Il giornalista Rotondo presenta “Scrive l’uomo sbagliato – emozioni parassite in versi” Edito da “Il Quaderno Edizioni”, in “poemetto psicologico” è la prima opera del cronista napoletano Presentata a Poggiomarino la prima opera letteraria del giornalista napoletano - direttore del giornale web Il Fatto Vesuviano - Mariano Rotondo. “Scrive l’uomo sbagliato - emozioni parassite in versi” ha avuto il suo battesimo presso Opera Cafè dove l’autore ha incontrato i lettori insieme ai suoi relatori di giornata. A moderare il giornalista del “Roma”, Mario Pepe che dopo aver raccontato del rapporto personale con l’autore ha introdotto gli ospiti. La presidente de “Il Quaderno Edizioni”, che ha pubblicato il libro, ha parlato di «coraggio». «Quello di mettersi a nudo da parte di un cronista abituato a parlare degli altri, ma che ora racconta di sé stesso attraverso i versi, cercando quasi protezione dai dolori della routine».
Un approccio più professionale sulla sfera emotiva è arrivato con l’intervento di Carmine Raia, Psicologo clinico, del lavoro e penitenziario Ctu Tribunale Ordinario di Nola: «Parlando di emozioni parassite si apre un capitolo lungo e profondo. Le poesie, come ogni forma di scrittura, sono uno strumento utilissimo in psicologia per tirare fuori sofferenze e paure. In questa epoca in cui si condivide sempre il bello attraverso i social, parlare di un percorso interno così tortuoso, è una bella novità». Parola, inoltre, a Giuseppe Palmisciano, Dottore di ricerca in Storia civile ed ecclesiastica, che si è soffermato principalmente sul contributo letterario di “Scrive l’uomo sbagliato - emozioni parassite in versi”: «Con molto coraggio, l’autore tira fuori i tormenti e le speranze mostrando anche la forza di non volere soccombere. E lo fa con il “senso del dovere” che non gli permette di abbandonarsi per amor proprio e della famiglia».
Una particolarità sottolineata anche nella prefazione del noto giornalista, scrittore e saggista, Andrea Manzi, che ha identificato la poesia di Rotondo come «l’urlo di dolore lanciato a tutti e che non necessariamente deve dare una soluzione a chi legge». Infine l’autore si è soffermato sul proprio percorso, parlando del libro come di «un poemetto psicologico, dove composizioni scritte anche dieci anni fa si sono incastrate perfettamente a quelle recenti formando una trama». «Mi sono reso conto che tutto aveva trovato spazio attraverso le emozioni parassite, quando tristezza o paura diventano rabbia. Come me potrebbe accadere a tanti, ed è giusto saperlo per poterci lavorare sopra». Gli interventi sono stati inframezzati da alcune letture di Olga Bonagura che ha “donato” una piccola parte dei versi alla platea.
Commenti
Posta un commento