Un ospedale e una scuola, una madre vedova e un figlio, una storia di ricerca della giustizia con il rischio di una vendetta a portata di mano. Toni retorici e già visti per il film dell'iraniano Saeed Roustayi in concorso a Cannes
La famiglia è una fonte di problemi, molto più che di strumenti per risolverli. Sembra sempre più questa la visione di Saeed Roustayi, autore iraniano che si è fatto conoscere per La legge di Tehran, un thriller piuttosto inusuale e interessante, per poi imboccare un filone sui mille obblighi e le incombenze che ricadono nel suo paese sui nuclei familiari, per numerosi che siano, specie sulle donne. Per la seconda volta in concorso a Cannes, dopo il sopravvalutato Leila e i suoi fratelli, e una conseguente condanna del “solito” regime liberticida che punisce con costanza il cinema iraniano, in Woman and Child ripropone una protagonista femminile e costruisce personaggi sottoposti a una ricaduta di cattiverie e ripicche senza fine. Il cuore della storia è il personaggio della donna del titolo, una vedova di 45 anni di nome Mahnaz, che cresce sola una figlia e un figlio, mentre è impegnata come infermiera in un ospedale. Dopo i problemi con il governo, Roustay ha girato il film con l’accordo delle autorità , quindi adeguandosi a ritirarre le protagoniste con il velo, anche il quelle situazioni domestiche in cui è fuori discussione che accada nelle case degli iraniani. E per questo è stato criticato da alcuni autori indipendenti.
“WOMAN AND CHILD”, SCRITTO, DIRETTO E PRODOTTO DA SAEED ROUSTAYI, È UN MÈLO IRANIANO FIAMMEGGIANTE CON CONTINUI PROBLEMI MORALI E CONTINUE ESPLOSIONI SENTIMENTALI DEGNO DEL MIGLIOR CINEMA NAPOLETANO DELLO SCORSO SECOLO - STREPITOSA LA PROTAGONISTA, LA BELLISSIMA PARINAZ IZADYAR, CHE ELEGGO A MIA VINCITRICE IDEALE DEL FESTIVAL -
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