AL ci racconti di Lei, chi è AL
FENDERICO come persona?
Questa
curiosità mi ha spinto a viaggiare e a vivere all’estero fin da giovane,
permettendomi di crescere sia come artista che come persona. Ho sviluppato un
profondo rispetto per questo mestiere, che non solo mi ha insegnato nuove
competenze, ma mi ha anche aiutato a comprendere meglio me stesso.
Credo
molto nel valore della gentilezza, prima verso se stessi e poi verso gli altri.
Senza questa premessa, è difficile coltivare relazioni autentiche. Ritengo che
curiosità e gratitudine siano due forze che ci rendono migliori ogni giorno,
guidandoci nella scoperta di noi stessi.
In
questo senso, mi piace pensare di avere ancora lo sguardo del bambino che
scopre il mondo con stupore, come nel "Fanciullino" di Pascoli.
L’intuizione e l’irrazionalità , quando accompagnano la ragione, ci permettono
di vedere la realtà con occhi nuovi. È per questo che mi sento un po’ un Peter
Pan: preferisco custodire dentro di me quel bambino pieno di immaginazione e
meraviglia, piuttosto che diventare un adulto che ha dimenticato cosa
significhi davvero vivere.
Molti
dei miei lavori si ispirano a eventi reali che ho vissuto. Ad esempio, nel
cortometraggio Hey tu—di cui ho curato sceneggiatura, regia e produzione, oltre
a esserne stato interprete—uno dei temi trattati è una rapina. Questo episodio
è realmente accaduto tre anni prima delle riprese e due settimane prima che
dovetti trasferirmi a Londra per la prima volta ed era proprio vicino a casa
mia: mi sono ritrovato con una pistola puntata alla testa, il tutto per un
cellulare. Un’esperienza del genere ti segna profondamente e diventa
impossibile non riversarne l’impatto nelle proprie opere. Spesso non
comprendiamo davvero certe situazioni finché non le viviamo sulla nostra pelle,
e trasporle nell’arte permette di elaborarle e, al tempo stesso, di generare
empatia con il pubblico. Lo stesso vale per un mio lungometraggio e per una
serie che sono ora in sviluppo e che entrambi hanno temi vicini a noi tutti e
ultimamente hanno ricevuto anche premi internazionali tra Italia, Stati Uniti e
Canada.
La
mia passione per la scrittura nasce proprio dallo sperimentare e che poi mi ha
portato a formarmi ancora di più insieme alla regia, pedagogia, e produzione
alla The Royal Central School of Speech and Drama di Londra. Sono molto grato
per aver potuto vivere questa esperienza. Certo, esistono altri mezzi artistici
che utilizzo, ma la scrittura mi offre una libertà espressiva unica in tal
senso. Creare storie e personaggi significa, in un certo senso, condividere
pezzi di me stesso con loro, per poi lasciarli andare, permettendo loro di
vivere la propria storia. In questo processo, non sono più io a guidare, ma
sono loro a trovare il proprio percorso, ed è proprio questo che rende la
scrittura così affascinante.
Le
storie sono amate perché ci permettono di immedesimarci, di perderci in esse
senza neanche accorgercene. Per questo considero la scrittura una grande
responsabilità : non si tratta di “comprare” l’attenzione del lettore o dello
spettatore, ma di comprenderlo, di creare un legame autentico. Alla fine, ciò
che ci unisce davvero sono le emozioni, e riconoscersi nei personaggi, nelle
loro esperienze e nei loro sentimenti è ciò che rende l’arte così potente e
universale e merita tutto il rispetto per questo.
Ognuno
ha un proprio percorso nella produzione e, senza dubbio, più conoscenze si
accumulano, meglio si è preparati ad affrontare qualsiasi situazione. Dico
sempre che il produttore non è solo colui che investe denaro, ma anche chi
investe tempo, dedizione e, soprattutto, è un problem solver. Credetemi, la
produzione cinematografica o teatrale è una macchina complessa, più di quanto
si possa immaginare. Tuttavia, è un’esperienza straordinaria e altamente
formativa, perché permette di essere coinvolti in ogni fase del processo
creativo: dallo sviluppo della sceneggiatura alla pre-produzione, produzione,
distribuzione e marketing del progetto.
