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Il pittore Puhl David : " Non scorgi nessun orizzonte, solo un vuoto che va a riempirsi di evocazioni fatte di ritmo e scene"

ott 23, 2023 0 comments

 


Puhl David ci racconti di lei, chi è David come persona?

Abbastanza loquace ma riservato al tempo stesso. Non amo la mobilità estrema. Penso che in una società dai ritmi forsennati, più ci si muove meno trovi tempo per la ricerca. L'isolamento spesso è necessario, da preferire alle chiacchiere evasive. Poi dipende dal tipo di lavoro, se individuale o di gruppo, caso che riguarda la scena.



 Come nasce la sua passione per la pittura?

Sin da ragazzo, mi avevano colpito alcuni documentari  Rai sul Bateau Lavoir e il Bauhaus. Da lì ho iniziato ad approfondire all'interno delle correnti. Erano delle porte che un appena quindicenne spalancava, così per caso e l'interesse per la scena legata ad un certo orientamento di musica descrittiva, mi ha fatto comprendere che più che la pittura, era lo spazio da comporre all'interno di molteplici variabili.  La pittura fungeva da elemento di contrappunto, non decorativo ma necessario per stabilire rispettivi pesi armonici.



Nello specifico, a chi è più grato per la sua passione artistica?

Senz'altro mio padre, non che fosse artista anche lui, era un medico. L'approccio all'arte avviene per componenti  multidisciplinari latenti, semmai indotte a livello sensoriale. Il fatto di disporre lp di sinfonica, jazz o musical, svariati fascicoli sugli artisti dal 400 fino alle avanguardie, che conservo ancora oggi, sviluppa in un ragazzino quel vocabolario dell'immaginario inconscio che,mattone dopo mattone, gli permette di costruire nel tempo e gli offre la possibilità di guardare oltre il reale. In breve, per quel che mi riguarda, non credo sia ordinario per uno di sette anni, ascoltare un 33 giri del Concerto in Fa, Porgy and Bess , per non parlare di un Sibelius o Ravel. Da lì a tre anni avrei scoperto la dodecafonica. Una passione che va plasmata nel tempo. Non decidi tu il canale da percorrere. Non scorgi nessun orizzonte, solo un vuoto che va a riempirsi di evocazioni fatte di ritmo e scene. Solo tasselli che individui per un mosaico che ancora non hai iniziato e che forse non finirai mai. E' come dipingere cento quadri in uno ma, il quadro potrebbe estendersi all'infinito. Non c'è un prologo nè un epilogo, solo transizione.

Quali sono gli artisti dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?

Senza dubbio, si parte dal Cubismo picassiano, l'analisi Freudiana, KaŅiana, l'intimismo urbano di un Sironi, la scena metafisica De Chirico e lo stesso Hopper. L'isolamento dei soggetti è a dir poco profetico, almeno per quello stallo esistenziale che la realtà pandemica ci ha costretto a superare. E' chiaro che lo sviluppo può considerare anche temi come la guerra o le migrazioni. Anche queste ultime, come le stesse deportazioni, portano all'isolamento. Poi, come dicevo, la scuola di Dessau era una fucina sperimentale e mettere insieme le cose, ti stimola ad un approccio verso la rappresentazione di elementi surrogati, al tempo meccanici, che potessero in qualche modo riguardare la trasposizione scenica teatrale o cinematografica. E' fuori discussione che molte produzioni contemporanee di genere attengono al meta-cubismo. Si parte sempre dall'arte. Il resto è solo politica industriale.



Come artista quali sono i personaggi che ha  sentito più vicino alla sua sensibilità.

A parte il fatto che non ho mai incontrato artisti che seguissero il mio percorso, perché troppo intrisi di concettuale e pop da gelateria. Mi sono sempre rifiutato di scavare nelle ragioni degli altri. Che funzioni o no, un'opera devi dirti già tanto di quell'artista. Sta li davanti a te e ti comunica qualcosa, sia che la guardi, la tocchi o l'ascolti. Da quel momento l'artista non esiste più. Starà già pensando ad altro. Non vedo perchè dovrebbe spiegare ad un altro artista quello che ha fatto o il perchè l'abbia fatto. Non è un concorso di architettura dove esponi le ragioni di un progetto.

