Giovanni ci racconti di Lei, chi è Giovanni Di Palma come persona?
Credo di essere una persona normalissima. Mi piace il mio lavoro ed ho sempre cercato e cerco di fare il mio meglio. Ogni scelta nella mia vita l’ho fatta coscientemente. Ho seguito il mio istinto e non ho mai avuto paura di chiedere dei consigli alle persone che mi stavano intorno. Ho conosciuto persone bellissime che ancora oggi sono nella mia vita o comunque per sempre nel mio cuore. Tengo molto alla famiglia e all’amicizia e cerco sempre di svegliarmi con buoni propositi. Rifletto molto su quello che faccio, non so se è sempre bene farlo, ma questo sicuramente mi sprona ad avere sempre degli obiettivi. Mi dicono che sono molto paziente, ma sento comunque chiaro e forte quando sto per raggiungere il limite e senza troppe smancerie lo faccio capire immediatamente. Mi piace molto stare insieme alle persone che mi fanno stare bene ma ho bisogno anche di momenti di solitudine e di calma per poter recuperare.
Come nasce la sua passione per la danza?
Ho passato la mia infanzia in un piccolo paese di provincia dove si poteva ancora giocare per le strade senza preoccuparsi del traffico o distrazioni o altre problematiche che oggi invece impediscono una normale infanzia e adolescenza.
Non avevamo social media e cellulari, si cercavano distrazioni sportive o nel mio caso artistiche.
Anche in televisione c’erano meno programmi ma mi ritorna sempre in mente uno spettacolo bellissimo trasmesso dalla RAI: “La Boheme” al teatro Regio di Torino.
Ho cominciato la danza e il pianoforte all’età di 6 anni
Una mia vicina di casa e amica frequentava una scuola di danza privata e un giorno l’ho accompagnata. Ritornando a casa chiesi a miei genitori di poter andare anche io.
Una settimana dopo ero iscritto e non ho più mollato.
Cambieresti qualcosa nel mondo della danza in cui ti sei formato?
All’eta di 14 anni fui ammesso all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Erano gli inizi degli anni ’90, a Roma c’erano grandi maestri e studiavamo tutta la giornata. Oltre alle lezioni all’AND si frequentavano spesso anche istituti privati che invitavano grandi personalità internazionali. Ci si confrontava già con chi era più grande di noi e da chi si poteva imparare ancora di più. Ho avuto la possibilità di frequentare il Liceo Sperimentale Coreutico che era all’interno dell’AND con professori di una qualità eccellente. Si studiava con tutta normalità Storia della danza, storia della musica ,Storia dell’arte, Solfeggio, Teoria della danza oltre a tutte le materie di un Liceo qualunque. Passavamo la giornata intera a scuola.
Di quella scuola non avrei cambiato nulla. Ho ricordi bellissimi che ancora oggi ci divertiamo a raccontare quando ci ritroviamo con gli amici di allora. Ma mi sono accorto che già da tantissimi anni è cambiato tutto e non so se in meglio.
Io come tanti miei colleghi di allora ci siamo ritrovati con un bagaglio culturale ed artistico che ci hanno permesso di fare una bella carriera e di continuare ancora oggi a vivere della nostra passione. Credo mi abbia aiutato anche a sviluppare un forte spirito critico. Mi permette oggi di essere attento ai minimi dettagli, perché sono questi che ci aiutano a crescere o fanno crescere il danzatore con cui stiamo lavorando.
Quali sono i danzatori e i coreografi dai quali si sente maggiormente influenzato o da cui trae ispirazione?
Ho provato sulla mia pelle i brividi di vedere dal vivo Elisabetta Terabust, Jorge Donn, Patrick Dupont, Laurant Hilaire, Ruzimatov, Malakov, Eveline Hart, Fracci, e tantissimi altri che mi hanno fatto capire la sacralità del palcoscenico
Le coreografie di Kilyan Pina Baush Bejart Roland Petit e tutti gli altri che frequentavano Roma, Spoleto, Nervi, Positano …… erano il nostro pane quotidiano a scuola, nei teatri dove andavamo a vederli, nei riferimenti dei nostri insegnanti, nella trasmissione della Ottolenghi del sabato in tv.
Non ho mai scelto o preferito. Ho preso tutto quello che potevo prendere da ogni coreografia di ognuno di loro, da ogni occasione e cercato di imparare da tutti
Come danzatore quali sono i personaggi che ha portato in scena ed ha sentito più vicino alla sua sensibilità.
Come danzatore ho avuto la possibilità di ballare grandi coreografie in qualità di corpo di ballo prima, con grandi stelle internazionali che interpretavano i ruoli principali e da Primo Ballerino poi cimentandomi con il grande repertorio di Uwe Scholz, Balanchine, Tetley Neumeier, Yuri Vamos, Cranko e molti altri
Mi è piaciuto tutto e in tutto ho ritrovato me stesso.
