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AL FENDERICO ci presenta " Show, don't tell"

feb 21, 2025 0 comments

 


AL ci racconti di Lei, chi è AL FENDERICO come persona?

 Ciao, prima di tutto, grazie di cuore per l’intervista, ve ne sono molto grato. Al di là della carriera artistica, mi definisco una persona profondamente curiosa, sempre desiderosa di esplorare ogni sfaccettatura dell’arte e dell’anima. Trovo ispirazione nella vita stessa, che è il vero motore del mio lavoro: l’arte, in fondo, è lo specchio della vita.

Questa curiosità mi ha spinto a viaggiare e a vivere all’estero fin da giovane, permettendomi di crescere sia come artista che come persona. Ho sviluppato un profondo rispetto per questo mestiere, che non solo mi ha insegnato nuove competenze, ma mi ha anche aiutato a comprendere meglio me stesso.

Credo molto nel valore della gentilezza, prima verso se stessi e poi verso gli altri. Senza questa premessa, è difficile coltivare relazioni autentiche. Ritengo che curiosità e gratitudine siano due forze che ci rendono migliori ogni giorno, guidandoci nella scoperta di noi stessi.

In questo senso, mi piace pensare di avere ancora lo sguardo del bambino che scopre il mondo con stupore, come nel "Fanciullino" di Pascoli. L’intuizione e l’irrazionalità, quando accompagnano la ragione, ci permettono di vedere la realtà con occhi nuovi. È per questo che mi sento un po’ un Peter Pan: preferisco custodire dentro di me quel bambino pieno di immaginazione e meraviglia, piuttosto che diventare un adulto che ha dimenticato cosa significhi davvero vivere.

 Come nasce la sua passione per la scrittura?

 Credo fermamente che il teatro e il cinema siano lo specchio della vita e dell’anima. Essendo esseri umani, viviamo e agiamo per emozioni, e queste si riflettono inevitabilmente nel nostro lavoro. La scrittura, per me, è un’esperienza catartica: ci permette di dare forma ai nostri vissuti, trasformandoli in qualcosa che può essere condiviso con gli altri, un po’ come un diario segreto che raccoglie pensieri, emozioni e ricordi ma il diario rimane una cosa segreta comunque (Ride).

Molti dei miei lavori si ispirano a eventi reali che ho vissuto. Ad esempio, nel cortometraggio Hey tu—di cui ho curato sceneggiatura, regia e produzione, oltre a esserne stato interprete—uno dei temi trattati è una rapina. Questo episodio è realmente accaduto tre anni prima delle riprese e due settimane prima che dovetti trasferirmi a Londra per la prima volta ed era proprio vicino a casa mia: mi sono ritrovato con una pistola puntata alla testa, il tutto per un cellulare. Un’esperienza del genere ti segna profondamente e diventa impossibile non riversarne l’impatto nelle proprie opere. Spesso non comprendiamo davvero certe situazioni finché non le viviamo sulla nostra pelle, e trasporle nell’arte permette di elaborarle e, al tempo stesso, di generare empatia con il pubblico. Lo stesso vale per un mio lungometraggio e per una serie che sono ora in sviluppo e che entrambi hanno temi vicini a noi tutti e ultimamente hanno ricevuto anche premi internazionali tra Italia, Stati Uniti e Canada.

La mia passione per la scrittura nasce proprio dallo sperimentare e che poi mi ha portato a formarmi ancora di più insieme alla regia, pedagogia, e produzione alla The Royal Central School of Speech and Drama di Londra. Sono molto grato per aver potuto vivere questa esperienza. Certo, esistono altri mezzi artistici che utilizzo, ma la scrittura mi offre una libertà espressiva unica in tal senso. Creare storie e personaggi significa, in un certo senso, condividere pezzi di me stesso con loro, per poi lasciarli andare, permettendo loro di vivere la propria storia. In questo processo, non sono più io a guidare, ma sono loro a trovare il proprio percorso, ed è proprio questo che rende la scrittura così affascinante.

