Un monologo ben fatto, crudele e narciso allo stesso tempo, scritto magistralmente da Antonio Mocciola e recitato dall'attore Emanuele De Simone con la regia di Giuseppe Brandi, la storia della violenta relazione tra il giovanissimo poeta Arthur Rimbaud, che in questo testo teatrale si racconta in prima persona rivivendo le ultime ore del suo dramma d'amore, con il più maturo poeta Paul Verlaine. Rimbaud poeta che stordisce, incanta e rapisce. Nel monologo emergono i caratteri opposti dei due, le gelosie, gli scontri, i perdoni, i conflitti che sfociano nello sparo di pistola a Rimbaud da parte di un Verlaine esasperato. E da cui inizia la messa in scena teatrale. Attraverso gli occhi e le ragioni del giovane Rimbaud che appare perfetto interpretato da Emanuele De Simone che con la sua bravura e la sua bellezza porta in scena il narcisismo sfrontato e provocatorio del poeta con delicatezza quasi rappresenta entrambi, interpretazione amorale e bellissima nella sua completa nudità fisica e d'animo e in questo caso il coraggio va premiato per aver affrontato senza censure un argomento che ancora oggi fa discutere i finti buon pensanti borghesi. Il coraggio di non nascondersi dietro a censure politiche e il coraggio di investire in un monologo controcorrente, raccontando il momento finale di una drammatica e illecita storia d'amore tra un ragazzino e un uomo maturo. Semmai fosse stato amore era un amore proebito, tossico e pericoloso e non una mancata illusione. L'attore Emanuele De Simone, ha trasmesso con garbo e passione questo giovane poeta ribelle, apparentemente anticonformista, capriccioso e a tratti spietato nel suo amato egocentrismo.
Commenti
Posta un commento