100%, perché sono personaggi caratterizzati da personalità ben precise nella mia testa, e l’impegno che ci metto nel portarli in vita è lo stesso che applico a teatro o davanti alla macchina da presa. 

Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione? 

A 18 anni adoravo Leonardo DiCaprio. Lo adoro ancora adesso, ma i suoi primi film sono ancora più preziosi per me. Ammiravo la nascita di un talento così straordinario, poliedrico, autentico. Amavo Robin Williams, la sua immensità mi commuove ancora oggi. Amo il Jim Carrey di Truman Show, il Jack Nicholson di Shining, l’Ewan McGregor di Moulin Rouge. Sono innamorato di Meryl Streep, Julia Roberts, Whoopy Goldberg, Madonna, Uma Thurman. La lista è lunga. Traggo ispirazione dai film: Thelma & Louise, Magdalene, Kill Bill.



 Come attore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità. 

Mi è capitato di interpretare diversi personaggi “tormentati” che ad oggi restano quelli a cui sono più affezionato. I protagonisti di “Gas” di Luciano Melchionna, “Due vite per caso” di Alessandro Aronadio e “Le cose che restano” di Gianluca Maria Tavarelli sono i ruoli drammatici che vivono fortemente nei ricordi. Introversi, rabbiosi, alla continua ricerca della propria identità. Un tempo la mia anima artistica era puramente drammatica. Col tempo il mio lato comico si è preso il suo spazio, nel 2011 ho interpretato un ruolo comico in “Good as you” di Mariano Lamberti, ed è stato illuminante. E’appena uscito il film di Paolo Virzì, “Un altro ferragosto”, dove compaio per qualche minuto, e per me è stato un sogno, non solo per la stima che provo per il regista, ma per il tipo di personaggio che interpreto: comico, volgare, sopra le righe. 



Preferisce scrivere o recitare..

 Sono principalmente un attore, amo recitare. Le uniche cose che ho scritto, al momento, sono i video che realizzo su instagram: in quel caso sono sceneggiatore, regista, interprete e montatore. Mi occupo di tutto e mi diverto molto a farlo.

Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della cultura ai giovani artisti in un settore in continuo cambiamento come il teatro, cinema e la televisione ormai assorbite dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi ? 

Lo spazio c’è, ma mi verrebbe da dire che l’Italia non è un Paese per artisti. Nel senso che non esiste un reale sostegno, culturalmente parlando, del settore artistico. Da troppo tempo. Gli artisti sono rispettati solo se riconosciuti. Al tempo stesso il mondo della cultura resiste e dimostra la sua vitalità con la forza e la vitalità di tanti giovani estremamente talentuosi. Ed è proprio questo il messaggio più importante che viene veicolato: studio, tenacia, sperimentazione. 



Ci parli del suo prossimo lavoro teatrale che debutterà a giorni dal titolo "E.G.O."? una graffiante stand up comedy con la regia di Marinao Lamberti. 

E.G.O. è uno spettacolo comico scritto da Riccardo Pechini e Mariano Lamberti, che hanno pensato bene di scrivere uno spettacolo sulla morte. Quasi interamente comico. E’ questa la grande sfida. Credo sia estremamente divertente, nonostante un punto di partenza così delicato. Perché in realtà il testo affronta tutti i modi in cui cerchiamo di esorcizzare la morte, per non pensarci, illudendoci di essere immortali. E questa analisi crea un corto circuito comico irriverente e dissacrante. 



Il rapporto con la sua città Natale . 

Il mio rapporto con Roma è di amore e odio. Ho sempre avuto come base Roma, ma ho viaggiato tanto, mi è capitato di lasciarla tante volte per andare a vivere a Madrid, New York, Barcellona, Los Angeles… Una parte di me è sempre in viaggio, con la mente. E questo mi impedisce di amare profondamente la città in cui sono nato. Per questo e per mille altre problematiche. Uno dei motivi principali per cui Roma resta il mio posto nel mondo… sono le persone che ci vivono, e che fanno parte della mia vita.

 I suoi prossimi impegni. 

