I nipoti dei fiori, il documentario di Aureliano Amadei e quei ricordi “tra stranezza e normalità”
Tra libertà estrema, memoria e testimonianze. La nostra intervista al regista, che dice "Le generazioni precedenti hanno lasciato solo le briciole. Il concetto di hippie? Oggi potrebbe tornare". In sala in tour evento.
Hanno nomi bizzarri, dal punto di vista dell'anagrafe italiana: Ram, Tdzaddi, Yesan, Icaro, Hiram, Amaranta. Hanno viaggiato molto da bambini, soprattutto in India e Nepal, ma anche in Brasile, Perù, Egitto, Cipro, Africa subsahariana. Sono i figli dei figli dei fiori, quelli che negli anni Settanta venivano definiti hippie, capelloni o fricchettoni. Sperimentavano droghe (e per molti l'eroina è stata fatale), hanno rifiutato la "vita ordinata dell'uomo medio", sono vissuti in comuni adottando un concetto di famiglia assai diverso da quello tradizionale.
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