L’esordio cinematografico di RaMell Ross è l’adattamento dell’acclamato romanzo I ragazzi della Nickel, scritto dal due volte premio Pulitzer Colson Whitehead. Un’opera visivamente prodigiosa e coraggiosa nell’adattamento, capace di restituire con intensità la potenza del materiale originale.
Nella Florida degli anni Sessanta, le leggi Jim Crow dominano la quotidianità di Elwood Curtis (Ethan Cole Sharp). Le promesse del reverendo Luther King sembrano affascinanti, ma ancora lontane dalla loro effettiva messa in atto. In questo contesto, viviamo la vita del 17enne Elwood, un giovane afroamericano introverso, legato alla nonna Hattie e giovane promessa accademica.
Malgrado i suoi tentativi di rigare dritto con la testa china, la vita di Elwood cambia completamente quando, un giorno, viene accusato di essere complice di un furto d’auto. A poco servono i tentativi di difesa; il giovane viene gettato alla Nickel Academy, un lager sotto le mentite spoglie di un riformatorio. Qui il ragazzo incontra Turner (Brandon Wilson), un giovanotto del Texas a cui il riformatorio ha estirpato ogni ambizione, tranne quella di una fuga e di un futuro migliore.
Pur concentrandosi principalmente sulla vita all’interno della Nickel Academy, il film di RaMell Ross introduce un significativo salto temporale, che ci catapulta nel 2010, quando le autorità scoprono una fossa comune sepolta sotto i prati della Nickel. Elwood è ora pronto a testimoniare su tutto l’orrore vissuto durante la sua detenzione.
Una delle rivoluzioni messe in atto dal cinema rispetto ad altre forme d’arte è quella di aver abolito la distanza fissa che tradizionalmente caratterizzava la posizione dello spettatore. Non ci troviamo più di fronte a un mondo chiuso e impenetrabile, perché la macchina da presa ci conduce direttamente nel mezzo delle cose. L’intuizione di RaMell Moss è dunque quella di sfruttare le capacità espressive del medium per far vivere allo spettatore la condizione di oppressione att e di razzismo, con sguardi disgustati dritti in camera .
È in questa precisa scelta stilistica che risiede uno degli atti politici di Nickel Boys. La soggettiva qui non è una mera esibizione di tecnica, ma una vera e propria urgenza espressiva, ostinata e continua. László Nemes aveva già utilizzato un’opzione simile nel suo Il Figlio di Saul; tuttavia, Moss riesce a duplicare il regime scopico del film alternando il POV di Elwood e Turner. La macchina da presa non orbita quindi sui personaggi, ma dentro, uniformando lo sguardo dello spettatore con quello dei protagonisti.
IL CINEMA DI CARMINE ARDOLINO - FINALMENTE UN BUON FILM SULLE PIATTAFORME. SU AMAZON PRIME E' ARRIVATO UN PICCOLO CAPOLAVORO “NICKEL BOYS”/”I RAGAZZI DELLA NICKEL”, CANDIDATO A BEN DUE OSCAR, MIGLIOR FILM E MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE - ISPIRATO A UNA TERRIBILE STORIA VERA ANNI ’60 DI VIOLENZA, ORRORE E RAZZISMO, IL FILM VANTA UNA COSTRUZIONE ARTISTICA MOLTO COMPLESSA, MA SEMPRE MOTIVATA, SIA NELLA SCRITTURA CHE NELLAVISIONE, DALL’ALTRA VINCE LA CRONACA E LADOCUMENTAZIONE DI UN CRIMINE.
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