Le storie sono amate perché ci permettono di immedesimarci, di perderci in esse senza neanche accorgercene. Per questo considero la scrittura una grande responsabilità: non si tratta di “comprare” l’attenzione del lettore o dello spettatore, ma di comprenderlo, di creare un legame autentico. Alla fine, ciò che ci unisce davvero sono le emozioni, e riconoscersi nei personaggi, nelle loro esperienze e nei loro sentimenti è ciò che rende l’arte così potente e universale e merita tutto il rispetto per questo.

 Perché ha deciso di scrivere  un libro dal titolo “Show don’t tell: un manuale per aspiranti sceneggiatori, produttori e registi”?

 Perchè il libro “Show, don’t tell: un manuale per aspiranti sceneggiatori, produttori e registi”? Il libro è dovuto dal fatto che in molti nel nostro campo, principalmente i nuovi del mestiere non conoscono a fondo alcuni aspetti del settore che siano essi collegati alla sceneggiatura, alla produzione o alla distribuzione, nonché anche ai loro relativi aspetti legali. E molto spesso, e forse fin troppo spesso, ci s’imbatte in errori per i quali difficilmente si riesce a trovare una soluzione.

 Il libro è frutto di 10 anni di lavoro, di esperienze e studi, di errori commessi, ma soprattutto da come ho imparato da essi. Tramite le risorse con cui mi sono interfacciato col tempo, e che sono tutte presenti nel libro. Nello scrivere la sceneggiatura, gli errori frequenti sono: i personaggi, il setting, il formato della stessa sceneggiatura, che la Film Industry ricerca/richiede e nel libro tutto questo è spiegato su come evitare errori e seguire una linea diretta per lo standard industry ricercato. Sono questi essenzialmente gli errori che qualsiasi nuovo sceneggiatore compie a primo impatto ma anche i più esperti li fanno alle volte. Ed è per questo che esiste il metodo di modificare le bozze il più possibile, generalmente tre volte in primis. Poi verrà modificato ulteriormente in futuro; quello fa parte dello stesso sviluppo della sceneggiatura anche per quanto riguarda il tema produttivo. Poi all’interno di esso vi sono anche aspetti essenziali del lato produttivo di una produzione indipendente e che spiega passo passo come la giostra funziona, i meccanismi, come tutto è un piccolo tassello di un puzzle che permette poi la buona riuscita di un film.

 L’idea di questo manuale è quello di renderlo il più semplice possibile, senza inutili giri di parole che potrebbero generare dubbi. Il libro include consigli pratici che ho acquisito nel tempo attraverso esperienza e studio, ma anche grazie ai suggerimenti di altri esperti del settore con cui sono entrato in contatto e di cui ho fatto tesoro.

Ognuno ha un proprio percorso nella produzione e, senza dubbio, più conoscenze si accumulano, meglio si è preparati ad affrontare qualsiasi situazione. Dico sempre che il produttore non è solo colui che investe denaro, ma anche chi investe tempo, dedizione e, soprattutto, è un problem solver. Credetemi, la produzione cinematografica o teatrale è una macchina complessa, più di quanto si possa immaginare. Tuttavia, è un’esperienza straordinaria e altamente formativa, perché permette di essere coinvolti in ogni fase del processo creativo: dallo sviluppo della sceneggiatura alla pre-produzione, produzione, distribuzione e marketing del progetto.

Nei miei corsi di sceneggiatura, ad esempio, metto sempre in evidenza sia gli aspetti legati alla scrittura sia quelli produttivi. Il consiglio più importante che posso dare è di non avere paura di sperimentare e sbagliare, perché proprio dagli errori nascono spesso le idee migliori.

In definitiva: write, rewrite, and rewrite.

 Dove si può acquistare il manuale.

 Il manuale è disponibile su Amazon, Google, Books e Kobo in italiano e inglese. Inoltre, lo trovi anche in tre edicole del Vomero a Napoli: all’angolo tra Vico Acitillo e via Ribera (dietro lo stadio Collana), in Via Cilea accanto alla banca e in Piazza Vanvitelli n.9.

Sono davvero grato per le tante recensioni a 5 stelle che il libro ha già ricevuto! Chi lo ha letto ha trovato consigli pratici e applicabili subito, ed è proprio questo il mio obiettivo: offrire strumenti concreti per aiutare sceneggiatori, produttori e registi emergenti. La mia passione per la formazione mi ha portato anche a insegnare in diverse scuole internazionali, condividendo con studenti e professionisti le conoscenze acquisite in anni di esperienza nel settore.