Cambierebbe qualcosa nel mondo della comunicazione in cui si è formato?

Io provengo dal Politecnico di Milano e da quello che ho recepito nei vari ambienti accademici, la vera anomalia nella comunicazione è il voler far credere a tutti i costi che l'opulenza, come la stessa retorica manierista in un progetto faccia la differenza. All'inizio ero infatuato da questa prerogativa demiurgica, poi col tempo ho capito che era un modello privo di codici e del tutto ingannevole. Non serviva l'uomo ma il business. Solo l'immediatezza fa la comunicazione, purché non sia banale e non il giro di parole come la rete oggi ci ha abituati. Come se impiegare troppo tempo su un dipinto, ti dia sicurezza ma non è così. Hai già fallito l'obiettivo. Cadi nel manierismo visivo omettendo quella radice che determina purezza linguistica. Picasso dipingeva tre quadri al giorno, non sperimentava per appendere il tappetino in salottoo o per l'agenzia immobiliare. L'eccesso della retorica porta solo al qualunquismo che degenera nell'immobilismo, inteso come perdita di una coscienza criƟca. In un mondo dove tutto è comunicazione, niente lo è. Lo è anche per l'arte povera, che pur aƫngendo al cubismo sintetico (nessuno lo ammette), degenera in un modus operandi autoreferenziale e fuori controllo. Solo che Picasso non caricava installazioni su camion e autotreni consumando carburante e inquinando interi quartieri, per poi rivendicarne le responsabilità sull' effettoo serra. Bisogna quindi valutare se l'intrattenimento come propaganda sistemica della lobby, sia l'unica ragione in grado di legiƫmare la comunicazione a suon di miliardi di Kilowatt.



Quali sono le tematiche a cui si sente più legato?

Mi concentrerei su quelli che determinano le differenze, gli squilibri sociali, come in certi aspetti della geopolitica. Il problema è che il desiderio di asservire modelli ambiziosi, competizione, successo, denaro, autocompiacimento, spudorato consenso, porta come dicevo all'omologazione e alla perdita di identità. Paradossalmente anche allo scontro dentro un sistema che, prima o poi, inevitabilmente ti riterrà inutile, un' insignificante comparsa nella società di servizio non più in grado di corrispondere se non a caro prezzo. E' il tema che cerco di trasporre in certi dipinti. Tutti desiderano, tutti cercano vie di fuga per interazioni illusorie ma alla fine ti accorgi che di tempo te ne rimane poco. Forse sarebbe meglio non muoversi, attendere. Lo spazio che circoscrivi, seppur relativo, è tuttoo ciò che hai e non serve appropriarsi di quello altrui, come delle stesse risorse altrui. Una lettura antropologica che meriterebbe approfondimento, se non altro per risalire alle cause che, come dicevo prima, la propaganda al consumo ha indotto a ridurci a semplici ombre, per non dire repliche di noi stessi.

Preferisci il teatro o il cinema o la pittura...

Nessuna disciplina può fare a meno dell'altra. La correlazione è imprescindibile dai modelli tematici, che siano classici o contemporanei. L'affresco nella Cappella Sistina è all'interno di un vuoto scenico che si fa rappresentazione. E' già cinema, non inteso come industria ma, panoramica di una narrazione dove l'osservatore costruisce la sua storia. Non seduto in poltrona ma carrellando il suo obiettivo naturale, secondo i principi del teatro totale. La pittura è solo un filtro. Come è stato per la corrente surrealista che trova il suo antesignano già secoli prima in Hieronymus Bosch , anche un autore come Tim Burton, nella sua messinscena, parte da una quinta teatrale dove costruire una storia, attraverso l'interazione di modelli onirici che nello sviluppo temporale, spostano il nostro sguardo, alterandone la logica dello spazio. La pittura come la scultura ne caratterizzano i modelli. A differenza del teatro come meccanismo bloccato sull'asse bidimensionale, il cinema ti porta a calcare palcoscenici contigui, come in pittura attraverso la costruzione di tasselli che, chi osserva cerca di raccordare in maniera sempre diversa. E' il concetto del montaggio, come dello zapping. Indipendentemente dai parametri, tutto o può essere scena. L'unica variabile è il modo di filtrare la rappresentazione oltre il reale conoscitivo. E da cosa riparto se non incastrando le varie discipline? Il nostro stesso ciclo quotidiano non raggruppa mai eventi che si rivelano su binari paralleli ma, per cambi di direzione perpetui attraverso incroci inaspettati. 



Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell'arte e della politica ai giovani artisti in un settore particolare e in perenne cambiamento e assorbito sempre più dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi? E se dovessi dare un consiglio ad un aspirante Artista , cosa gli consiglierebbe?

Dovrebbero essere gli artisti a dare possibilità all'arte e alla politica. Contrariamente a recenti dichiarazioni provocatorie di un Bonito Oliva, ritengo che è l'artista e non il sistema a determinare la natura dell'arte. Puoi essere considerato di talento solo perché in grado di rispondere a delle richieste ben precise ma, rischi di omologarti al mercato prescritto da una leadership, la cui unica prerogativa è di accondiscendere i gusti del collezionista più distratto. E in questo la rete gioca brutti scherzi, dato che, oltre a non essere selettiva, in assenza di coscienza critica, attribuisce valore solo perché qualcosa costa, innescando un circolo vizioso di apparenti consensi, al di là dei veri contenuti dell'opera. Considerando una critica del tutto defunta, in un ginepraio di gallerie italiane che supera di gran lunga quelle presente in tutta l'intera Cina, non Ɵ assicura presƟgio nel mondo dell'arte. Forse popolarità, ma il prestigio chi lo determina? Espongono tutto basta pagare. Questo è quel che accade dalla metà degli anni 80. Più che consigli, direi ad un aspirante artista di chiedersi se per servire il mercato, vuole comodamente concedersi alle formule illustrative che mettono d'accordo un po ' tutto Gratifica maggiormente ricorrere al concettualismo pop, l'iperrealismo, l'interior design, fashion, fumetti, tappetini decorativi, ritratti, paesaggi, illustrazioni, vignette, street- art o altro? Per i talenti c'è sempre spazio, poi dipende che tipo di talento vuoi che ti venga attribuito. Te lo attribuisce il collezionista, il curatore o il gallerista che decide per entrambi attraverso lo sponsor di una Maison che fa da referente? Quindi non un artista ma un artigiano o addirittura un PR che si avvale della collaborazione di altri? Al servizio di quale committenza? Di quale lobby? Sarebbe necessario confrontarsi con la storia ma, se devi tentare di superarla, come potresti mai se ti blocchi sui modelli conformi e facilmente classificabili tra miliardi di immagini che dai per buone all'interno di una rete istituzionalizzata? Se la ricerca stessa viene intesa come merce di scambio, ci si dovrebbe chiedere il perchè Duchamp non vendeva nulla, regalava le sue opere e il successo lo ha rincorso dopo. Il suo era un approccio semantico come del resto Les Demoiselles di Picasso. Non credo l'abbia dipinto perché doveva venderlo o esporlo. Da quel momento si sono aperte le porte del XX secolo. E di certo, il mercante non ti chiedeva soldi per esporre, come nella macelleria di oggi, dove è il brand che sentenzia la tua adeguatezza al sistema. Bel dilemma!

Il rapporto con la sua città natale.

Più che la città, il contesto mediterraneo: la Sicilia e il suo versante sud-orientale. Un retaggio che riemerge di continuo nei miei dipinti.



Un suo sogno artistico e che vorrebbe realizzare?

Dipende dalle posizioni che l'Assessorato capitolino può assumere in vista delle prossime rassegne e per la candidatura dell'Expò del 2030. Da tempo, oltre a certe soluzioni tecnologiche sui racconti pittorici, attraverso l'innesto di tablet, cerco di proporre un modello di Museo flottante sul Tevere, progettato gia da quindici anni. Impresa ardua. Ci sarebbero diverse sceneggiature nel cassetto ma, La RAI ha la sua filiera e gli esterni non contano, anche se dimostri con tanto di nulla osta del Ministero, di aver realizzato con mio figlio nel 2015, un film con appena 2mila euro, che sembra esser stato prodotto con 2 mln. https://vimeo.com/449644851

 I suoi impegni futuri?

Una collettiva a Londra

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