Per la prima volta al Trianon Viviani, sabato 16 marzo, alle 21, arriva Vinicio Capossela con “Concerto di pucundria e altre assenze”.
Il
cantautore, polistrumentista e scrittore, che è tra gli artisti che
hanno ricevuto il maggior numero di riconoscimenti da parte del club
Tenco, ama mescolare da sempre diverse forme espressive e sorprendere il
pubblico. In questo concerto riflette musicalmente sul concetto della
melancolia d’amore e del sentimento dell’assenza.
«La “pucundria”
– spiega Capossela – è un sentimento vasto e oscuro. Questo stato
d’animo, al quale la lingua napoletana ha saputo dare un nome, potrebbe
trarre origine dal greco ypochondrios, letteralmente “sotto il
costato”. Non è l’ipocondria, la preoccupazione per la propria salute,
ma qualcosa che, investendo una sfera psichica ed emotiva, evoca quel
malessere che si avverte appunto all’altezza del costato e si diffonde
poi nell’animo influenzando l’umore».
«Per
la medicina galenica, l’umore era una secrezione all’interno del corpo –
prosegue l’artista di origini irpine–. La materia del melancolico
proveniva dal fegato ed era la bile nera, che dava un tipo di
disposizione cupa, un particolare tipo di depressione. La parola
malinconia viene da “bile nera”, dalle parole greche melas (nero) e cholè (bile). I medici arabi ripresero la scuola di Galeno e tradussero bile nera con la parola sawda, da cui la ottomana sevdah, che significava «amore», usata in Turchia, Bosnia e Grecia, nonché saudade, che è quella forma di melancolia del genere fado».
Per
Capossela «la melancolia d’amore è tema centrale di molte musiche che
hanno a che fare con il sentimento dell’assenza, ma non è la sola: la
nostalgia, il dolore del nostos, del ritorno che ripassa dal
cuore, è un altro tema ricorrente nelle musiche della bile nera; ed è
un’intossicazione, uno struggimento che si può provare anche per una
strada, un profumo, un quartiere, e persino per una vita che non si è
vissuta, che è, allo stesso tempo, veleno e medicina, così come le
musiche che la praticano. Il demone della melancolia ha diversi nomi
nelle musiche di assenza in cui si annida: dalkas nel rebetiko, duende nel flamenco e blues nella musica afroamericana.
«Una città sospesa sul mare e fondata da una sirena, come Napoli, conosce bene tutti questi sentimenti – conclude l’artista –; e a questo sentimento, che è anche un modo di esistere, dedico il mio concerto al Trianon Viviani, uno dei templi storici della città: un concerto per strumenti a corde per fare impigliare nelle reti la melas cholè, la bile nera, fino a farla spurgare, come nero di seppia, per scrivere musica col suo inchiostro».
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