Armand amplifica l’orrore delle chat di gruppo tra genitori e insegnanti: la recensione del film norvegese in lizza per gli Oscar
Renate Reinsve conduce un film d’esordio che torna a narrarci le tensioni sotterranee del sistema scolastico.
Armand è il nome del bambino di 6 anni protagonista fuori campo della storia. La sua mamma, un’ex attrice di nome Elisabeth (Renate Reinsve) viene convocata a scuola a causa del comportamento del piccolo. Il film si apre con una fredda descrizione dell’incidente, così come riportato dal piccolo Jon, la vittima di Armand, al padre. Si apre così un dramma ricchissimo di tensione, che si consuma dall’inizio alla fine dentro l’edificio scolastico e che prende il via dall’impossibilità di capire quanto sia grave ciò che è avvenuto.
I due protagonisti dell’incidente hanno infatti appena 6 anni, ma quanto successo è descritto con parole e arricchito da sottotesti che fanno presagire la mano e il filtro di uno sguardo adulto. Il piccolo Armand è al contempo accusato di un comportamento deviante, forse anche di natura sessuale eppure ritenuto non colpevole per la sua giovane età e per il fatto che “i bambini quando si comportano in un certo modo alludono sempre ad altro”. A cosa allude Armand, la cui vita è complicata dalla sua complessa situazione familiare? Cosa è davvero successo tra lui e Jon?
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