AMANDA LEAR SI RACCONTA: “SALVADOR DALI’ LO RITENEVO ANTIPATICO. DICEVA CHE REMBRANDT ERA UN ORRORE, CHAGALL FACEVA SCHIFO, CÉZANNE NON SAPEVA DIPINGERE, MAGRITTE ERA “UN PICCOLO ARTIGIANO BELGA” - "MI HA CERCATA BERLUSCONI, HO CENATO CON ANTONIONI, CONOSCIUTO ANDY WARHOL E IERI HO RICHIAMATO JEFF KOONS. DAMIANO DEI MANESKIN MI VOLEVA A SANREMO PER UN DUETTO. HO CHIESTO DEI SOLDI E SI SONO OFFESI. CHI SONO QUESTI RAGAZZI TUTTI TRUCCATI? NON LI CONOSCEVO E HO DETTO DI NO”
In una nuova intervista, l'artista si racconta senza filtri. Dai rifiuti a «quei giovani tutti truccati» alla nuova mostra di quadri a Milano, passando per un disco in arrivo e una vita vissuta senza rimpianti. A partire dalla relazione di 16 anni con Salvador Dalí.
Di se stessa, Amanda Lear precisa: «Non mi drogo, non bevo, non ho bisogno dello psicoanalista». E intanto prepara il suo 23esimo disco, in uscita questo autunno. Nel corso della lunga intervista la cantante, pittrice, attrice, musa francese si confessa con sincerità: dai primi amori artistici alla relazione lunga 16 anni con Salvador Dalí . «Lo ritenevo antipatico, preferivo Picasso, De Chirico, Magritte. Non eravamo d’accordo. Lui diceva che Rembrandt era un orrore, Chagall faceva schifo, Cézanne non sapeva dipingere, Magritte era un piccolo artigiano belga e De Chirico dipingeva sempre le stesse cose. Invece poi è nata una grande storia». Tanti gli uomini passati nella sua vita, da David Bowie a Manuel Casella, e ancora di più quelli che oggi le scrivono su Instagram offrendosi nudi come modelli
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