Teatro Nuovo di Napoli
Info 0814976267
Giovedì 15 maggio, dalle ore 19.00
nell’ambito della rassegna “Open Dance 2025”
CodedUomo
presenta
Mute
coreografia e danza Martina Gambardella
spettacolo vincitore di OpenDance call 2024
musiche originali e sassofoni Giuseppe Giroffi
oggetti e batteria Stefano Costanzo
disegno luci e assistenza tecnica Alessia Massai
Cosa succede se resistiamo alla tentazione di completare troppo presto il gesto e ci concediamo il tempo per contemplare ed espandere lo spazio dal quale il movimento sta sorgendo?
Mute nasce dal desiderio di celebrare l’origine del movimento, cogliendo il potenziale e la forza generativa dello spazio dal quale esso emerge. Il lavoro volge lo sguardo allo spazio della relazione tra i corpi e si mette in ascolto del continuo discorrere silenzioso con i punti e i luoghi di contatto con l’altrə da sé.
La materia dell’origine emerge così come desiderio costante di congiunzione, e come forza in grado di trasformare lo spazio di mezzo in un tracciato tattile e risonante di connessioni.
A seguire, alle ore 19.30
Associazione Culturale B-ped
presenta
DOT
coreografia e danza Marco Casagrande e Nicolò Giorgini
spettacolo vincitore di OpenDance call 2024
sound
designer Borgo Perez
costumi Lina Orlando
DOT è una regione isolata dello spazio-tempo. Un sistema governato da leggi proprie, con un proprio moto e un proprio ritmo. Come in un buco nero non vi è un segno di demarcazione tra dentro e fuori, il disorientamento è totale e imperscrutabile.
Due corpi, in un perenne moto orbitale, tentano di trovare un bilanciamento e una possibile collocazione in questo ecosistema mutevole. Tutto converge verso il punto di non ritorno, dove la materia si comprime fino a diventare vapore, fino a diventare nulla. DOT è l’orizzonte oltre il quale non si vede.
Il progetto DOT nasce da una nostra suggestione verso il tema dei buchi nerI. La nostra indagine si è concentrata sulla creazione di uno spazio-tempo dove vi sia la possibilità di vivere una condizione “alterata” in termini ritmici, spaziali e di stato del corpo, in una continua trasformazione tra soggetto e ambiente circostante.
“Immagina
allora di fluttuare lontano dalla Terra, addirittura lontano dalla
via Lattea, immagina uno spazio vuoto fittizio” (Manuale
di sopravvivenza ai buchi neri – Janna
Levin).
In
questo vuoto non vi sono punti di riferimento, il disorientamento è
totale. Il corpo nel vuoto è in un perenne moto di caduta libera,
ovvero in quella condizione in cui non agisce più nessuna forza, se
non quella di gravità: si è semplicemente in balia dello spazio.
In questa atmosfera rarefatta senza tempo nè distanze, i due corpi percorreranno il loro viaggio spaziale, orbitando ossessivamente in questo caos organizzato che abitano. Sono delle sagome nell’ombra, senza sesso o identità, sono ambiente a loro volta. Lentamente tutto viene attratto verso il punto di non ritorno, verso il centro in cui tutto viene catturato: i corpi, i suoni, i colori cadono all’interno.
È tutto lì: la temperatura cambia, il ritmo è dilatato e la materia si restringe e si comprime fino a diventare vapore, fino a diventare nulla.
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