Threads of Identity

Si è conclusa Threads of Identity, la mostra che ha visto impegnato lo spazio Hub/Art Milano fino a inizio gennaio 2024 in un’indagine complessa e affascinante sul tema dell’identità. Una mostra che ci ha permesso di entrare in contatto con la sensibilità, i colori e le trame geometriche arabo-islamiche tipiche del Marocco, terra natale dell’artista Mohammed El Hajoui, che ci ha fatto scoprire le lettere dell’alfabeto bamilèkè rappresentate in sinuose e sensuali sculture di legno dall’artista di origine camerunense Ndjatou Boris o ancora ci ha aperto alla voglia di nuovi dialoghi con l’installazione “Half&Half” dell’artista Mosa One che, tagliando i tradizionali tappeti islamici sajjada, ha voluto simboleggiare la volontà di creare un proprio spazio, dove poter identificarsi con differenti culture.Se per alcuni il concetto di identità è stato identificato come strettamente connesso alla propria terra natale, per altri è risultato invece essere un concetto più evanescente, da ricercare al di fuori della propria persona.

Daniele De Giorgio, nella serie fotografica Logomania, ha immortalato la ricerca disperata dell’identità nella società occidentale, che finisce per materializzarsi in un riferimento socialmente costruito, come un brand alla moda. Nella serie Pensieri in caduta libera, Giulia Nelli, attraverso l’uso di collant in poliammide ed elastan, ha rappresentato invece la necessità di costruire nuovi legami in una società sempre più carente di rapporti umani autentici. Infine le sculture in marmo di Alvise Pasquali, dalle forme classicheggianti, hanno sollevato importanti questioni sulla superficialità della società odierna, dove prevale una ricerca costante di validazione, affermazione e distopiche rappresentazioni di sé e degli altri. La mostra è diventata inoltre teatro di un videoclip musicale prodotto da Epic/Sony Music Italy, in cui il giovane rapper milanese Not Good ha creato un dialogo con le opere esposte parlando di amore, di ricerca di se stessi e di legami profondi con gli altri.

Una mostra che mi ha lasciato la netta sensazione che oggi la parola identità possa coincidere con il termine mutamento, ossia con la forza di trasformarsi, di essere materia in divenire che non perde la propria essenza ma si adatta e modella alle circostanze esterne.

Moodboard

Per la moodboard del mese una piccola ispirazione derivante dalla parola coreana “In-Yun” ( 인연) che significa destino, con speciale riferimento alle relazioni fra persone nel corso delle loro vite. Ve ne parlo perché il mese scorso ho visto "Past Lives" della regista Cecile Song, film che ruota attorno al concetto di destino tra due persone, facendo riferimento all’impossibilità di controllare chi entra nella propria vita, chi vi rimane e chi invece vi fuoriesce. Il film esplora l'In-Yun attraverso la relazione tra due amici di infanzia, Nora (o Na-Young, come era conosciuta in Corea) e Hae-Sung. Come molte storie di relazioni raccontate per un lungo periodo di tempo, Past Lives mette in luce i colpi di scena, i "se" e le molteplici scelte che portano due persone a dividersi e a chiedersi se sono destinate a stare insieme nonostante le distanze e le circostanze.

Hub/Art Bubble Come bolle di sapone.

Hub/Art parallelamente alla propria attività di ricerca e valorizzazione dei propri artisti, mette a disposizione gli spazi delle gallerie di Milano e di Barcellona per mostre temporanee dirette e curate da associazioni culturali esterne o curatori indipendenti.

Il prossimo evento a inaugurare presso lo spazio di Milano sarà la mostra RESTART II, ideata e organizzata dall’organizzazione ART SPACE, a cura di Eva Amos. Dal 25 gennaio al 18 febbraio 2024.

Se sei anche tu alla ricerca di uno spazio da affittare per un evento o una mostra d’arte, scrivi all’email: hello@hub-art.org