C’è grande attesa per il ritorno della Filarmonica della Scala guidata da Riccardo Chailly alla Philharmonie di Berlino di giovedì 29 agosto
alle ore 20. Gli scaligeri tornano a esibirsi a Berlino con un
programma che accosta la musica di Luciano Berio a quella di Wolfgang
Rihm e Maurice Ravel, radicali innovatori del Novecento, all’interno
della programmazione del Musikfest Berlin, tra i più
prestigiosi festival della scena musicale tedesca, nell’ambito delle
iniziative dell’Italia Ospite d’Onore alla Frankfurter Buchmesse 2024.
All’insegna del motto “Radici nel futuro” e sotto il coordinamento del
Commissario straordinario Mauro Mazza, l’Italia torna a ricoprire questo
prestigioso ruolo alla Fiera del libro di Francoforte per la prima
volta dal 1988 – quando il padiglione italiano riscosse un significativo
successo di pubblico e critica internazionale anche grazie alla
presentazione dell’atteso secondo romanzo di Umberto Eco “Il pendolo di
Foucault” – e si presenta all’appuntamento con un calendario denso di
eventi culturali tra l’Italia e la Germania.
L’appuntamento alla Philharmonie di Berlino di fine estate fa parte
della tournée europea che segna il ritorno anche a San Sebastian (27
agosto), Santander (28 agosto), Mecklenburg (31 agosto), Grafenegg (1°
settembre) e Lubiana (2 settembre).
Riccardo Chailly dirige un programma che affonda le sue “radici nel
futuro”, nella visione rivoluzionaria di tre compositori che seppero
innovare il linguaggio musicale partendo dalla propria tradizione e
sapendone trascendere i canoni, ciascuno in modo estremamente personale.
Le Quatre dédicaces di Luciano Berio, pioniere della musica
contemporanea italiana sono miniature orchestrali che, secondo il
compositore, dovrebbero consentire ai musicisti di mostrare la loro
superba padronanza degli strumenti. Dis-Kontur è di Wolfgang
Rihm, che nel 1974 stupì così l’avanguardia tedesca, appena ventiduenne:
la sua musica cupa e fortemente espressiva ricorda fabbriche
arrugginite e in rovina nella terra di nessuno dei rifiuti industriali
abbandonati. A contrasto, gli idilli bucolici evocali da Maurice Ravel,
padre della musica del Novecento, nelle due suite orchestrali Daphnis et Chloé.
Originariamente composte per i leggendari Ballets Russes di Sergei
Diaghilev, hanno rapidamente conquistato la sala da concerto sotto forma
di due serie di fragments symphoniques - Igor Stravinskij le considerava come una delle «più belle suite per orchestra».
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