Da sabato 15 luglio 2023, al Festival delle Ville Vesuviane
Terra Piatta, Heratosthenes e Argonauti - Giasone e Medea
Danza, musica, parola, e canto nei due allestimenti del progetto ideato
dal regista e coreografo Aurelio Gatti, in scena a Portici e ad Ercolano
La
ricerca dell'uomo e la conseguente meraviglia è l’idea unica che
accomuna i due lavori del progetto ideato dal regista e coreografo
Aurelio Gatti per il Festival delle Ville Vesuviane 2023, che porterà in
scena Terra Piatta, Heratosthenes alla Cappella Reale di Portici, sabato 15 luglio, e Argonauti - Giasone e Medea all’Esedra di Villa Campolieto di Ercolano, domenica 16 luglio, entrambi programmati alle ore 21.00.
Presentato da MDA Produzioni Danza in co-produzione con Teatri di Pietra,
il progetto è un'indagine portata avanti con i linguaggi della scena,
danza, musica, parola, canto, per restituire quel sapore vivificante di
stupore quasi inedito ai giorni d'oggi.
Un
ensemble di danzatori, attori, musicisti e cantanti sono la Compagnia
MDA, protagonista del progetto: Carlotta Bruni, Elisa Carta Carosi,
Lucia Cinquegrana, Matteo Gentiluomo, Rosa Merlino, Luca Piomponi, Paola
Saribas e Sebastiano Tringali (Eratostene), Gipeto (l'Inquisitore),
Chiara Meschini (Gea), Cinzia Maccagnano (Medea). Le musiche originali
sono a cura di Marco Schiavoni, i costumi di Marina Sciarelli Genovese.
Un
filo rosso ripercorre gli archetipi del Mito e della Storia, tanto lo
scienziato Eratostene quanto la schiera de "i migliori giovani di
Grecia", gli Argonauti, in epoche e tempi distanti tra loro, significano
la grandiosa sfida verso l'ignoto che l'uomo da sempre intraprende.
In Terrapiatta/Heratosthenes,
che si avvale del contributo letterario e la ricerca
storico-scientifica della Prof.ssa Michela Costanzi e del Prof.Fabio
Pallotta, la drammaturgia di Sebastiano Tringali, l'appassionata
ammirazione di Eratostene di Cirene per l'universo (natura, uomini,
ingegno) si traduce nell'accorata difesa della Scienza e del metodo
scientifico. Metodo che, fatto di asserzione e dimostrazione, genera
immancabilmente un'opposizione continua tra conoscenza e potere.
La vicenda degli Argonauti
(da Apollonio Rodio ed Euripide, drammaturgia Aurelio Gatti e Cinzia
Maccagnano), mediante il racconto di Medea, ci porta a scoprire
"l'impresa mitica" alla ricerca del vello d'oro da cui sorgerà la
scabrosità dell'incontro scontro tra genti, paesaggi, civiltà diverse.
Medea
diviene l'emblema della conoscenza tradita, come tradito è il suo
amore: la lotta per il possesso del vello d'oro mortifica la natura
dell'impresa e nulla può il rammarico del canto della nave di Argo.
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