La tournè di Ego, Il film di Virzì, “Un altro Ferragosto”, il film tv per Raiuno “Margherita delle Stelle” sulla vita di Margherita Hack. Sto girando un episodio della serie “Alex Bravo” con Marco Bocci. Poi chiaramente ci sono i miei video su instagram, la mia vera propria terapia di vita. E c’è anche l’idea di scrivere un testo teatrale insieme a Paola Michelini, amica e collega per cui provo una stima infinita.

E.G.O. Extreme Game Over

In programmazione a Napoli il 22,23 e 24 marzo www.teatrosannazaro.it

                             Teatro Sannazaro – Napoli, Via Chiaia

Scritto Da Riccardo Pechini e Mariano Lamberti
Con Lorenzo Balducci
Regia Mariano Lamberti
Musiche Andrea Albanese
Disegno Luci Emilio Barone
Produzione ARTETECA

Dopo il notevole riscontro di pubblico di Allegro non troppo (sold out in quasi 30 città) e la consacrazione col successivo Fake (spettacolo di Natale all’Off Off Theatre di Roma), torna Lorenzo Balducci per chiudere un’ideale trilogia di spettacoli che, pur utilizzando il classico registro graffiante e provocatorio della stand up comedy, hanno sempre trattato temi impegnativi e di rilevanza socioculturale. E.G.O. L’arte di essere felici, non fa eccezione, anzi, affronta un argomento ancora più scomodo. Il mistero più grande e affascinante che accomuna da sempre l’intero genere umano: la morte. E.G.O. è infatti l’acronimo di Extreme Game Over. Date le premesse, può sembrare azzardato che il titolo comprenda anche la parola felicità, eppure è proprio su questo paradosso che lo spettacolo vuole riflettere. Poiché rimuovere la finitezza della nostra esistenza ci porta in definitiva a condurre vite infelici. Prendendo spunto dalla celebre frase di Ungaretti “Spero che la morte mi colga vivo”, E.G.O. passa in rassegna le tragicomiche strategie con le quali rifuggiamo dal pensiero della nostra dipartita (che non si declina solo come paura della morte fisica ma anche freudianamente come paura del cambiamento, dell’invecchiamento, della solitudine e dell’abbandono). Ed ecco allora le nuove frontiere della chirurgia estetica.

In Cina spopolano gli interventi per “occidentalizzare” gli occhi a mandorla, in America quelli per somigliare a un divo in particolare o addirittura al personaggio di un cartoon. Per non parlare di ciò che avviene, soprattutto in Italia, sotto la cintura, con ringiovanimenti, rimpolpamenti o allungamenti vari. Perché la paura della morte è anche e soprattutto un business che fattura miliardi. Ne sanno qualcosa le industrie farmaceutiche, ormai a pieno titolo “spacciatrici” di eterna giovinezza. O le agenzie funebri che organizzano cortei ed esequie per i nostri cari animaletti estinti, o gli intramontabili medium, quei simpatici evergreen in grado di farci messaggiare con i nostri defunti con tanto di emoticon facciali durante la trance. Eppure, secondo alcune religioni, (in particolare Il Buddismo) incorporare la consapevolezza della morte nella vita quotidiana garantisce di vivere esistenze pienamente realizzate e felici. Esattamente l’opposto di ciò che avviene nella nostra società, non a caso attanagliata da quel vuoto esistenziale da cui nascono dipendenze, compulsioni sessuali (aiutate da app sempre più mirate a soddisfare un consumismo di corpi), e quella smania di fama, potere e successo che accomuna emblematicamente vecchi politici e giovanissimi utenti di Tik Tok. Come negli alti spettacoli, non mancheranno incursioni nella filosofia e nella letteratura, passando in rassegna, sempre in maniera divertente, le teorie “scientifiche” più originali su cosa ci attende nell’aldilà, gli esperimenti più bizzarri o, all’opposto, i riti più affascinanti di alcune tradizioni popolari italiani riguardanti il culto dei morti. Lo spettacolo, scritto come i precedenti da Riccardo Pechini e Mariano Lamberti (che ne cura anche stavolta la regia), trova in Lorenzo Balducci un interprete ideale, capace con il suo grande talento di performer di divertire pur trattando temi importanti, passando con disinvoltura da Heidegger e Hillman a un lipsynch di Paola e Chiara.




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