Tre premi Oscar (record assoluto, condiviso con Daniel Day-Lewis e Walter Brennan), sei Goloden Globe, tre Bafta e il Prix d'interprétation masculine al Festival di Cannes. Un palmarès che si commenta da sé, solo per citare i premi maggiori. Ma nemmeno questa sfilza di riconoscimenti basta a rendere l'idea della grandezza di Jack Nicholson, vera e propria icona hollywoodiana, capace di segnare la storia del cinema e dell'immaginario collettivo per ben cinque decenni, dagli anni '60 agli anni 2000.
«L'America sta diventando una piatta società di vegetariani, astemi e puritani. Io credo nella carne rossa, nel vino e nelle donne»
Eclettico, intenso e carismatico come pochissimi altri, Nicholson ha affrontato con successo praticamente ogni genere cinematografico, passando con disinvoltura dalla commedia all'horror e segnando in maniera indelebile il cinema disilluso e crepuscolare degli anni '70, momento di massimo splendore della New Hollywood americana. Andiamo allora a ripercorrere le tappe artistiche più significative della sua carriera, in un emozionante viaggio per immagini costellato di momenti straordinari.
JACK NICHOLSON E I “RICORDI ITALIANI”: “ANTONIONI UN ICONOCLASTA. MASTROIANNI ERA MERAVIGLIOSO, E ALBERTO SORDI...CON QUEL GESTO: LAVORATORIIII! - BERNARDO BERTOLUCCI? CI INCONTRAMMO GIOVANISSIMI A PESARO, PECCATO NON AVER FATTO UN FILM INSIEME - UN TEMPO, QUANDO VISITAVO QUALCUNO IN OSPEDALE OSTENTAVO BUONUMORE, CERCAVO DI FAR RIDERE LA GENTE. DOPO I MIEI VIAGGI NOTTURNI TRA I CORRIDOI, AVER VISTO I PAZIENTI MORIRE PIÙ PER LE VISITE CHE PER LE MALATTIE, HO IMPARATO IL VALORE DEL SILENZIO”
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