 

Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani artisti in un settore in perenne cambiamento e ormai assorbito dalla rete? C’è spazio in Italia per giovani talentuosi?

 Domanda molto interessante, che spesso mi pongo anch’io. Oggi, con l’avvento del digitale, il panorama artistico cambia a una velocità impressionante. Le opportunità di dieci anni fa non sono più le stesse: alcune sono scomparse, mentre altre si sono trasformate. Oggi, basta un cellulare per girare un film di 90 minuti e pubblicarlo su YouTube, raggiungendo potenzialmente milioni di visualizzazioni. Questo rende la produzione più accessibile, ma non sempre garantisce la stessa qualità che si ottiene con una macchina da presa professionale, pensata appositamente per il cinema.

Un altro aspetto fondamentale è il budget: realizzare progetti senza fondi è complicato, a meno che non si lavori con un gruppo affiatato di amici che condividono lo stesso obiettivo e siano pronti a investire tempo ed energie senza un ritorno immediato. Nel mio manuale spiego dove poter cercare i fondi necessari per lo sviluppo del progetto.

Nel mondo dell’arte e dell’intrattenimento, rimanere al passo con le tendenze è essenziale, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Inoltre, un fattore ancora più importante ed essenziale è lo studio: bisogna studiare a 360° tutte le sfaccettature per la materia di cui si ha interesse, che sia essa la scrittura, la regia, produzione o la recitazione. Così come anche il ruolo della troupe, delle diverse maestranze perchè senza quello, puoi essere talentuoso quanto vuoi, ma se non sei preparato l’opportunità non busserà mai alla tua porta.

Allo stesso tempo, personalmente, ho sempre sostenuto l’originalità rispetto al mero prodotto commerciale, pur comprendendo l’importanza dei trend. Tuttavia, l’adesione a una tendenza va dosata con attenzione, senza mai perdere di vista l’obiettivo principale: emozionarsi ed emozionare il pubblico.

Mi pongo spesso domande come: Cosa posso offrire di diverso? Come posso evitare i cliché?. Da queste riflessioni nascono idee che cerco di sviluppare con cura, selezionando quelle che ritengo più intelligenti e innovative.

In Italia, i giovani stanno trovando il loro spazio proprio grazie al digitale. Oggi non basta più avere un film distribuito in tutte le sale se nessuno va a vederlo: senza un marketing efficace, anche il miglior prodotto rischia di passare inosservato. E in un settore in continua evoluzione, saper comunicare e promuovere il proprio lavoro è diventato indispensabile tanto quanto la creatività stessa.

I suoi prossimi impegni.

 Al momento sono molto impegnato nella scrittura e produzione di nuovi progetti, di cui non posso ancora parlare, ma che non vedo l’ora di condividere appena possibile. Oltre a questo, continuo a scrivere per The Hidden Review, il mio blog incentrato su cinema e teatro, dove pubblico recensioni e news in italiano e inglese e con la quale ho l’opportunità di collaborare con major internazionali e, più recentemente, con gli Oscars®, un'esperienza che mi entusiasma particolarmente per quest’anno.

Parallelamente, nel mondo digitale, essendo attore ho dato vita ad un personaggio che si chiama John Stats, un fanatico del calcio, che nacque nel periodo della pandemia mentre facevo il fantacalcio. Quest’anno ho ripreso questo personaggio: è un reporter inglese di Londra, un pò eclettico e super fan della SSC Napoli, che non perde mai occasione di poter interloquire in maniera ironica ed educata con i giocatori, il presidente e l’allenatore della squadra con il suo fare un pò inglese e la sua passione verso la maglia. Mi diverte molto farlo e poi improvviso tutto perciò non ho nessun copione, è un ottimo esercizio di recitazione. Poi devo dire che ogni tanto mi arrivano commenti di alcuni ragazzi che dicono “Non capisco come fai a non essere virale” ed io ovviamente faccio rispondere a John Stats. Perciò, vi lascio immaginare (ride) ma se volete potete trovare il tutto è su Instagram, Tik Tok e Youtube.


 

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