Nei
miei corsi di sceneggiatura, ad esempio, metto sempre in evidenza sia gli
aspetti legati alla scrittura sia quelli produttivi. Il consiglio più
importante che posso dare è di non avere paura di sperimentare e sbagliare,
perché proprio dagli errori nascono spesso le idee migliori.
In definitiva: write, rewrite, and rewrite.
Sono
davvero grato per le tante recensioni a 5 stelle che il libro ha già ricevuto!
Chi lo ha letto ha trovato consigli pratici e applicabili subito, ed è proprio
questo il mio obiettivo: offrire strumenti concreti per aiutare sceneggiatori,
produttori e registi emergenti. La mia passione per la formazione mi ha portato
anche a insegnare in diverse scuole internazionali, condividendo con studenti e
professionisti le conoscenze acquisite in anni di esperienza nel settore.
Che messaggio e che possibilità dà oggi il mondo dell’arte ai giovani
artisti in un settore in perenne cambiamento e ormai assorbito dalla rete? C’è
spazio in Italia per giovani talentuosi?
Un
altro aspetto fondamentale è il budget: realizzare progetti senza fondi è
complicato, a meno che non si lavori con un gruppo affiatato di amici che
condividono lo stesso obiettivo e siano pronti a investire tempo ed energie
senza un ritorno immediato. Nel mio manuale spiego dove poter cercare i fondi
necessari per lo sviluppo del progetto.
Nel
mondo dell’arte e dell’intrattenimento, rimanere al passo con le tendenze è
essenziale, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Inoltre, un fattore
ancora più importante ed essenziale è lo studio: bisogna studiare a 360° tutte
le sfaccettature per la materia di cui si ha interesse, che sia essa la
scrittura, la regia, produzione o la recitazione. Così come anche il ruolo
della troupe, delle diverse maestranze perchè senza quello, puoi essere
talentuoso quanto vuoi, ma se non sei preparato l’opportunità non busserà mai
alla tua porta.
Allo
stesso tempo, personalmente, ho sempre sostenuto l’originalità rispetto al mero
prodotto commerciale, pur comprendendo l’importanza dei trend. Tuttavia,
l’adesione a una tendenza va dosata con attenzione, senza mai perdere di vista
l’obiettivo principale: emozionarsi ed emozionare il pubblico.
Mi
pongo spesso domande come: Cosa posso offrire di diverso? Come posso evitare i
cliché?. Da queste riflessioni nascono idee che cerco di sviluppare con cura,
selezionando quelle che ritengo più intelligenti e innovative.
In
Italia, i giovani stanno trovando il loro spazio proprio grazie al digitale.
Oggi non basta più avere un film distribuito in tutte le sale se nessuno va a
vederlo: senza un marketing efficace, anche il miglior prodotto rischia di
passare inosservato. E in un settore in continua evoluzione, saper comunicare e
promuovere il proprio lavoro è diventato indispensabile tanto quanto la
creatività stessa.
I suoi prossimi impegni.
Parallelamente,
nel mondo digitale, essendo attore ho dato vita ad un personaggio che si chiama
John Stats, un fanatico del calcio, che nacque nel periodo della pandemia
mentre facevo il fantacalcio. Quest’anno ho ripreso questo personaggio: è un
reporter inglese di Londra, un pò eclettico e super fan della SSC Napoli, che
non perde mai occasione di poter interloquire in maniera ironica ed educata con
i giocatori, il presidente e l’allenatore della squadra con il suo fare un pò
inglese e la sua passione verso la maglia. Mi diverte molto farlo e poi
improvviso tutto perciò non ho nessun copione, è un ottimo esercizio di
recitazione. Poi devo dire che ogni tanto mi arrivano commenti di alcuni
ragazzi che dicono “Non capisco come fai a non essere virale” ed io ovviamente
faccio rispondere a John Stats. Perciò, vi lascio immaginare (ride) ma se
volete potete trovare il tutto è su Instagram, Tik Tok e Youtube.
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