Le compagnie con cui ho lavorato mi hanno tutte permesso di crescere e di fare un bel percorso artistico e diventare quello che sono oggi. Ogni ruolo ed ogni coreografia ha un suo perché e credo che come ballerino dobbiamo sempre cercare di trovarlo. Per andare a fondo nell’interpretazione, emozionare ed emozionarsi e creare cosi una vera connessione con il pubblico
Da danzatore a coreografo, come avviene questo passaggio.
Avevo già cominciato la mia seconda carriera come Maitre de Ballet e ripetitore in varie compagnie e mi è stata offerta la possibilità di creare il primo balletto classico per la Sāo Paulo Companhia de Dança del Brasile.
Avevo in testa già da un pò il pensiero che se un giorno ne avessi avuto l’opportunità avrei provato a creare la mia versione di Romeo e Giulietta.
La storia, la musica di Prokoviev mi hanno sempre affascinato. In più era una compagnia giovane e si prestava perfettamente a quello che volevo portare in scena. Era il 2014, ne sono seguite altre di produzioni come il Pulcinella di Stravinsky, ed altre piccole cose che mi hanno sempre divertito.
Lei nel 2016 ha creato "Paquita" per il Tokyo City Ballet e nel 2017 la sua versione neoclassica di buon gusto di "Pulcinella", presentata in anteprima mondiale con la Sao Paulo Companhia de Dança e nel frattempo è stata rimessa in scena al Ballet Rijeka in Croazia. Ci racconti di questi suoi lavori.
Romeo e Giulietta ne ho fatto una versione più compatta se la paragoniamo a tante altre. 1 ora e mezzo di coreografia divisa in due atti. Per una trentina di ballerini. Nei ruoli di Romeo e di Giulietta due danzatori straordinari giovanissimi che non rientravano in nessun stereotipo ma che mi hanno ispirato tantissimo e fatto della versione anche una particolarità
Paquita è stata una semplice ripresa del divertissement. Ho cercato musicalmente e ritmicamente di renderlo più fluido possibile senza troppi tagli .
A volte trovo che si tenda di modificare il tempo delle variazioni e dei passi a due del balletto classico per permettere un agio ai ballerini che spesso non trovo necessario e che al contrario può annoiare il pubblico, oltre al fatto di non rispettarne la scrittura stessa dello spartito musicale.
Pulcinella ho voluto trattarlo come un carillon, come una storia che continua a ripetersi e che può essere ricollocata in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, con dei colori molto accesi come una revue di cabaret e senza nessun travolgimento della storia.
C’è qualcosa che ha sognato di fare e non ha fatto?
Per adesso no. Sono contento con quello che faccio. Lavoro sempre per delle compagnie di balletto bellissime con grandi artisti che mi stimolano giornalmente a dare sempre il meglio di me. Incontro sempre nuovi coreografi che stimolano la mia curiosità e il mio senso critico e viaggio sempre in posti meravigliosi.
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo della danzaai giovani ballerini in un settore in continuo cambiamento come il balletto? C’è spazio in Italia per giovani danzatori talentuosi?
Purtroppo non lavoro molto in Italia. Ho avuto la possibilità di conoscere alcune realtà e devo dire che l’Italia continua a formare dei ballerini meravigliosi con cui ho lavorato anche all’estero. Forse c’è poco oggi per permettere di fare tutta una carriera in Italia. Nelle scuole si punta oramai molto nei concorsi e si arriva in compagnia con delle aspettative che spesso non riflettono la realtà giornaliera del lavoro in un teatro. Molte lacune nel modo di studiare e poca versatilità nel cimentarsi con vari stili di danza. Comunque le poche compagnie che ci sono e che presentano una stagione completa fanno delle bellissime cose. Mi piacerebbe sentirne parlare un pò di più anche all’estero. E forse uno sforzo strutturale maggiore bisognerebbe farlo o almeno ritentarlo.
Il rapporto con la sua città Natale .
Ho ancora la mia famiglia che abita li e cerco di andarci ogni volta che posso. Ho lasciato il paese all’età di 14 anni. Ho passato la mia adolescenza a Roma e poi mi sono subito trasferito all’estero. No ho avuto la possibilità di creare molti legami.
Ho passato comunque una bellissima infanzia ma soprattutto è lì che sicuramente si sono chiariti e definiti i lati importanti della mia personalità e ne sono fiero.
I suoi prossimi impegni
Passerò la maggior parte della stagione invernale in Asia. La mia versione di Romeo e Giulietta con nuovi decori e costumi avrà la “prima” a Tokyo a Gennaio e poi rientrerò in Europa per lavorare con altre 2 compagnie bellissime come Helsinki e Montecarlo.
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