Social Media Icons

Top Nav

Ultime Pubblicazioni

Fuggire dal nostro tempo perdendo la concezione del tempo?

apr 3, 2023 0 comments

 



 
Qualche giorno fa, del tutto casualmente, mi sono ritrovata a osservare un’opera del maestro surrealista Salvador Dalì.
Si trattava di uno dei suoi lavori più noti, una di quelle opere che a chiunque sarà capitato di vedere almeno una volta nella vita, stampata su un libro o esposta in museo.

Mi riferisco all’opera La persistenza della memoria, ora presente nella collezione del Museum of Modern Art di New York. Personalmente l’avevo vista centinaia di volte eppure non aveva mai catturato la mia attenzione come in quel preciso istante.

Mi sono soffermata a guardarla e a riflettere sulle parole “persistenza” e “memoria”.

Quegli orologi molli, catturati nell’atto di sciogliersi quasi fossero formaggio. Il paesaggio scarno, le rocce illuminate dalla luce del crepuscolo, un albero con i rami tagliati.

Quella visione è riuscita a portarmi in un luogo della mente che prende la forma di una sensazione di incertezza e dolore. Là dove tutto sembra fermarsi all’improvviso, dove il tempo si dilata e la memoria si inquina. Mi sono addirittura stupita di quanto un’espressione tanto insolita e fantasiosa potesse rappresentare perfettamente i sentimenti di chi per paura, dolore o disagio, temporeggia nei sentimenti, li trattiene fino a farli dilatare, modificandoli per sempre.

L’artista racconta di aver concepito l’opera dopo una cena, durante la quale aveva mangiato del camembert. Rientrato nel suo studio osserva il quadro a cui sta lavorando e in quel momento ha un’illuminazione: il ricordo del formaggio che sta “fondendo” suscita in lui l’immagine degli orologi molli, simbolo delle deformazioni del tempo nella nostra mente.

Dalì, per realizzare questo quadro, si ispira alla filosofia di Henry Bergson sulla concezione soggettiva del tempo, espressa in testi quali Saggio sui dati immediati della coscienza e Durata e simultaneità.

La concezione “scientifica” del tempo, come una linea continua perfettamente misurabile, viene messa in crisi dalla coscienza e dalla memoria umana che lo percepiscono e lo rielaborano.  Gli orologi inoltre diventano simbolo del tempo che divora ogni cosa e che viene a sua volta intaccato e consumato dalla realtà, qui rappresentata dai piccoli insetti dipinti.

Tornando ad oggi, mi sono altresì resa conto che siamo in prossimità del centenario della nascita del Surrealismo.

Era il primo dicembre 1924 quando a Parigi il poeta André Breton pubblicava la sua raccolta di prose Poisson Soluble, la cui introduzione sarebbe diventata il Primo Manifesto del Surrealismo, inaugurando ufficialmente la più onirica tra le avanguardie del XX secolo.

I Surrealisti cercarono di esplorare la psiche umana oltre i limiti imposti dalla ragione, di espandere la realtà oltre i suoi confini fisici, per attingere a una dimensione più piena dell’esistenza che definirono surrealtà.

Per chi volesse fare un tuffo nell’immaginario surrealista, è in corso al Mudec di Milano fino al 30 luglio la mostra Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen, esposizione nata dalla collaborazione tra il museo milanese e il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, noto per la sua importante collezione di opere d’arte surrealista.

E allora, tornando al principio di questa riflessione, viene spontaneo chiedersi se approcciare il nostro tempo indossando degli occhiali surrealisti possa aiutarci ad affrontare le nostre paure o le nostre ansie. Del resto, viviamo un’epoca che molti analisti hanno definito “della policrisi”, ossia un enorme puzzle di crisi.

Loro, i surrealisti, produssero arte nel bel mezzo di due guerre mondiali.

Noi, tra pandemia, crisi finanziaria, e una guerra sul suolo europeo, siamo chiamati a rimanere saldi nei nostri principi e nei nostri valori, a non perderci d'animo.

Siamo altresì chiamati ad andare avanti nei nostri progetti e per questo, per ritrovare un po’ di ispirazione, potremmo sfruttare l’eredità surrealista, rifugiandoci in un mondo dove il tempo non esiste, come lo stesso Dalì scrisse nel 1928:
 

“Le lancette dell’orologio incominciano ad avere valore nel momento in cui smettono di indicare le ore dell’orologio e, perdendo il loro ritmo circolare e la loro missione arbitraria cui la nostra intelligenza le ha sottomesse, evadono da quell’orologio per andare a muoversi nel luogo che corrisponderà al sesso delle briciole di pane”.

 

Commenti

Related Posts

{{posts[0].title}}

{{posts[0].date}} {{posts[0].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[1].title}}

{{posts[1].date}} {{posts[1].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[2].title}}

{{posts[2].date}} {{posts[2].commentsNum}} {{messages_comments}}

{{posts[3].title}}

{{posts[3].date}} {{posts[3].commentsNum}} {{messages_comments}}

Recent Comments

Modulo di contatto