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“A Pale View of Hills”

mag 15, 2025 0 comments

 “A Pale View of Hills” – di Ishikawa Kei, con Suzu Hirose, Fumi Nikaidô, Camilla Aiko



Adattamento dell’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro, il film di Ishikawa racconta il viaggio interiore di una donna di Nagasaki, sopravvissuta al dopoguerra e divisa tra Giappone e Inghilterra. Una storia al femminile attraversata dai fantasmi della memoria e dal trauma atomico, in cui il tempo si piega ai ricordi e la maternità si fonde con la perdita.




FINALMENTE SI PIANGE. GRANDI APPLAUSI COMMOSSI ALLA FINE DI "A PALE VIEW OF HILLS" DI KEI ISHIKAWA, TRATTO DAL ROMANZO DEL CELEBRATO PREMIO NOBEL KAZUO ISHIGURO  IL FILM DEVE A KEI ISHIKAWA UNA ESTREMA ATTENZIONE NON SOLO AL TESTO DI ISHIGURA, MA UNA SOLIDA REGIA.

"Conosciamo il cinema giapponese per le sue grandi figure. È uno dei registi del giovane cinema giapponese e lo stesso Kore-eda vuole assolutamente venire a scoprire il suo nuovo film al festival". Queste le parole di Thierry Frémaux, delegato generale del festival, quando ha annunciato la selezione del nuovo film di Kei Ishikawa per Cannes 2025. Sicuramente incuriosirà gli spettatori del festival e li spingerà a vedere il film!

Dopo A Man, uscito in Francia lo scorso anno, il regista giapponese Kei Ishikawa presenterà il suo nuovo film, il quinto, nella selezione Un Certain Regard di questa 78ª edizione del festival del cinema mondiale. Intitolato A Pale View of Hills, il film è interpretato da Suzu Hirose, Fumi Nikaidô e Camilla Aiko.

Per ricordare che la selezione Un Certain Regard del Festival di Cannes si concentra su opere contemporanee e formalmente inventive, spesso di giovani registi.


La giornata del 15 maggio al Festival di Cannes si accende con una selezione eclettica di film proposti fuori concorso e all’interno delle sezioni Un Certain Regard, Quinzaine des Cinéastes e Semaine de la Critique. Un mix di autorialità, sperimentazione e sguardi inediti sul mondo, tra drammi familiari, distopie queer, storie postbelliche e riflessioni sulla creatività e l’intelligenza artificiale.

Fuori concorso
“Qui brille au combat” – di Joséphine Japy, con Angelina Woreth, Mélanie Laurent, Pierre-Yves Cardinal
Un intenso ritratto familiare costruito intorno alla giovane Bertille, la cui disabilità costringe ciascun membro del nucleo – madre, padre e sorella maggiore – a confrontarsi con fragilità e tensioni crescenti. Ogni giornata diventa un potenziale terreno di scontro, in cui l’amore si confonde con il senso di colpa, fino a una possibile e dolorosa resa dei conti. Il debutto alla regia di Japy si distingue per la sensibilità e la crudezza con cui esplora il microcosmo domestico.

“Amrum” – di Fatih Akin, con Jasper Billerbeck, Laura Tonke, Diane Kruger
Sullo sfondo di una piccola isola baltica alla fine della Seconda guerra mondiale, Akin racconta il percorso di crescita del dodicenne Nanning, sospeso tra il silenzio dei conflitti e la brutalità della sopravvivenza quotidiana. Lontano dai clamori della storia, ma impregnato dei suoi residui, Amrum è un romanzo di formazione aspro e intimo, in cui il regista turco-tedesco torna a interrogare le radici identitarie dell’Europa ferita.

“Dalloway” – di Yann Gozlan, con Cécile de France, Lars Mikkelsen, Anna Mouglalis
Clarissa è una scrittrice in crisi creativa, ospitata su un’isola remota da una fondazione filantropica che sostiene l’arte. Ma il suo rifugio si trasforma in una prigione mentale quando entra in scena un assistente virtuale ipercontrollante. Dove finisce l’ispirazione e inizia la manipolazione? Dalloway è un thriller psicologico a sfondo tecnologico, che riflette sul ruolo dell’IA nella genesi artistica e sul confine sottile tra aiuto e sorveglianza.

Un Certain Regard
“A Pale View of Hills” – di Ishikawa Kei, con Suzu Hirose, Fumi Nikaidô, Camilla Aiko
Adattamento dell’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro, il film di Ishikawa racconta il viaggio interiore di una donna di Nagasaki, sopravvissuta al dopoguerra e divisa tra Giappone e Inghilterra. Una storia al femminile attraversata dai fantasmi della memoria e dal trauma atomico, in cui il tempo si piega ai ricordi e la maternità si fonde con la perdita.

“La Misteriosa Mirada del Flamenco” – di Diwgo Cespedes, con Tamara Cortés, Matías Catalan, Paula Dinamarca
Un racconto dai toni western e distopici nel Cile degli anni ’80. Lidia, undicenne figlia di una famiglia queer, vive in una cittadina mineraria dove l’arrivo di una malattia misteriosa scatena la caccia al diverso. Tra pregiudizi, isolamento e rabbia, la piccola protagonista si trasforma in un simbolo di resistenza e vendetta. Un’opera vibrante e potente, che affronta omofobia e superstizione con lo sguardo di una bambina cresciuta troppo in fretta.

Quinzaine des Cinéastes
“L’Engloutie” – di Louise Hémon, con Galatea Bellugi, Matthieu Lucci, Samuel Kircher
Ambientato in un villaggio alpino nel tardo Ottocento, questo esordio cinematografico di una nota videoartista racconta l’arrivo di una nuova maestra in un paese isolato da una valanga. La scomparsa inspiegabile di un uomo e la tensione crescente tra gli abitanti trasformano l’evento in un viaggio simbolico tra superstizione e tragedia. Hémon costruisce un’atmosfera sospesa, che mescola realismo e visionarietà.

“La Mort n’existe pas” – di Félix Dufour-Laperrière
Un’opera animata che fonde poesia visiva e impegno politico. Dopo un attentato fallito contro dei latifondisti, la giovane Hélène si rifugia nella foresta, decisa a sparire. Ma l’amica Manon la ritrova e la spinge a scegliere tra fuga e reazione. Un racconto sospeso tra sogno, militanza e lirismo, che rinnova il cinema d’animazione come strumento di riflessione esistenziale e rivoluzionaria.

Settimana della critica
“Left Handed Girl” – di Shih-Ching Tsou, con Janel Tsai, Nina Ye, Shi-Yuan Ma
Una madre single arriva a Taipei con le sue due figlie per iniziare una nuova vita. Tra le luci del mercato notturno, apre un piccolo bar dove si intrecciano storie insolite e incontri trasformativi. La regista taiwanese – collaboratrice di Sean Baker – firma una delicata e intima opera prima, che racconta il riscatto femminile attraverso il lavoro, la maternità e la riscoperta di sé. Un racconto urbano vibrante, scandito dai ritmi e dai sapori della capitale taiwanese.


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